Giovedì al Teatro delle Rose Silvio Orlando in “La vita davanti a sé”

Piano di Sorrento – Giovedì 17 marzo alle ore 21 sarà di scena lo spettacolo “La vita davanti a sé”, riduzione teatrale di e con Silvio Orlando dell’omonimo capolavoro dello scrittore lituano naturalizzato francese Romain Gary pubblicato nel 1975 con lo pseudonimo di Émil Ajar, che ottenne il premio Goncourt e solo dopo il suicidio dello scrittore nel 1980, se ne scoprì la paternità. Le versioni cinematografiche hanno avuto Simone Signoret nel 1977 e Sophia Loren nel 2020 nel ruolo di Madame Rosa. Silvio Orlando indossa con naturalezza i panni di Momò, sventurato ragazzino arabo che vive d’espedienti, sarà accolto in casa di Madame Rosa che si occupa dei figli delle “colleghe” prostitute in attività, impossibilitate a tenerli con sé. Momò ha una disperata nostalgia della mamma, la cerca in tutti gli sguardi con la fiducia che un giorno torni a riprenderlo. Sul palcoscenico l’attore napoletano descrive le esperienze dei dieci anni di Momò trascorsi in quella decrepita casa senza ascensore dove la vecchia ebrea, sopravvissuta all’olocausto, svolge una sorta di servizio sociale ricoverando ragazzini soli cui dispensa l’affetto che dalla vita è stato loro negato: “Per prima cosa vi posso dire che abitavamo al sesto piano senza ascensore e che per Madame Rosa, con tutti quei chili che si portava addosso e con due gambe sole neanche la salute era un granché e vi posso dire fin d’ora che una donna come lei avrebbe meritato un ascensore”. Osservatore acuto della variegata umanità che lo circonda, cerca affetto in ogni figura: il dottor Katz che cura Madame Rosa, la trans Madame Lola ex pugile e poi apprezzata prostituta, il cagnolino che cederà a una signora facoltosa per sottrarlo alla miseria e perfino l’immaginario amico personalizzato da un ombrello. Silvio Orlando, che ha curato la riduzione e la regia dello spettacolo, coglie la molteplicità di sentimenti e suggestioni del piccolo protagonista, con Momò adulto che racconta la visione del mondo di sé bambino consapevole di dover ricorrere a mille stratagemmi per non finire in un brefotrofio perdendo l’unica persona che nutre un sentimento per lui. A questo viscerale dolore si intrecciano problemi sociali quali l’emigrazione, il razzismo, la diversità, la precarietà, che l’attore riesce a rendere palpitanti attraverso il filtro dello sguardo infantile: “Il genio di Gary ha anticipato senza facili ideologie e sbrigative soluzioni il tema dei temi contemporaneo, vale a dire la convivenza tra culture religioni e stili di vita diversi”. Il teatro può raccontare storie emozionanti commoventi divertenti, chiamare per nome individui che ci appaiono massa indistinta e angosciante. Le ultime parole di Gary dovrebbero essere una bussola: “bisogna voler bene”. A evocare l’atmosfera multietnica della vicenda, i ritmi ancestrali della colonna sonora di Simone Campa sottolineano emozioni e malinconiche suggestioni con l’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre (aperta a collaborazioni con musicisti di ogni tradizione per promuovere tutte le radici cultural) fino all’happening finale in cui si aggiunge l’attore a suonare il flauto: Simone Campa alla chitarra battente e percussioni, Gianni Denitto al clarinetto e sax, Maurizio Pala alla fisarmonica e Kaw Sissoko al kora e djembe.
a cura di Luigi De Rosa
Cinema Teatro delle Rose: http://www.teatrodellerose.com/
“La vita davanti a sé” di Romain Gary (Neri Pozza), per chi volesse acquistare copie del testo, sarà disponibile un banchetto di vendita all’ingresso del teatro a cura della Libreria L’Indice.

Chi eraRomain Gary
Nato a Vilnius in Lituania figlio di Arieh Leib Kacew e di Mina Owczyńska, Romain Gary arrivò in Francia, a Nizza, all’età di 13 anni. Dopo avere studiato giurisprudenza a Parigi, si arruolò nell’aviazione e raggiunse la “Francia libera” (l’organizzazione di resistenza fondata da Charles de Gaulle) nel 1940 e vi prestò servizio nelle Forces aériennes françaises libres. Terminò la guerra come “compagnon de la Libération” e decorato con la Legion d’onore. Dopo la fine delle ostilità, intraprese una carriera di diplomatico al servizio della Francia. Negli anni cinquanta soggiornò a lungo a Los Angeles (California) come Console generale di Francia.
Fu il marito prima della scrittrice Lesley Blanch e poi dell’attrice americana Jean Seberg, dalla quale divorziò. Poco più di un anno dopo il suicidio di questa (settembre 1979, per ingestione di barbiturici), profondamente depresso per il sopraggiungere della vecchiaia, si diede la morte sparandosi alla tempia, dopo aver avuto cura d’indossare una vestaglia rosso vermiglio perché il sangue non si notasse troppo.
Dopo la sua morte si scoprì che, sotto lo pseudonimo di Émile Ajar, era l’autore di quattro romanzi la cui paternità era stata attribuita ad un suo parente, Paul Pavlovitch, il quale aveva sostenuto il ruolo di Ajar di fronte alla stampa e all’opinione pubblica.
Si aggiunga che Ajar e Gary non furono i suoi soli pseudonimi; aveva infatti anche scritto un romanzo poliziesco-politico, Le teste di Stéphanie, con il nome di Shatan Bogat e una allegoria satirica, L’uomo con la colomba, firmata Fosco Sinibaldi (sin- sostituisce gar- in Gar-ibaldi).
Grazie al suo spirito di mistificazione (Gary e Ajar significano rispettivamente “brucia!” e “brace” in russo; alcune frasi si trovano identiche negli scritti di entrambi gli autori), Romain Gary fu l’unico scrittore a ottenere due volte il Premio Goncourt. La prima volta nel 1956 con il suo pseudonimo usuale, per Le radici del cielo, e la seconda volta nel 1975 con lo pseudonimo di Émile Ajar, per La vita davanti a sé. Scrisse varie opere fantascientifiche[1].
Diversi suoi libri sono stati adattati per il cinema, in particolare Chiaro di donna (1979) di Costa-Gavras, con Yves Montand e Romy Schneider come protagonisti, e La vita davanti a sé (1977) di Moshé Mizrahi, che ottenne l’Oscar come miglior film straniero e con Simone Signoret, che ottenne il César come miglior attrice per il ruolo di Madame Rosa. Nel 2017 il regista francese Eric Barbier ricavò un film da La promessa dell’alba, romanzo autobiografico ispirato al rapporto dello scrittore con la madre.