Cava de’ Tirreni, continua la raccolta firme per la riapertura di Ginecologia: sono oltre 2000 le sottoscrizioni

14 agosto 2021 | 12:05
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Cava de’ Tirreni, continua la raccolta firme per la riapertura di Ginecologia: sono oltre 2000 le sottoscrizioni

Cava de’ Tirreni, continua la raccolta firme per la riapertura di Ginecologia: sono oltre 2000 le sottoscrizioni. Ce ne parla Giuseppe Ferrara in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano La Città di Salerno.

Continua a raccogliere sempre maggiori consensi la petizione promossa dai “Comitati Uniti” a difesa dell’ospedale cittadino “Santa Maria Incoronata dell’Olmo” per chiedere all’Amministrazione comunale e ai vertici dell’Azienda ospedaliera universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di provvedere alle necessarie disposizioni affinché venga ripristinato il reparto di Ginecologia e Ostetricia, chiuso ormai sei anni fa, o – quantomeno – la realizzazione di un ambulatorio “H24” destinato alle donne in dolce attesa.

Ad oggi la petizione, rigorosamente cartacea, ha ottenuto oltre 2000 firme e ben 60 attività commerciali, presso le quali è possibile trovare i moduli per la sottoscrizione, hanno sposato l’iniziativa. Ma l’obiettivo degli organizzatori è raggiungere il traguardo delle 5000 sottoscrizioni così da poter portare tutti gli incartamenti a Palazzo di città e, successivamente, anche all’attenzione della direzione sanitaria del Ruggi e del presidente della giunta della Regione Campania, Vincenzo De Luca .

Una battaglia, quella per la riapertura dell’unità operativa cavese di Ginecologia e Ostetricia, che va avanti ormai da anni e, negli ultimi mesi, ha avuto ulteriore impulso a fronte delle gravi carenze registratesi proprio al presidio cavese all’indomani della sospensione, poi revocata, del reparto di Rianimazione e dell’accorpamento delle unità di Ortopedia e Chirurgia. Provvedimenti questi che, in concomitanza con la grave carenza di personale e la recente indisponibilità di ulteriori medici e infermieri a causa del periodo estivo di ferie, stanno progressivamente comportando una inevitabile carenza dei servizi ospedalieri nonostante le rassicurazioni arrivate a più riprese sia dall’amministrazione guidata del sindaco Vincenzo Servalli che dai vertici aziendali del Ruggi.

L’ospedale, infatti, dovrebbe essere a breve oggetto di importanti interventi di riqualificazione e ristrutturazione che prevedono l’ampliamento del Pronto soccorso e la riorganizzazione degli altri reparti con lo spostamento dell’unità di Cardiologia, la predisposizione dell’Utic e la rifunzionalizzazione dei reparti di Rianimazione e Terapia intensiva, Ortopedia e Chirurgia. I lavori sono stati annunciati ormai dallo scorso gennaio per un importo totale di circa 4 milioni di euro, ma al momento nulla ancora si è mosso in tale direzione.

Proprio in virtù di questa situazione di stallo, che sta generando a più riprese un malcontento diffuso e scetticismo tra i cittadini cavesi, i “Comitati Uniti” (in cui confluiscono le voci di più sodalizi cittadini provenienti anche dai comuni della Costiera Amalfitana) hanno deciso di dare forza alla loro protesta e chiedere con una petizione – a margine dei programmati lavori – anche interventi mirati alla riapertura del reparto di Ginecologia. L’iniziativa ha trovato numerosi consensi. In pochi giorni la raccolta firme ha raggiunto più di 2000 sottoscrizioni ma, a quanto pare, non è ancora abbastanza.

«Dobbiamo andare avanti e raccogliere ancora più consensi. – ha spiegato Paolo Civetta , promotore dell’iniziativa e coordinatore dei “Comitati Uniti” – La raccolta, infatti, sta procedendo molto bene ma dobbiamo fare di più. Abbiamo non solo il sostegno dei cavesi residenti in città, ma anche di quelli provenienti da tutta Italia e dall’estero, in particolare dalla Germania e dell’Inghilterra. E poi, ovviamente, ci sono anche i tanti amici della Costiera Amalfitana. Ma è ancora poco. Noi contiamo di andare avanti e non appena avremo raggiunto un risultato significativo sottoporremo documento e firme all’attenzione delle istituzioni preposte alla tutela della salute pubblica».