"Anna Mendoza" la prima al Tasso |
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“Anna Mendoza” di Antonino Giammarino, applausi per il corto d’esordio del regista sorrentino

31 dicembre 2021 | 13:23

Sorrento, Teatro Tasso. Nel 1951 nei suoi Minima moralia il filosofo Theodor W. Adorno annotava questa sconsolata esperienza: “Da ogni spettacolo cinematografico mi accorgo di tornare, per quanto mi sorvegli, più stupido e più cattivo”, questo è quanto invece non accade allo spettatore di “Anna Mendoza” cortometraggio del regista sorrentino Antonino Giammarino, presentato al Teatro Tasso di Sorrento lo scorso 29 dicembre. Dobbiamo riconoscere a Giammarino una narrazione cinematografica appassionata e raffinata, frutto di una ricerca autentica che genera nello spettatore vere e proprie meditazioni di intensa umanità e spiritualità. Lo stesso autore, pescando nel suo vasto magazzino culturale, cita Santa Teresa D’Avila: “Se vuoi essere tutto non cercare di essere qualcosa” rivelando a noi spettatori l’idea che è alla base del plot e della costruzione della sua opera. Il regista, che in passato ha firmato altri due documentati, ma di tema ben diverso, “La Tarsia Sorrentina” e “Storie di Marina Grande”, durante il confronto post proiezione con l’Avv. Gaetano Milano (Fondazione Sorrento) e il giornalista Luigi D’Alise ci racconta che tutto è nato con la scoperta, leggendo un quotidiano, di una conversione, quella di una modella spagnola che, recatasi a Fatima, dichiara di aver risposto semplicemente e inequivocabilmente alla chiamata di Dio, a questa dichiarazione si aggiunge la felice intuizione di voler narrare questa conversione con il linguaggio cinematografico, con un piano sequenza subito rivelatore: una modella sfila su di una passerella e mentre avanza l’abito d’haute couture che indossa, si trasforma in tonaca; le pareti dell’atelier nella navata di una chiesa. Verrebbe da dire: «Tutto è grazia», rubando la battuta finale dal film “Diario di un curato di campagna” (1951) del francese Robert Bresson. E sempre affidandoci al linguaggio bressoniamo potremo aggiungere che nel cortometraggio di Giammarino “è l’interiorità che detta sequenze e narrazione, e questo potrà apparire paradossale in un’arte, la Settima, che sembra invece tutta esteriorità. Aggiungo rifacendomi a Gianfranco Ravasi «dalla bellezza e magnificenza delle creature analógôs (per analogia) si può ascendere al loro Autore» (13,5 – libro della Sapienza) questo concetto è ulteriormente messo a fuoco dal regista sorrentino, quando sceglie siti di straordinaria bellezza come Villa Mambrini, come scenografia della sua storia, del resto se Michelangelo Antonioni in tempi non sospetti ha mostrato stima nei suoi confronti, è segno che Giammarino ha  veramente talento per quest’arte. Hanno fatto parte del team di “Anna Mendoza” il maestro Giuseppe Tramontano che ha fornito la propria consulenza artistica, Beatrice Yousef, la protagonista, Antonino Fattorusso, direttore della fotografia, Alfonso Bruno autore delle musiche, la giornalista Costanza Martina Vitale e l’attore Nio Lauro, infine ricordo la produzione che è stata curata da Marika Rinaldi e Salvatore Piedimonte.
Di Luigi De Rosa

Generico dicembre 2021 Antonino Giammarino, Luigi D’Alise e Gaetano Milano

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