Agerola ricorda le vittime del disastro ferroviario di Balvano, tra cui cinque agerolesi
Il 3 marzo 1944 avvenne il disastro di Balvano, un incidente ferroviario avvenuto nella galleria “Delle Armi”, nei pressi della stazione di Balvano-Ricigliano, in provincia di Potenza, lungo la ferrovia Battipaglia-Metaponto. Il treno merci 8017, con centinaia di passeggeri a bordo, si fermò nel tunnel, rilasciando elevate quantità di gas tossici. Secondo i dati forniti dall’allora Consiglio dei ministri, la tragedia provocò 517 morti, benché le stime siano tuttora oggetto di discussione e il numero potrebbe essere maggiore, arrivando a oltre 600 vittime. Alcuni sopravvissuti, che furono 90 in totale, riportarono danni cerebrali permanenti. La tragedia, avvenuta quasi al termine della seconda guerra mondiale e quasi in contemporanea alla caduta del nazifascismo, venne sottoposta a censura dalle forze alleate e, solo a partire dal dopoguerra, venne eseguita un’indagine dettagliata, con non pochi interrogativi a causa della scomparsa di diverse documentazioni.
Il disastro di Balvano è il più grave incidente ferroviario per numero di vittime accaduto in Italia e uno dei più gravi disastri ferroviari della storia.
Tra le vittime anche cinque cittadini di Agerola. Ed oggi il sindaco Tommaso Naclerio e l’Amministrazione Comunale hanno deposto una corona di alloro in ricordo di tutte le vittime.
Il primo cittadino commenta: «È doveroso mantenere vivo nella memoria collettiva il ricordo di questa tragedia nella quale centinaia di uomini e donne persero la vita, tra cui 5 nostri concittadini che si trovavano su quel treno per raggiungere un luogo di speranza, nel periodo buio della Seconda Guerra Mondiale, dove barattare qualcosa in cambio di un tozzo di pane significava garantire sopravvivenza per la propria famiglia. È doveroso dare dignità a questo sacrificio, in particolar modo in questi giorni segnati dall’orrore della guerra e dalla sofferenza del popolo ucraino. Ricordare significa far tesoro degli errori del passato per non commetterli più».