La Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha dato il via libera alla “quarta” dose del vaccino anti-Covid, ma solo, al momento, per i soggetti immunodepressi. Tecnicamente non si tratta per questa categoria di soggetti di una quarta dose bensì della dose booster a conclusione del ciclo primario vaccinale composto da 2 dosi e 1 dose aggiuntiva (dunque, con una dose in più rispetto alle persone immunocompetenti). La Circolare che regola la somministrazione del booster precisa che è destinato ai soggetti con marcata compromissione della risposta immunitaria, per cause legate alla patologia di base o a trattamenti farmacologici e ai soggetti sottoposti a trapianto di organo solido. Il richiamo può essere effettuato con i due vaccini a RNA messaggero disponibili: Pfizer (30 mcg) dai 12 anni e Moderna (50 mcg) dai 18 anni. I tempi della somministrazione sono almeno 120 giorni dalla dose addizionale. La somministrazione della quarta dose di vaccino anti Covid-19 inizierà il primo marzo. Per la popolazione generale ci sono invece ancora perplessità degli studiosi a praticare richiami troppo ravvicinati che potrebbero ridurre l’efficienza della risposta del sistema immunitario. Peraltro, secondo una ricerca condotta in Israele su una popolazione di operatori sanitari, sebbene la quarta dose dopo 4 mesi dalla terza riporti gli anticorpi contro il virus SarsCov2 ai livelli che si erano raggiunti con la terza dose, ciò non basta per prevenire le infezioni da Omicron, contro cui la protezione offerta dal nuovo booster non supera il 30% per il vaccino Pfizer e l’11% per Moderna; un poco più alto il livello di protezione verso la malattia sintomatica (43% e 31%). Resta invece confermata l’alta efficacia contro la malattia grave. Pertanto, piuttosto che una quarta dose, si pensa possa essere utile un richiamo annuale contro il Covid-19 a inizio stagione fredda, come per l’influenza.
Carlo Alfaro