Privilegi per i vaccinati? Riflessioni di Giuseppe Civale
Un interrogativo che va assumendo un’importanza sempre crescente in vista degli ulteriori sviluppi della fase pandemica. Una soluzione sembra essere l’adozione di un passaporto vaccinale europeo (green pass), combinato all’uso di dati biometrici per l’identificazione e rilasciato solo a cittadini dopo la seconda dose di vaccino, che permette di accedere a bar, ristoranti, hotel, palestre, piscine, luoghi di culto, nell’ottica di favorire la crescita economica del Paese. Una decisione a prima vista rigorosa, adottata per stimolare la popolazione a vaccinarsi il prima possibile. Tale misura sembra contrastare con lo spirito delle libertà costituzionali, garantite per la collettività e che non ammettono discriminazioni di sorta. In altri termini si chiede per quale motivo agevolare solo un ceto della popolazione, ossia i vaccinati, e discriminare il resto, ossia quelli che non per volontà propria non hanno ancora potuto usufruire di tale possibilità, vuoi per esigenze di prioritizzazione, vuoi per indisponibilità delle dosi di vaccino. Si tratta di motivazioni non solamente giustificate, ma anche ampiamente legittime. Cosa fare? A questo punto la retorica, il dibattito sulla privacy e sulle libertà individuali dovranno essere sacrificati sull’altare dell’emergenza. Il rilascio del passaporto vaccinale digitale, flessibile ed inclusivo, è una componente essenziale per favorire la ripresa economica, anche se inizialmente in termini necessariamente contenuti.
Giuseppe Civale