Un matrimonio è un “evento” o un “ricevimento” ?

22 aprile 2021 | 17:06
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Un matrimonio è un “evento” o un “ricevimento” ?
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Un matrimonio è un “evento” o un “ricevimento” ?
Un matrimonio è un “evento” o un “ricevimento” ?

Il comparto wedding della Campania protesta la errata classificazione delle cerimonie intese come eventi

Gli sposi hanno più volte rinviato la celebrazione del loro matrimonio non volendo rinunciare a tutto quello che fa da contorno al loro “Si”. Sognato da anni dalle ragazze come il momento più bello della loro vita, con l’abito bianco, una nuvola di fiori bianchi e un contorno di amici, come avevano fatto le loro mamme e nonne. Purtroppo le restrizioni per la pandemia, gestite malissimo, hanno portato scompiglio: un evento per il quale un anno prima era stata prenotata la chiesa e la location e stampate persino le partecipazioni, a pochi giorni dall’ora “X” gli sposi si sono visti annullare tutto. Ora le nuove disposizioni varate dal Governo, hanno messo nuovamente tutto in discussione: «È stato commesso un gravissimo errore a discapito del comparto wedding, ovvero essere stato classificato come evento piuttosto che come ricevimento – ha dichiarato Luigi Auletta, responsabile wedding e cerimonia di Confesercenti Campania – sia nel Dpcm di ottobre 2020 che in quello di gennaio 2021 il ricevimento nuziale viene erroneamente inserito nella categoria “eventi e catering”, appartenente al codice Ateco 56.21.00, inserendo il ricevimento – il comune pranzo – nella categoria insieme a situazioni come concerti, festival, fiere e discoteche, un gravissimo errore di mancata conoscenza sia dei codici Ateco che delle attività che ne fanno parte». Il responsabile del settore wedding e cerimonia in Campania chiede la stessa catalogazione: i ristoranti sono tutti uguali, chi pagherà questo gravissimo errore ? Così prosegue: «Il codice Ateco di tutta la ristorazione, sia alla carta – detta “spicciolata” – che quella dei ricevimenti è il 56.10.11 “somministrazione di alimenti e bevande”. Bastava confrontarsi con le associazioni di categoria per non commettere un disastro economico senza precedenti. Ribadisco, non si può paragonare un semplice ricevimento nunziale, a situazioni come concerti, festival, fiere e discoteche. Sarebbe bastato semplicemente dividere il ricevimento, il pranzo dalle attività tipo ballo e musica di gruppo. Adesso chi pagherà questi danni irreparabili ? »
Evidentemente al Governo non è ancora chiaro come funziona la filiera del wedding, vista la gravità della grande confusione creata. Tale errore ha comportato l’azzeramento dei fatturati per tutte le realtà aziendali ed artigianali che lavorano in questo settore, dato che il ristorante per ricevimenti è la locomotiva principale di tutte le celebrazioni e ricevimenti, dunque senza la disponibilità di poter disporre il comune pranzo, si e dato il via ad un vero disastro lavorativo, economico e sociale. Mancate nozze significa non solo evitare la formazione di nuove famiglie e negare nuove nascite, ma anche far restare ferme senza prospettive tante attività con perdite di personale specializzato e l’immancabile licenziamento di migliaia di lavoratori a causa dell’annullamento dei ricevimenti. Il fermo del settore dura da circa 400 giorni e, senza la ristorazione che consenta di fissare la data per gli sposi, ogni singolo ricevimento è annullato, di riflesso le 31 attività collegate sono al fallimento.

Aggiunge Luigi Auletta «Il ricevimento nuziale all’interno di un ristorante è addirittura più sicuro di quello che avviene nei ristoranti alla carta, dove si sta seduti nello stesso ambiente con persone sconosciute tra loro, anche con non conviventi, allo stesso tavolo, mentre nei ricevimenti si sta in famiglia e poi per tutta la durata del pasto il numero di persone resta invariato». Per evitare tale incresciosa situazione bastava semplicemente distinguere le attività: il ricevimento, quale comune pranzo nuziale, dalle attività di spettacoli ed eventi. Nel nuovo decreto legge la categoria chiede la “rimozione immediata” di questo passaggio: “Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili o religiose. Con riguardo alle abitazioni private…”». Per fare chiarezza, in un settore dove la programmazione è tutto, occorre che il Governo inserisca nel nuovo “DL ripartenza” la data di ripresa dei ricevimenti, stabilire regole concrete sulle modalità di gestione dei momenti conviviali del ricevimento, vietare gli assembramenti e balli di gruppo, ma concedendo contemporaneamente momenti di ballo fra congiunti; inoltre tutti i ristoranti, sia alla carta che adibiti a ricevimenti, devono rispettare le regole disposte dal Governo centrale, per chi non le rispetta deve essere disposta la chiusura di 15 giorni con la denuncia per chi trasgredisce le regole. «Adesso bisogna ripartire subito: il tempo è scaduto» conclude Auletta.
Harry di Prisco