La nuova battaglia di Salvatore Cimmino, da sempre in prima linea per i diritti dei disabili. Positano è con lui

L’attivista di Torre Annunziata Salvatore Cimmino, da anni è diventato paladino a livello nazionale nella lotta per i diritti dei disabili, Salvatore Cimmino dedicando gran parte del suo tempo a focalizzare l’attenzione sulle problematiche che vive in prima persona da quando, a soli 15 anni, fu costretto a subire l’amputazione di una gamba per salvarsi da un osteosarcoma che poteva costargli la vita. Ma non si è mai arreso ed all’età di 41 anni, su consiglio del medico, cominciò a praticare per la prima volta la disciplina del nuoto e dopo solo otto mesi riuscì a percorrere ben 22 chilometri nuotando da Capri a Sorrento per focalizzare l’attenzione sui problemi dei disabili. Cimmino è stato spesso anche a Positano con le sue imprese, un paese che lo ha sempre accolto con affetto ed al quale Salvatore è molto legato.
Salvatore continua la sua battaglia per far valere i diritti delle persone affette con disabilità e, a tal proposito, riportiamo il suo ultimo ed interessante intervento: «Viviamo in uno Stato di Diritto? Ma che cosa significa Stato di Diritto? Nell’accezione più ampia, con questa espressione si indica il tipo di Stato dove vige il primato della legge sul potere: è la legge che conferisce il potere e ne regola il comportamento. I principi fondamentali di uno Stato di Diritto sono la legalità, la garanzia dei diritti umani, dei diritti civili e dell’uguaglianza.
In uno Stato di Diritto, quindi, non si dovrebbe impedire ai bambini di andare a scuola e non si dovrebbero abbandonare le persone con disabilità con le loro famiglie perché non ci sono i soldi.
Uno Stato di Diritto è e dovrebbe essere un luogo senza barriere, fisiche e sociali, dove al centro c’è la persona con il suo volto, il suo nome e le sue peculiarità. Uno Stato di Diritto è e dovrebbe essere un luogo dove la persona con disabilità non è considerata una spesa che grava sulla comunità, ma una mano da stringere, una sfida che la scienza deve raccogliere.
Uno Stato di Diritto è e dovrebbe essere il luogo dove le risorse, i traguardi raggiunti dalla ricerca e la potenza delle tecnologie non sono e non dovrebbero essere orientate a moltiplicare i guadagni, a imporre un dominio, ma a essere l’occhio per i non vedenti, il dispositivo protesico per gli amputati, l’apparecchio acustico digitale per i non udenti, l’esoscheletro per i paraplegici, il software vocale per i tetraplegici. E infine la personalizzazione di ogni ausilio che corrisponda alle esigenze delle molteplici disabilità.
I tempi sono maturi per rivedere i LEA e il Nomenclatore Tariffario, lontani dai principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone con disabilità, per garantire ausili e dispositivi protesici, ad ogni persona con disabilità, adeguati alle proprie esigenze per uscire, finalmente dall’invisibilità.
L’unica strada, oggi percorribile, io credo, è quella di uno strumento legislativo che equipari gli accadimenti nella vita – l’invalidità civile- con gli infortuni sul lavoro. Consapevole che non sarà un traguardo facile, la strada da intraprendere sarà lunga e piena di insidie, ma ne sono convinto, è l’unica capace di condurci a quella mèta tanto desiderata: la fine della prigionia delle disabilità e la completa libertà di scegliere la riabilitazione a noi più congeniale.
Parafrasando la nostra Costituzione, la sovranità risiede nella nazione, quindi nello Stato di Diritto: non più sovrani per diritto divino, bensì, il popolo è sovrano».

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