Praiano in preghiera contro il Covid

1 aprile 2021 | 20:39
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Praiano in preghiera contro il Covid

Praiano in preghiera contro il Covid. In diretta dalla Chiesa di San Gennaro a Vettica Maggiore anche Positanonews si unisce in preghiera questo giovedì Santo con la cittadina più colpita in Costiera amalfitana dal coronavirus Covid – 19 . A condurre la cerimonia religiosa con don Pio Bozza ,  don Nicola Avitabile che hanno concluso la  messa in Coena Domini del Giovedì Santo con  L’Eucaristia che è stata collocata nell’altare della Reposizione, qui il grano e i fiori hanno accolto il Mistero e poi è stato donato il pane benedetto simbolo dell’Ultima Cena e poi domani la giornata di digiuno , domani la preghiera dei giovani alle 11.

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Qui di seguito il programma della Settimana Santa e di Pasqua

Riti Praiano San GennaroRiti Praiano San Gennaro

Questo il programma della Chiesa di San Luca

Giovedì Santo: ore 19,00 S. Messa solenne, al termine momento di adorazione. Non vi sarà la lavanda dei piedi.
Venerdì Santo ore 19,00 Liturgia del Venerdì con adorazione della Croce. Non è prevista alcuna processione.
Sabato Santo ore 19,30 Veglia pasquale, benedizione dell’acqua, e promesse battesimali e celebrazione eucaristica.
Domenica di Pasqua SS. Messe di Risurrezione ore 10,30 e ore 19,00.
N.B. L’acqua benedetta durante la veglia, sarà distribuita dai responsabili alle presone presenti, all’uscita dalla chiesa.
Lunedì di Pasqua ore 19,00 S. Messa.
Si raccomanda vivamente di partecipare in orari diversi, tenendo presente che in chiesa non possono entrare più di 65-70 persone.

La liturgia cattolica prevede che l’altare della reposizione non coincida con l’altare dove è di consueto riporre il SS. Sacramento. È inoltre tradizione che nelle chiese l’altare della reposizione sia addobbato in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli, in omaggio all’Eucaristia, che viene conservata in un’urna, detta tabernacolo, per poter permettere la Comunione nel giorno seguente, il Venerdì santo, ai fedeli che partecipano alla celebrazione della Passione del Signore; infatti il Venerdì santo non si offre il Sacrificio della Messa, e dunque non si consacra l’Eucaristia. Inoltre la reposizione dell’Eucaristia si compie per invitare i fedeli all’adorazione nella sera del Giovedì santo e nella notte tra Giovedì e Venerdì santo, in ricordo dell’istituzione del sacramento dell’Eucaristia e nella meditazione sopra i misteri della Passione di Cristo, soprattutto sopra quello dell’agonia nel Getsemani.

L’altare della reposizione rimane allestito fino al pomeriggio del Venerdì santo, quando, durante la celebrazione della Passione del Signore, l’Eucaristia viene distribuita ai fedeli; se le ostie consacrate non sono state consumate interamente, esse vengono conservate non in chiesa ma in un luogo appartato, e l’altare viene dismesso, per ricordare con austerità la morte di Gesù in croce, fino al giorno seguente, quando durante la Veglia pasquale si celebra la risurrezione di Gesù.

Tradizioni popolari
Nella tradizione e nel linguaggio popolare gli altari della reposizione vengono comunemente chiamati “Sepolcri”: soprattutto nei centri dell’Italia meridionale, dove con il termine “andare a fare i sepolcri” si intende proprio il visitare, a partire dal pomeriggio del giovedì, il sepolcro di Cristo addobbato. L’usanza, non certificata dalla dottrina, è che ogni fedele visiti da cinque (quante sono le piaghe di Cristo) a sette (quanti sono i dolori della Madonna) di questi allestimenti in varie chiese vicine, compiendo il cosiddetto giro “delle sette chiese” o “sepolcri”. Tale terminologia è impropria, perché in essi viene riposta l’Eucaristia, ossia le ostie precedentemente consacrate, che la Chiesa cattolica crede essere il segno sacramentale di Gesù Cristo vivo e risorto. L’altare della reposizione non è dunque un sepolcro che simboleggia la morte di Gesù, ma un luogo in cui adorare l’Eucaristia.

In Sicilia e in altre regioni, come nel Salento e in Basilicata, ma anche nella vicina Malta, l’altare della reposizione viene addobbato con i cosiddetti “lavureddi”, ciotole sul cui fondo il primo giorno di Quaresima vengono distesi stoffa o ovatta su cui si sparge grano e legumi (lenticchie). Successivamente sono riposte al buio e innaffiate di tanto in tanto cosicché il Giovedì santo, una volta germogliati, si presenteranno in forma di pallidi e fitti filamenti di diverso colore.

La stessa usanza, seppur corredata da altre, diffuse e variabili di paese in paese, è attestata in Sardegna (nella quale i germogli di grano vengono chiamati “Su Nenniri”), nel sud del Lazio e in Campania, dove le ciotole di grano germogliato sono denominate “sepolcri”, proprio per l’associazione con il nome tradizionale dell’altare e anche in Calabria dove i germogli vengono chiamati “granicelli”, poiché è col grano benedetto distribuito alla fine della liturgia del Mercoledì delle Ceneri che le composizioni vengono fatte.

Nelle zone di influenza ligure venivano, e in alcuni luoghi vengono ancora usati, i cartelami.