Penisola Sorrentina, se continua la crisi le attività commerciali nelle mani dei clan
Penisola Sorrentina, se continua la crisi economica le attività commerciali saranno sempre più aggredibili dai clan.
“È plausibile ritenere che i gruppi camorristici più strutturati cercheranno di accaparrarsi le risorse pubbliche del Recovery fund». È il generale di brigata Canio Giuseppe La Gala, comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, a richiamare l’attenzione sui pericoli rappresentati dagli interessi della criminalità organizzata sull’enorme iniezione di risorse pubbliche attese sul territorio. Non solo i 209 miliardi di euro del Recovery fund, ma anche i 2 miliardi del Consiglio della Bei per l’alta velocità Napoli-Bari e i 442 milioni di euro per gli interventi di bonifica dell’area di Bagnoli faranno gola ai clan, che all’appuntamento arrivano forti del loro ruolo di «welfare alternativo» ricostruito durante quest’anno di pandemia.
«Le organizzazioni criminali sono in grado di immettere grandi risorse – spiega il generale La Gala all’Adnkronos – denaro fresco che può essere impegnato sia nell’acquisizione di attività economiche in gravi crisi di liquidità, sia occupando settori di impresa collegati all’emergenza sanitaria. Emergono quindi rischi di accesso di imprese collegate al crimine organizzato ai finanziamenti garantiti dalla mano pubblica. Questi serviranno a consentire il ristoro e il rilancio dell’attività economica».
In una fase successiva «i clan potrebbero acquisire singole quota o la totalità del capitale sociale delle attività di impresa. Queste non riusciranno a superare il periodo di crisi, specie quelle turistico-ricettive che nel periodo pre crisi avevano effettuato ingenti investimenti, soprattutto nella Penisola sorrentina e sulle isole». Queste ultime infatti, sottolinea La Gala, «rappresentano il primo terreno di ‘colonizzazione da parte delle organizzazioni criminali, in quanto maggiormente aggredibili». Ma la pandemia, per la criminalità, rappresenta anche un’occasione per speculazioni sanitarie.
«Si è già palesata una diffusa commercializzazione di mascherine contraffatte soprattutto nella fase iniziale della pandemia, tra marzo e aprile 2020.
Inoltre – continua il comandante La Gala – è concreto il rischio di una convergenza d’interessi, e dunque delle attività, di criminalità ‘organizzata ed ‘economica,, ai fini dell’acquisizione delle commesse pubbliche per le forniture dei dispositivi sanitari, l’acquisto di strumentazione medica, nonché per la creazione o l’ammodernamento di infrastrutture ospedaliere. Tali interessi si sono manifestati anche in maniera significativa in relazione al settore della diagnostica: tamponi, test sierologici. Un’ulteriore e mirata attenzione in chiave prospettica dovrà essere rivolta agli aspetti connessi con la futura commercializzazione dei vaccini all’atto della liberalizzazione».
L’aumento della crisi economica
Per questo motivo, sottolinea, «il lavoro informativo svolto dalle 100 stazioni e tenenze presenti tra Napoli e provincia è fondamentale. I Carabinieri effettuano una costante attività di monitoraggio sui movimenti di denaro anche per quanto concerne acquisti e vendite; quanto emerge viene segnalato ai reparti investigativi. E in sintonia con le rispettive Procura di tutta la provincia partenopea, vigilano sulle persone vicine alla criminalità organizzata».
Nel 2020, ricorda La Gala, si è registrato un aumento, a causa della crisi economica, delle richieste di denaro a tasso usuraio. Richieste inoltrate ai gruppi più strutturati e dediti a tale tipo di attività.
«Questa situazione – spiega – in relazione agli effetti dell’emergenza sanitaria, potrebbe ulteriormente accentuarsi. Si potrà andare ad impattare su un sistema economico già sofferente. In tale quadro, le endemiche sacche di povertà e la ridotta possibilità di disporre di liquidità finanziaria potranno ulteriormente rafforzare, nei prossimi mesi, il ruolo delle organizzazioni criminali come welfare alternativo allo Stato e punto di riferimento sociale».
Fonte: Internapoli