Arte Contemporanea. Intervista all’artista Isabelle Lemaitre, a cura di Maurizio Vitiello.

13 agosto 2021 | 20:47
Arte Contemporanea. Intervista all’artista Isabelle Lemaitre, a cura di Maurizio Vitiello.

Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde l’artista Isabelle Lemaitre.

D – Puoi segnalare il tuo percorso di studi?
R – Ho iniziato frequentando la Saint Martins School of Art di Londra, lavorando nel tempo libero per sostenermi. Nel 1986 superai l’esame di ammissione per entrare al Polimoda “FIT di New York” a Firenze, ottenendo con successo dopo due anni di studio il diploma di stilismo. Ma sentivo che questa carriera non poteva essere il mio punto di arrivo, infatti dopo poco tempo abbandonai decidendo di dedicare anima e corpo all’arte, a quell’arte che ti fa pensare, desiderosa di viverla da protagonista. Si sono aperte allora nuove sfide e grande opportunità, volevo vincere e conquistare la mia più totale libertà creativa. Inizio la mia formazione artistica da sola, come autodidatta, moltiplicando le mie esperienze in atelier privati, sempre basandomi sui forti valori estetici ed umani. Determinata nel voler apprendere, cominciai a leggere Libri di Pittura antica e moderna sulle tecniche artistiche di ogni tempo e luogo. La conoscenza ha fortemente contribuito a dare un valore alla mia crescita intellettuale per poi dare ancora di più voce al mio intuito.

D – Può raccontare i desideri iniziali che nutrivi?

R – Viaggiare nell’arte ed incontrare l’arte. Il viaggiare mi ha condotta alla scoperta, e quindi alla conoscenza. Ho iniziato il mio percorso con esso, un cammino verso la “metamorfosi”.
Ho vissuto l luoghi dove i maestri avevano realizzato i loro capolavori con l’intenzione di sperimentare le loro tecniche e cifre stilistiche. Sono partita con due libri in tasca, le poesie di George Gordon Noel
Byron e “Il rinoceronte” di Eugene Ionesco. Mi hanno accompagnata fedelmente durante il mio pellegrinaggio interiore. Mi ricordo ancora quando visitai, con grande emozione e entusiasmo, i luoghi e le città dove avevano vissuto i miei maestri preferiti.
Scoprii una parte di me stessa attraverso il loro immaginario e linguaggio. Mi misi a studiare le loro opere e la loro vita, come quella di Artemisia Gentileschi, Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Michelangelo Merisi. Quel periodo trascorso in Toscana è stato molto importante per la mia crescita artistica. Poi, il mondo con i suoi musei: Rodin, la casa di Monet a Giverny, il museo Vincent Van Gogh in Olanda, Vermeer a Delft, Frida Kahlo a Città del Messico, Robert Rauschenberg e Mark Rothko a New York, Salvatore Dalì a Figueres, Magritte a Bruxelles, etc, Un arricchimento continuo che mi sono portata dietro nella mia gioventù e che ha influenzato fortemente il mio modo di percepire la realtà contribuendo a fare di me l’artista che sono oggi.

D – Puoi precisare i sentieri che avevi intenzione di seguire e i percorsi che hai realmente seguito?

R – Ho seguito con fedeltà il mio intuito, cambiando direzione quando sentivo che era il momento di lasciare andare il passato per il nuovo. Pronta a confrontarmi con il fluire del momento presente.

D – Quando è iniziata la voglia di “produrre arte”? In Belgio?

R – Nel Belgio a Charleroi, avevamo a casa un dipinto che rappresentava un minatore, forte testimonianza della grigia condizione umana dell’emigrato povero e triste. Amavo quel quadro, guardarlo mi rendeva consapevole che l’arte era potente e liberatoria.

D – Quali piste di maestri hai seguito?

R – Ho seguito i più ambiziosi, quelli che mi hanno portata a cambiare, pensare ed agire in un modo diverso. Da tutti ho imparato qualcosa, ma pochi mi hanno cambiato la vita, diventando dei fari e ampliando la mia visione e percezione del mondo. Provo un grande senso di gratitudine per molti di loro, come Hieronymus Bosch, Magritte, Giacometti, Rothko, Chagall, Dali, Tamara de Lempicka, Marina Abramovic, etc. … .

D – Mi può indicare gli artisti bravi che ha conosciuto e con cui hai operato, eventualmente “a due mani”?

R –Gli incontri con artisti, oltre che persone indimenticabili, ne ho avuti tanti tra cui:
Kako Topouria Giorgia, Barbara Thomas, New York; Mikulàš Rachlík, PoloniaJacek Soltan fotografo, Slavko Krunic, etc. … . 

D – Quali sono le personali da ricordare e i temi che hai trattato, di volta in volta?

R – Tutti le personali sono state importanti, hanno tracciato il cammino del mio lavoro. I temi in cui ancora oggi spazio sono: La grande famiglia (Human Family), Amondovia (Secret Garden), Anime (Soulmate), Mediterraneum (Il mare).

D – Dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

R – Ciò che io vedo ed esprimo non è la realtà. E’ la realtà percepita che è dentro di me.

E’ il mio senso del sé, la conoscenza del mio Io. Una percezione in continua evoluzione, che contiene tutte le mie esperienze, sia quelle ereditate che empiriche. Tutta la comprensione della mia arte inizia e finisce con questo impulso percettivo, strumento necessario per cambiare la realtà percepita e il nostro modo di agire.

D – Ora, può specificare, segnalare e motivare la gestazione e l’esito delle esposizioni, tra collettive e rassegne importanti, a cui hai partecipato?

R – Ho partecipato a La Biennale di Venezia, Padiglione Italia, una grande emozione. Ho ricevuto dei premi importanti, ho ideato mostre internazionali e, ultimamente, una collettiva: “Imare chiama chi ama il mare” che ha avuto un grande successo, a Villa Fiorentino a Sorrento.

D – L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? Le Marche, l’Abruzzo, la Campania, il Molise, la Puglia, la Sicilia, la Calabria, la Basilicata, il Sud, la “vetrina ombelicale” milanese cosa offrono adesso?

R – Non abbastanza, una buona occasione per lavorarci sopra. Gli artisti in Italia non mancano, credo fortemente alla rinascita del Sud.

D – Pensi di avere una visibilità congrua o soddisfacente?

R – Adesso è arrivato il momento di rafforzare la mia immagine d’artista e di lavorare sulla mia visibilità in modo innovativo e fluido. L’obiettivo sarà di veicolare nuovi tipi di messaggi viaggiando per incontrare persone del settore.

D – Quanti “addetti ai lavori” ti seguono?

R – Meglio, pochi ma buoni. A parte lo scherzo non so di preciso quanti.

D – Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro?

R – Andare avanti, creare nuovi progetti, rendere l’impossibile possibile, con un impegno continuo, con un forte desiderio di rafforzare e consolidare il mio lavoro, sviluppare sempre di più lo spirito di fede e continuare con coraggio per vincere con l’arte. “L’arte salverà il mondo.”

D – Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti, secondo te, riescono a saper “leggere” l’arte contemporanea e a districarsi tra le “mistificazioni” e le “provocazioni”?

R – L’arte non dovrebbe avere frontiere. Sì, è difficile! Bisogna essere caparbi e sviluppare un comportamento da samurai. Pochi sono in grado di “leggere” l’arte contemporanea, anche su questo argomento ci sarebbe tanto da dire e rimane tanto lavoro da fare.

D – I “social” t’appoggiano, ne fai uso quotidiano o settimanale?

R – I “social”, se utilizzati bene, possono aiutarci e sono molto efficaci per condividere velocemente le informazioni. Sono una social, le uso da più di 20 anni. Bisogno anche gli, imparare ad usargli con bene con intelligenza.

D – Con chi ti farebbe piacere collaborare tra critico, artista, art-promoter per metter su una mostra o una rassegna estesa di artisti collimanti con la tua ultima produzione?

R – Mi piacerebbe collaborare con tutti quelli che credono ancora nel potere dell’arte, che combattono per la cultura vera e l’arte vera. Allearsi, collaborare, organizzare e lavorare insieme è di fondamentale importanza per noi artisti e operatori nell’arte.

D – Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi impegni artistici?

R – Perché facciamo parte della stessa grande famiglia, siamo tutt’uno.

D – Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario e con quali metodi educativi esemplari?

R – Essenziale, l’arte a un ruolo di contrasto alla dispersione e alle povertà educative. La dimensione artistica può rivestirsi di forti responsabilità pedagogiche, supportare tecniche e metodologie educative o dimostrarsi un buon dispositivo capace di generare valore sociale ed economico. Per esempio, la Road Map per l’educazione artistica indica una serie di obiettivi e prospettive delineate dall’UNESCO in merito alla promozione dell’arte e dell’educazione artistica nel mondo.

D – Prossime mosse, a Sorrento, Salerno, Perugia, Milano, Roma, Londra, Parigi, NY, Charleroi …?

R – Ho in previsione diverse mostre. Un’idea che voglio sviluppare, in particolare, è “L’arte che cura” Vorrei partecipare con un progetto a Procida 2022, sto in attesa di risposte.

D – Che futuro si prevede nel post-Covid-19?

R – La sfida ci attende. La cultura avrà un ruolo determinante per il nostro futuro. L’idea di attuare una propria rivoluzione sulla nostra identità umana e culturale con l’arte curativa mi invita a cambiare prospettive. Rifletto molto sui nuovi immaginari, le nuove partenze e, forse, dovremo ragionare con il mondo in termini di macro-comunità (La Grande Famiglia), macro-ambiente (Amondovia) è multi-cultura (Ocean). L’arte serve come mezzo per radicare nuove concezioni del genere umano e del Pianeta e sradicare quelle vecchie.