Sorrento, Profondo Rosso: privacy ed omertà

Riceviamo e pubblichiamo un’interessante riflessione della Prof. Francesca Lauro: «Il Garante della privacy ha il dovere di tutelare i dati sensibili dei cittadini e svolge il suo ruolo con grinta e determinazione. Le sue decisioni in materia di passaporto sanitario influiranno molto sul nostro futuro; sarà lui a decidere se i vaccinati saranno liberi di esibire il certificato di vaccinazione o se dovranno sottoporsi ad un ennesimo tampone per attraversare le frontiere. Cosa ed a chi importa se per accedere ad un sito dobbiamo perdere tempo a cliccare su “accetto i cookies” … qualche sito ci chiede di precisare se vogliamo i tecnici, gli analitici o quelli di terze parti, domande del tutto inutili perché non possiamo scegliere. A chi importa se per parlare con un operatore dobbiamo ascoltare messaggi rassicuranti circa l’uso che sarà fatto dei nostri dati? A chi importa se per ottenere un servizio gratuito dobbiamo dare i dati della nostra carta di credito?

Siamo condannati a subire queste inutili “tutele” per consentire ai padroni del web di venderli a peso d’oro i nostri dati, quei dati così protetti, tutelati, riservati, segretati, trasformati in una miniera di brillanti … quei dati che molti sarebbero disposti a cedere anche gratuitamente pur di non perdere tempo, tutto il tempo che ci viene sottratto anche quando abbiamo fretta, urgenza, necessità di essere ascoltati. Il garante della privacy che non riesce a tutelare i nostri dati sensibili è bravissimo a difendere con le unghie e con i denti i dati che potrebbero consentire ai deboli, agli indifesi, a tutti quelli che non sanno e non hanno a chi chiedere aiuto, per risolvere qualche problema.

Un esempio? Un cittadino acquista un appartamento per il quale il venditore ha presentato una domanda di condono per “sanare” i lavori abusivi. L’acquirente chiede al Comune di esaminare gli atti del condono. Il Comune comunica alla persona che commise l’abuso o ai suoi eredi che l’acquirente ha chiesto l’accesso agli atti per ricevere l’autorizzazione all’accesso richiesto. Se il venditore e/o i suoi eredi non rispondono o negano esplicitamente l’accesso agli atti il nuovo proprietario non potrà esercitare il suo diritto di conoscere con precisione quali abusi sono stati commessi, se si tratta di abusi sanabili (lavori che sarebbe stato possibile eseguire previa comunicazione o richiesta di permesso al Comune) o non sanabili (lavori vietati). Se l’appartamento è stato acquistato in un’asta, il nuovo proprietario non solo può accedere agli atti ma può presentare una domanda di condono che non sia stata presentata dal precedente proprietario. Sembra a voi logico che al proprietario di un appartamento che ha pagato il prezzo pieno non venga consentito di capire se e come può tutelare la sua proprietà mentre venga consentito a colui che ha acquistato all’asta? Queste norme tutelano la privacy di coloro che hanno commesso abusi se l’acquirente ha acquistato per trattativa privata, non la tutelano se l’appartamento è stata venduta all’asta. Non tutelano colui che ha pagato il prezzo pieno, ma tutelano coloro che “fanno affari” o riciclano danaro o fanno parte di organizzazioni criminali di stampo mafioso. Tutelano anche tutti coloro che giustificano tutti i loro rifiuti affermando che la privacy non consente loro di consentire l’accesso agli atti … mettendo in campo atteggiamenti che dovrebbero essere definiti “omertosi” perché sono risposte che consentono a chi non ha le carte in regola di nascondere le proprie malefatte».

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