Ravello, vicenda Scurati / Saviano. Attacca Caldoro e De Masi rivela “Mi dimisi per interferenza continua”
Ravello, vicenda Scurati / Saviano. Attacca Caldoro e De Masi rivela “Mi dimisi per interferenza continua”.
Antonio Menna
C’è chi evoca Mussolini, giocando facile con gli ultimi libri di successo di Antonio Scurati. Chi parla addirittura di emergenza democratica, chi definisce De Luca un satrapo, e chi più felpato, come Enrico Letta, invita Saviano e Scurati alla festa del Pd, che in verità nessuno ricordava che ancora si facesse. Se si voleva salutare col botto il sessantanovesimo Festival di Ravello, il botto è arrivato. Le dimissioni dello scrittore Scurati da presidente del cda della Fondazione Ravello, a 9 giorni dalla sua nomina che avrebbe dovuto finalmente chiudere l’era del commissariamento, con tanto di accusa di censura eterodiretta dal governatore, accusato di non aver voluto alcune conferenze, soprattutto quella di Roberto Saviano, hanno acceso la batteria polemica della politica, mettendo tutto nel frullatore del dominio e della lotta, dalle prossime elezioni comunali a Napoli agli equilibri interni nel Pd nazionale.
LA BORDATA
Proprio dal Nazareno arriva la prima bordata, quella che dà fuoco alle polveri. Il segretario Letta, appena apre gli occhi, come primo tweet del giorno, scrive ai due scrittori: «Vi aspetto alla prossima Festa Nazionale del Pd. Invito permanente». Una bella mitragliata. Tanto basta per far salire nubi cariche di pioggia su tutto il terrorizzato Pd locale, che batte saggiamente in ritirata. Nessuna nota, né sui social né sulle agenzie. Silenzio quasi tombale anche in casa degli alleati 5stelle, che in altri tempi avrebbero fatto fuoco e fiamme, e che in questa circostanza, lascia al solo consigliere regionale Vincenzo Ciampi, una battuta («Siamo al Minculpop», dice, «un caro saluto all’autore di M»). Quelli che invece non perdono l’occasione per infilare il dito nella piaga sono «gli altri», gli esterni al Pd e alla strana alleanza. Con l’acume di chi la sa lunga, il primo a parlare è Antonio Bassolino. «Alla Fondazione Ravello mi legano tanti rapporti istituzionali ed affettivi», scrive su Facebook: «La presidenza Scurati – nato a Napoli, grande scrittore, innamorato di Ravello – ha suscitato in me la speranza di un rilancio. In queste ore si corre il grave rischio che tutto precipiti e vada perduto. È indispensabile un momento di chiarezza e di responsabilità. Respingere le dimissioni di Scurati è una saggia e doverosa scelta. È un atto che può consentire allo scrittore di rivedere la sua decisione e di portare avanti il suo impegno e le sue libere scelte culturali alla guida della Fondazione». Rincara la dose il sociologo Domenico De Masi: «Sono stato presidente due volte, una per otto anni quando c’era Bassolino e poi di nuovo quando c’era De Luca. Dopo tre mesi ho fatto la stessa cosa che ha fatto Scurati, me ne sono andato perché c’era un’interferenza continua».
L’ex Presidente, primo oltre che più duraturo Domenico De Masi si affida all’ANSA “Io sono stato presidente due volte, una volta per otto anni quando c’era Bassolino e poi di nuovo quando c’era De Luca. Dopo tre mesi ho fatto la stessa cosa che ha fatto Scurati, me ne sono andato, ho dato le dimissioni perché c’era un’interferenza continua .La Fondazione è una fondazione culturale, quindi chi la dirige deve avere totale libertà di azione, non può avere continuamente divieti o indicazioni da parte del potere politico”.
Sulla scelta di Scurati vi è dunque una comprensione e condivisione “È una questione di dignità . Quando un presidente di un festival culturale fa delle scelte e viene sbugiardato dal Consiglio d’indirizzo per conto del presidente della Regione, è ovvio. Il presidente della Regione ha fatto delle dichiarazioni in tv dicendo che pretende che si eseguano in modo preciso le direttive della Regione.Questo nessun presidente di una fondazione culturale lo accetterebbe. Io sono preoccupato soprattutto per Ravello. Essendomi dimesso io tre anni fa, adesso Scurati per lo stesso motivo, credo che una persona di spicco non accetterà mai di fare la stessa fine“.
“La ribalta che ha assunto la vicenda della Fondazione Ravello è stata una ribalta strumentale” dice, invece, il sindaco di Ravello, Salvatore Di Martino. “La situazione è semplicissima e la ricostruzione data dagli organi d’indirizzo è molto chiara. C’è stato questo comportamento del nominato presidente che io non ho compreso. Alcune cose non erano passate attraverso gli organi e questo non è previsto dalle regole. Scurati è un amico, mi ha meravigliato il suo comportamento. Che non avesse chiesto è un dato oggettivo. Tra l’altro, personalmente, se avesse chiesto avrei avuto qualche perplessità ma non per la qualità degli incontri quanto per il periodo. Forse si sarebbero potuti fare d’inverno ma io li vedo poco compatibili con il festival”.
CORO DI CRITICHE
Al coro di critiche si unisce ovviamente l’avversario storico di De Luca, Stefano Caldoro («Arroganza che pretende di imbavagliare la cultura e gli uomini che la rappresentano» “Da una terra che, da sempre, ha proiettato nel mondo l’immagine di accoglienza e cultura, si e’ levata una voce stonata degna delle peggiori esperienze di intolleranza. Arroganza che pretende di imbavagliare la cultura e gli uomini che la rappresentano”.
Cosi’ Stefano Caldoro, capo della opposizione di centrodestra in CAMPANIA ed ex governatore, sulla polemica per il Ravello Festival fra De Luca e Saviano e sulle dimissioni del presidente Scurati. “Sento il dovere di esprimere la solidarieta’ e le scuse alle personalita’ mortificate da una delle piu’ infelici pagine della politica. Agli amici di Ravello, anche in nome dei fasti passati ai quali ho dato il mio modesto contributo e sostegno senza mai interferire con le scelte delle autorevoli personalita’ che sedevano negli organi della Fondazione, va tutta la mia vicinanza e affetto” conclude Caldoro. ) e il leader di Sinistra Italiana, Fratoianni («il massimo esponente del Pd della Campania si comporta come un satrapo qualunque»). Prende parola anche il leader campano di Articolo Uno, il partito del Ministro Speranza, che doveva essere protagonista di uno degli incontri proposti da Scurati: «Se a uno scrittore come Scurati», dice Arturo Scotto, «viene proposta la direzione della Fondazione Ravello, la libertà di costruire un programma di appuntamenti è il minimo sindacale che deve essergli accordato».
LE VOCI DI DENTRO
Ma all’ex governatore Bassolino che oggi vorrebbe rifare il sindaco di Napoli risponde l’attuale vicegovernatore, Fulvio Bonavitacola: «Affermazioni davvero fuori dal contesto dei fatti. Si paventa addirittura una forma di censura culturale. Affermazioni gravi, del tutto arbitrarie e lontane dalla realtà dei fatti. Il facile vittimismo, le trite solidarietà (contro nemici inesistenti), le forzate caricature sono, per questa volta, davvero fuori luogo, fuori scala, fuori contesto. Ho visto che il segretario Letta ha rivolto un invito permanente per la Festa dell’Unità. Comprendo la sua angoscia e le ragioni profonde del suo gesto di solidarietà umana.
«Sono l’ultimo arrivato», premette intanto Stefano Giuliano, jazzista, componente del cdi della Fondazione Ravello, nominato la settimana scorsa dal presidente della Provincia di Salerno: «Con Scurati abbiamo avuto un primo incontro di presentazione il 14 giugno, in un clima bello e positivo. Il giorno dopo con una mail e con tono molto perentorio ci ha comunicato che avrebbe fatto tre talk, indicando le persone e le date. La collega Bove (vicecapo di gabinetto di De Luca) ha fatto notare che gli eventi non si potevano fare, lo statuto non lo consentiva».
Dispiaciuto anche Dino Falconio, nel cda: «Lo spirito unitario repubblicano evocato agli inizi di quest’anno ci sta pian piano abbandonando». Sceglie la strada della lettera aperta, Paolo Imperato, consigliere anziano. E la indirizza a Letta. «La ragione del Festival di Ravello», scrive, «è la realizzazione di eventi musicali di grande livello. Altri eventi, che esulano dalla musica, sono sicuramente coerenti con la Festa dell’amicizia, ma estranei a un festival, di rilievo internazionale, della musica, che non ha colori politici».
La politica, ribadiscono alla fine in una nota congiunta gli amministratori, «non c’entra. Semplicemente l’ex presidente, scavalcando ruoli e funzioni, ha tentato di imporre un ciclo di dibattiti fuori dalla programmazione approvata sulla base della relazione del direttore artistico. Non vi sono in questa vicenda martiri della libertà di pensiero».