Club 2 Torri a Maiori , la Cassazione no a interdittiva a funzionari comunali
Maiori, Costiera amalfitana . Nessuna misura interdittiva. È l’ultima parola pronunciata dalle toghe della terza Sezione penale della Corte di Cassazione, guidate dal giudice Fausto Izzo , che nelle scorse settimane hanno bocciato il ricorso avanzato dalla Procura della Repubblica di Salerno contro l’ordinanza emessa dal Tribunale della città d’Arechi, che risale al 23 novembre scorso. Di mezzo la piscina della discordia, quella che ha rimpiazzato una grande fioriera sul terrazzo dell’Hotel “Club 2 Torri”, maxi-struttura ricettiva alta nove piani che svetta su Maiori, nel cuore della Costiera Amalfitana. Non soltanto ai vertici della struttura, tutti di Nocera Inferiore ( Anna e Nadia Citarella ed il marito della prima delle due sorelle, Gennaro Celotto ): gli avvisi di garanzia arrivarono pure negli uffici comunali, e furono notificati pure ai funzionari municipali Maria Cafuoco (a Maiori fino al 21 settembre scorso, poi il passaggio a Praiano), Gaetano Casa (capo ufficio tecnico di Praiano, nel 2017 supplì la collega proprio nel Comune del Rheginna Maior ), Roberto Di Martino , Gabriella Pizzolante (oggi all’Agenzia del Demanio) ed Anna Ruocco . Nel registro degli indagati finirono anche i liberi professionisti Amalia Pisacane e Ivano Ruocco .
Nei confronti di tutti e 10, la Procura della Repubblica di Salerno invocava l’applicazione di misure cautelari interdittive ravvisando delle ipotesi
di reato di abuso d’ufficio e falso per contravvenzioni in materia edilizia, antisismica e paesaggistica. Sospensioni negate fin dal 22 settembre scorso dal gip Francesco Guerra , ma il pm propose appello. Invano, il 23 novembre, il Tribunale di Salerno l’ha rigettato. Di qui il ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione. Casus belli la piscina che ha visto la luce sul terrazzo dall’hotel: era stata realizzata svuotando la fioriera preesistente. Vasca che il gip ritenne abusiva sul piano urbanistico e paesaggistico. Fu dissequestrata: basta svuotarla. Per gli inquirenti, a Palazzo di Città sarebbero stati perpetrati dei reati d’abuso d’ufficio con la mancata adozione, a 30 giorni dalla presentazione della Scia (la segnalazione certificata d’inizio attività, protocollata il 20 dicembre del 2016), d’atti finalizzati ad impedire la realizzazione della piscina, con la condotta adottata per il rilascio del parere favorevole da parte della Commissione locale per il paesaggio, il via libera della Soprintendenza, la relazione tecnica illustrativa, il provvedimento conclusivo d’autorizzazione e l’ordinanza d’immediata sospensione dei lavori che non intimava la demolizione, bensì dei chiarimenti. La Procura ravvisava i reati di falso nell’attestata conformità della piscina con gli strumenti di pianificazione urbanistica e paesaggistica vigenti, nonostante il Piano urbanistico territoriale preveda inedificabilità pubblica e privata in quella zona. Nel mirino le relazioni, le autorizzazioni, le istruttorie, le pratiche
e i pareri. Per il gip ed il Tribunale, però, non ci sono gravi indizi di colpevolezza: atti amministrativi illegittimi, ma senza la prova d’un dolo intenzionale. E i falsi? «Non una falsificazione, ma una mera interpretazione, seppur gravemente errata ». Il pm è andato fino in fondo, fino alla Corte Suprema. Reclamando delle misure cauterali negate dalle toghe. Nessuna interdittiva.
Fonte La Città di Salerno