Lettere da Piano di Sorrento: “Si può trattare con la Mafia?”

Giorni orsono la Corte d’Assise di appello di Palermo ha assolto Dell’Utri, il Generale Mori ed altri nel famoso processo sulla “trattativa” Stato-Mafia, dalle accuse che, in prime cure, avevano concretizzato, in loro danno, severe condanne.
La sentenza ha comprensibilmente scandalizzato i familiari dei giudici Falcone e Borsellino; il loro commento, pare, sia stato quello di ritenere inutile per la Repubblica, e per l’intera comunità, il sacrificio dei loro cari, vittime della “longa manus” mafiosa.
Per quanto riguarda i politici le destre hanno gioito della sentenza; lo stesso Berlusconi esce a testa alta dalla vicenda che lo aveva visto coinvolto con Dell’Utri e rispolvera quel suo desiderio di salire le scale del Quirinale. Ciò non toglie che buona parte dell’opinione pubblica rimane sconcertata dall’esito giudiziario.
Bisogna subito dire che per poter esprimere un giudizio sereno occorrerà leggere le motivazioni della sentenza, per capirne, soprattutto sotto il profilo tecnico, la loro valenza.
Se, però, al momento, l’assoluzione del Generale Mori e degli altri con la formula “il fatto non costituisce reato” ha voluto significare che la trattativa c’è stata ma non ha assunto i connotati del reato, questo non ci deve meravigliare.
E perché non deve meravigliarci? Perché, oramai, conviviamo con la Mafia, ricicliamo il suo denaro sporco, nella vita di relazione, specie nel mondo del lavoro, veniamo a contatto, e definiamo, pratiche amministrative, burocratiche in genere, con funzionari, con professionisti inseriti nelle Istituzioni, voluti dalle Mafie e che purtroppo occupano posti col nostro tacito consenso. E allora perché meravigliarsi? A sua volta quanti magistrati, si è rilevato dopo, appartenevano alle file mafiose, hanno addomesticato processi li hanno annullati e cassati, favorendo così il reinserimento di boss mafiosi e di altri delinquenti nel tessuto sociale. Fortunatamente, sembrano essere pochi questi traditori della patria, ma domani? Si ha la sensazione che lentamente nella nostra Società si stia producendo un’assuefazione alla mafiosità, quasi una legalizzazione. E allora perché meravigliarci di quanto avvenuto.
(avv. Augusto Maresca)