Castellammare di Stabia, trafugato e finito a Minneapolis: dopo 45 anni il Doriforo verso casa
Castellammare di Stabia, trafugato e finito a Minneapolis: dopo 45 anni il Doriforo verso casa. Ne parla Dario Sautto in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Trafugata negli anni 70 durante scavi clandestini, venduta due volte dai trafficanti di reperti per 3 miliardi di lire e ancora oggi in bella mostra in un museo degli Stati Uniti. Da ieri pende una richiesta di rogatoria internazionale avanzata dalla Procura di Torre Annunziata alle autorità americane per riportare sul suolo italiano il Doriforo di Stabia, preziosa copia romana in marmo dell’originale greco in bronzo realizzato da Policleto e proveniente dalla città sepolta dall’eruzione del 79 d.C. insiene a Pompei ed Ercolano. L’opera, dal valore inestimabile, è esposta da oltre trent’anni al MIA, il Minneapolis Institute of Arts della capitale del Minnesota. «Un reperto che scotta» lo definivano durante le trattative i vertici del museo americano e i trafficanti di reperti con base in Svizzera. Le indagini dei carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Napoli e del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata, coordinate dalla Procura guidata da Nunzio Fragliasso, hanno permesso di ricostruire tutti gli spostamenti dell’importante reperto trafugato a Castellammare tra fine 1975 e inizio 1976. «Un’opera di eccezionale valore storico ed artistico» scrive il procuratore Fragliasso, nella lunga nota che annuncia la «richiesta di assistenza giudiziaria internazionale per l’esecuzione del decreto di confisca», decreto emesso dal gip del tribunale oplontino.
QUATTRO PEZZI All’inizio degli anni 80 i carabinieri riuscirono a ritrovare una prima volta la statua in marmo trafugata. Le indagini permisero di ricostruire come era stato recuperato a Castellammare in quattro pezzi, venduto dai tombaroli per circa 100 milioni di lire ad Elie Borowski, antiquario di Basilea ritenuto il più importante trafficante internazionale di opere d’arte, restaurato e poi piazzato ben due volte ad altrettanti musei stranieri. Lo stesso Borowski, infatti, lo aveva venduto a un museo tedesco come statua recuperata nelle acque del golfo di Napoli. Da Castellammare alla Svizzera, poi prima un passaggio negli Stati Uniti, infine l’approdo in Germania. Fino a metà anni 80, il Doriforo era in mostra al Glyptothek dell’Antikenenmuseum di Monaco con la dicitura «Doryphoros aus Stabia», prima di essere individuato dagli inquirenti. La Procura di Napoli riuscì ad ottenere il sequestro nel 1984, ma un anno dopo la statua fu dissequestrata dalla procura generale della Corte d’Appello bavarese e scomparve di nuovo nel nulla. Grazie alla sua rete di contatti, ci pensò nuovamente Borowski a rivendere per 2,5 milioni di dollari (circa 3 miliardi di lire dell’epoca) il Doriforo al MIA di Minneapolis, dove si trova dal 1985.
Le nuove indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata e condotte dai carabinieri, hanno permesso di individuare con certezza il Doriforo del MIA come la statua trafugata nel 1976 a Castellammare, anche grazie a perizie del Parco Archeologico di Pompei. Lo stesso direttore Gabriel Zuchtriegel ha ottenuto la conferma, tramite uno scambio mail con il museo del Minnesota, che si tratta proprio del Doriforo di Stabia originale con un braccio danneggiato, il dito della mano destra e il piede destro mancanti. «Riportiamo a casa la statua ed ospitiamola nei locali del nostro Museo Archeologico Libero D’Orsi» è la proposta del sindaco stabiese Gaetano Cimmino.