Cava de’ Tirreni: dopo l’incubo Covid l’Abbazia riapre le porte
Cava de’ Tirreni: dopo l’incubo Covid l’Abbazia riapre le porte. La comunità dei monaci benedettini dell’Abbazia della Santissima Trinità si lascia finalmente alle spalle la tragica parentesi del contagio da Covid tra le mura del monastero cavese e riapre le porte ai fedeli e ai visitatori. Nei giorni scorsi il padre abate, dom Michele Petruzzelli , ha dato il via alle riprese delle celebrazioni religiose e annunciato per il prossimo primo maggio il ritorno delle visite turistiche in monastero. Una vera e proprio boccata d’aria per i monaci dell’Abbazia Benedettina i quali, negli ultimi due mesi, hanno dovuto fare i conti con un focolaio di Covid-19 che ha coinvolto almeno sei di loro (tra cui lo stesso padre abate) e causato il decesso, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, di dom Gennaro Lo Schiavo prima e di dom Luigi Farrugia poi. È alla loro memoria, e alla tragicità del difficile periodo a cui la comunità monastica ha dovuto fare fronte, che è stato rivolto il pensiero e il ricordo di dom Michele Petruzzelli nel corso dell’omelia commossa tenutasi domenica scorsa, proprio in occasione della ripresa delle celebrazioni all’Abbazia Benedettina.
Un incubo durato quasi due mesi, fin da quando – a inizio dello scorso marzo – il Covid aveva bussato alle porte dell’Abbazia Benedettina, causando il contagio di sei monaci su sette. Dopo poche settimane il primo decesso: nella notte tra il 9 e il 10 marzo, infatti, si era spento e a causa di un arresto cardiaco, a seguito dell’aggravarsi delle condizioni di salute che avevano reso necessario il ricovero presso l’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”, dom Lo Schiavo all’età di 76 anni. Originario di Castellabate, dom Gennaro era monaco dell’Abbazia Benedettina della Santissima Trinità dal 1961 e dal 1979 anche rettore del santuario dell’Avvocatella dove la sua opera divulgativa aveva attirato, negli anni, così tanti fedeli da richiedere un ampliamento del luogo di culto.
Appena sette giorni dopo, era la mattina del 17 marzo, i monaci erano poi stati costretti a dare l’addio a un altro componente della comunità benedetti, dom Farrugia, che dal suo alloggio presso l’Abbazia aveva combattuto il virus senza, però, riuscire a superarlo. Ottantacinquenne originario di Malta, memoria storica della Badia e responsabile della sacrestia del monastero benedettino cavese, dom Luigi aveva scelto la vita monastica fin da giovane e a luglio dello scorso anno aveva festeggiato il 50esimo anno della sua professione. Ricordando il loro sacrificio e spendendo parole di elogio nei loro confronti, tra le lacrime, dom Petruzzelli ha riaperto le porte dell’Abbazia della Santissima Trinità annunciando pure la ripresa delle visite turistiche nel rispetto delle vigenti normative per il contenimento del contagio.
Dal prossimo primo maggio, quindi, fedeli, visitatori e turisti potranno prendere visione non solo della cattedrale, ma anche della cappella dei Santissimi Padri Cavensi, della grotta di Sant’Alferio, delle antiche cappelle con gli altari la cui realizzazione risale al XI secolo, del chiostro romanico, dell’antica Sala Capitolare, della cappella di San Germano, dell’area museale, delle catacombe e del cimitero longobardo. A tutti sarà richiesto di indossare la mascherina e di mantenere le distanze di sicurezza, con misurazione all’ingresso della temperatura corporea.
Fonte La Città di Salerno