Amalfi, lo scrittore Sigismondo Nastri elogia la “scarpetta” ricordando il suo incontro con Gualtiero Marchesi a Minori
Amalfi. Lo scrittore Sigismondo Nastri, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, elogia il piacere della “scarpetta” ricordando Gualtiero Marchesi con il quale ebbe il privilegio di intrattenersi una sera a cena a Minori: «Dopo aver mangiato i maccheroni, o i fusilli, o altro tipo di pasta, io non rinuncio a fare la scarpetta. Che è “raccogliere il sugo rimasto nel piatto passandovi un pezzetto di pane infilzato nella forchetta, o più comunem, tenuto tra le dita”. Se è buono, magari con le cotiche o con le tracchiulelle, il piacere che se ne trae è indescrivibile. Alla faccia di tutte le regole imposte dal galateo: coltello a destra, forchetta a sinistra, e via dicendo. E se io non so tagliare con la destra?
“La scarpetta a tavola non si fa, è un gesto infantile che sporca le mani”, ammonisce una maestra di galateo. Ma, dato che di un piacere si tratta, perché bisognerebbe rinunciarvi? Una risposta ironica, ma simpatica, la trovo su un sito web ecologico: “la classica scarpetta che ci permette di raccogliere con un pezzo di pane l’olio, il sugo o altri intingoli è un’azione irrinunciabile, indispensabile, fondamentale. La scarpetta rende i piatti più puliti e permette di usare meno detersivo per lavarli”. Lo confesso, a questo non avevo pensato.
Quanto all’espressione napoletana, fà ‘a scarpetta, concordo con chi immagina il pezzetto di pane come una scarpa che cammina nel piatto. La scarpa – quella vera – strisciando per terra chiaramente s’imbratta; è quello che capita al boccone di pane che, fatto scivolare nel piatto, si sporca di sugo. Non è un paragone simpatico, ma a volte la fantasia popolare è senza limiti.
Eleonora Cozzella ricorda che il Maestro Gualtiero Marchesi, un personaggio che ha fatto la storia della gastronomia, “ha sempre detto che non c’è nulla di più soddisfacente per uno chef di un piatto che torna in cucina pulito, perché il cliente lo ha letteralmente asciugato col pane fino all’ultima goccia di salsa”.
Evviva, dunque, la scarpetta! Abbasso Monsignor Della Casa e quanti professano il bon ton!».