Mafia? Per Nicola Gratteri è una battaglia che non tutti vogliono combattere.
Per il Procuratore Capo di Catanzaro, quella che doveva essere una priorità bipartisan è scomparsa dall’agenda politica.
Come suo solito, non ha peli sulla lingua il Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri nell’esaminare quanto fatto dal governo sul fronte della lotta al crimine organizzato durante l’anno che ci apprestiamo a metterci alle spalle. In una intervista al quotidiano “Il Resto del Carlino” Gratteri ha dichiarato che parole come mafia e ‘ndrangheta sono letteralmente diventate tabù, nessun accenno da parte dell’ esecutivo. Ancora una volta il risultato è lo stesso degli altri anni: la lotta alla mafia “non tutti la vogliono combattere”. Non solo, il 2021 ha registrato delle sconfitte pesantissime sul fronte Giustizia, come l’abolizione dell’ergastolo ostativo, la riforma “bipolare” del CSM e la tanto discussa riforma Cartabia. Quest’ultima, varata dall’attuale ministro della Giustizia, con lo scopo di snellire i processi che attualmente durano in media sette anni e mezzo nel civile e oltre cinque nel penale, ha introdotto la cosiddetta “improcedibilità”. Ovvero, dopo due anni in Appello o uno in Cassazione il processo decade. “Prima della riforma – ha dichiarato Gratteri – bisognava snellire l’iter dei processi, informatizzandoli. Dichiarare improponibili i processi che non arrivano a giudizio definitivo entro un determinato periodo significa negare giustizia a chi si affida a noi per averne”. Inoltre, a causa della riforma, sarà sempre più difficile condannare persone per reati contro la pubblica amministrazione” come “la corruzione, reati ambientali” gli “omicidi colposi e quant’altro”. Un provvedimento più volte sollecitato dal Governo in quanto richiesto dall’Europa, “ma l’Ue”, ha sottolineato Gratteri “ci aveva chiesto la riforma del processo civile non di quello penale, e comunque certamente non ci ha chiesto di ‘tagliare’ i processi con la scure”. Il magistrato ha più volte detto che nel merito del processo penale “bisognava sentire chi quei processi li vive sulla propria pelle ogni giorno” invece si è scelto di fare una “cosa di cui non avevamo bisogno”. Da parte sua, il Procuratore Capo di Catanzaro, ha evidenziato che le inchieste e alcuni processi stanno comunque procedendo, come ad esempio ‘Rinascita Scott’, che riguarda una sola provincia Calabrese e un solo clan, quello dei Mancuso e delle altre famiglie ad esso riconducibili. A tale proposito Gratteri sottolineato che “nella mia carriera ho chiesto l’applicazione di misure cautelari e condanne per tantissimi ‘ndranghetisti”.
Le inchieste contro la ‘ndrangheta hanno esposto Nicola Gratteri a notevoli rischi tanto che la sua scorta è stata più volte rafforzata. Un sistema di protezione che richiede misure estremamente restrittive da vietargli una vita normale come andare al cinema oppure al mare. “La paura? Cerco di addomesticarla. Sarei ipocrita a dire di non avere paura. Ma ho cercato sempre di non farmi condizionare da quello che è un sentimento umano. Legittimo, ma non condizionante. Le mie motivazioni sono più forti della paura”. Gratteri durante l’intervista rifiuta l’accostamento della sua persona a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino:“Sono paragoni improponibili. Falcone era un gigante. Come Borsellino”. Ultimamente Nicola Gratteri ha scelto di candidarsi per la Direzione Nazionale Antimafia “perché ritengo sia più in linea con quanto da me fatto fino a questo momento”. Intanto l’attività del magistrato della Locride non si limita soltanto ai ‘maxi’, “ogni giorno – ha detto – ricevo centinaia di persone che vogliono denunciare. Spero di riuscirci, anche se non è facile. Ma ce la metto tutta. Lo dico anche ai miei colleghi più giovani. Dobbiamo essere credibili, perché solo così è possibile convincere la gente a denunciare, a ribellarsi, a collaborare”. – 28 dicembre 2021 – salvatorecaccaviello
Fonte: Antimafia Duemila.com