Il monito della tragedia alla funivia del Mottarone: riflettiamo anche in Costiera
Quanto accaduto sul Mottarone, a parer mio, suona come un campanello d’allarme per un fenomeno molto più ampio e grave. Cause, effetti e conseguenze del COVID, riempiranno gli archivi di centri di ricerca, giornali e media per molti anni; scopriremo cose che oggi neppure troviamo abbozzate e immaginiamo, è la storia che ce lo insegna, la storia di tutti i grandi eventi e vicissitudini che hanno accompagnato l’uomo nel suo divenire su questa terra.
Credo però che abbiamo il dovere di leggere da subito i segnali premonitori che ci arrivano, sapendoli leggere con meno superficialità e distacco, e non rimanere passivi, anche se tutto quanto anticipato anche da questo giornale, è scivolato sulle persone e sulle Istituzioni senza lasciare alcun segno. Mi riferisco agli inviti rivolti all’inizio del lockdown in specie alle Istituzioni ed agli imprenditori ad approfittare della forzata pausa COVID per riflettere sui problemi storici del nostro territorio e tentare di progettare ed avviare soluzioni; mi riferisco all’invito a mettere in campo risorse ed idee per farsi trovare pronti per la ripartenza. Niente di tutto questo è successo; come paventato, la contingenza ha assorbito tempo, risorse ed energie, ed oggi da quel punto di vista siamo all’anno zero in Costiera Amalfitana: non esiste un piano organico di rilancio; i problemi storici torneranno prepotentemente a complicarci la vita (dissesto, viabilità, sanità, inquinamento, disorganizzazione, etc.); la frantumazione del territorio intorno ai campanili è ancora più evidente.
Oggi però, dopo la sciagura del Mottarone, un pensiero e tanti interrogativi mi hanno assalito e voglio esternarli come ulteriore monito per tutti.
Ritengo che il sistema del trasporto su fune abbia in Italia la concentrazione mondiale più alta di tecnologia, competenza ed esperienza (know-how), costituendo un polo di eccellenza e di riferimento per il mondo intero; come è potuta accadere una tragedia di queste proporzioni? Perché è successo ora e mai negli passati? Il COVID può aver recitato un ruolo?
Domande non retoriche che richiedono una riflessione.
La crisi economica determinata dalla pandemia ha investito la società contemporanea in modo trasversale ma non omogeneo; molte imprese e aziende, forse hanno pagato il prezzo maggiore, hanno dovuto fungere anche da ammortizzatori sociali per sostenere direttamente o indirettamente i lavoratori coinvolti. Il rebus che sta imperversando nel paese in queste ore sul blocco dei licenziamenti, ruota attorno a questa domanda: fino a che punto è giusto che paghi la parte datoriale? Spesso le ideologie e la demagogia prendono il sopravvento sulla razionalità e la logica, ma tanto è. Ed ecco che spunta la domanda fatale: potrebbe essere stato questo il motivo che ha spinto proprietà, maestranze e addetti, ad adottare stratagemmi delittuosi che hanno portato alla perdita di vite umane??? Sarebbe aberrante se la risposta dovesse essere SI; ma oltre il si e il no c’è un mondo di risposte intermedie che portano a concludere che oggi, tutti si stanno cimentando nell’azzardare “risparmi” per trovare la quadra ad una crisi anomala e perversa. In Costiera sta succedendo lo stesso, almeno nel settore pubblico che di sicuro non sta dando un buon esempio: Spazi e monumenti chiusi per “risparmiare”, magari usando proprio la pandemia come pretesto; a Villa Rufolo il Museo è ancora chiuso e il Magico Giardino di Klingsor, che il mondo ci invidia, è senza giardinieri da oltre un anno; a Minori la Villa Romana non è da meno, ancora chiusa e in stato di abbandono; molti monumenti sacri aprono solo per liturgie e funerali; parchi giochi e piccoli spazi abbandonati a se stessi costellano la Divina. Mi fermo, anche perché continuare nel “J’accuse”, oltre che sterile, richiederebbe poi dosi massicce di epatoprotettori; mi fermo ma insisto in un concetto:
“lo sparagno non è mai guadagno” recita il vecchio adagio; nel caso di esempio è un delitto grave per le vite umane travolte, ma nel caso dell’intero mondo produttivo è parimenti grave perché le future generazioni potrebbero pagare un prezzo alto anche in termini di vite umane; per la Costiera il discorso vale anche per le passate generazioni che meriterebbero almeno più rispetto, visto che …….sono già morte.
P. S.
Se qualcuno, dopo aver letto il titolo, si aspettava che scrivessi delle ipotizzate funivie della Costiera, sarà rimasto deluso, ma sfortunatamente per lui, ora, non ho tempo da dedicare alle balordaggini.