Un salto nella storia del Napoli, da Pesaola a Vinicio con Filippo Angora ai microfoni della nostra redazione

24 aprile 2021 | 13:10
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Un salto nella storia del Napoli, da Pesaola a Vinicio con Filippo Angora ai microfoni della nostra redazione

La nostra redazione sportiva nella puntata di Zona Calcio, in collaborazione con Positanonews, ha intervistato il giornalista Filippo Angora che ha fatto un excursus sulla storia degli azzurri. “Ho 60 anni e sono da sempre tifoso del Napoli – ha esordito Angora -. Innanzitutto tengo a precisare che si fa un grande torto alla storia degli azzurri quando si parla solo degli anni d’oro di Maradona, tralasciando il passato illustre della squadra e il fatto che sia stata l’unica a vincere la Coppa Italia giocando in serie B nel 1962. Inoltre – continua il giornalista – c’è da sottolineare anche gli ottimi piazzamenti in campionato soprattutto ai tempi di Pesaola, che ha fatto il secondo posto nella stagione 1967- 68 e di Chiappella nel 1970, fino ad arrivare a Vinicio col quale la squadra ha segnato 50 gol in 30 partite, vincendo con grandi risultati: 5-0 con il Cagliari, 7-1 con la Ternana, 4-0 con il Cesena. Una squadra schiacciasassi e la scommessa di Vinicio che era quella di puntare su tutti i calciatori che erano stati esclusi dalle altre società come Andrea Orlandini, mandato via dalla Fiorentina, Raspanti mandato via dal Torino ecc. Inoltre Vinicio aveva introdotto il calcio a zona…” Un periodo straordinario e tante emozioni: “Ricordo quel Napoli-Lazio terminata 3-3 ma che, se fosse durata altri 20 minuti, gli azzurri avrebbero segnato altri 6 gol. Ero nella parte alta della tribuna dello stadio San Paolo, quando Gigi Riva segnò una punizione talmente forte che il rumore si sentì fin dove stavamo noi; oggi, però, uno come Riva non troverebbe posto in alcuna squadra ed io continuo a portarlo nel cuore perché ha segnato dei gol da antologia, come quello in rovesciata nel match Vicenza-Cagliari”. Poi sul Napoli un po’ più recente Filippo afferma: “Sarri può essere criticato umanamente per come si è comportato, ma i suoi 91 punti sono stati meritatissimi perché, pur non disponendo di una rosa ampia, ha impostato tutte le sue partite in maniera offensiva sapendo di correre il rischio di perderle. Ha “inventato” poi  Zielinski, Mertens in un altro ruolo e onestamente mi manca un po’ quel gioco”, conclude il giornalista.