Maturità: sul voto finale lo scritto peserà di meno
Maturità: sul voto finale lo scritto peserà di meno. Quest’anno tornano due prove scritte, che andranno ad affiancare il colloquio orale: la maturità torna com’era prima del Covid, ma cambieranno i punteggi. Il secondo scritto, quello di indirizzo, infatti, peserà la metà rispetto a prima. La firma dell’ordinanza ministeriale è arrivata ieri, dopo settimane di proteste di studenti, che chiedevano di non inserire la seconda prova per evitare di penalizzare chi deve affrontare l’esame dopo tre anni di scuola trascorsi con la pandemia.
Il testo definitivo è giunto solo ieri – proprio per i fatidici 100 giorni alla maturità – in netto ritardo rispetto agli anni passati ma in tempo rispetto a quanto previsto dall’ultima legge di bilancio.
Come scrive Il Mattino, ora, l’esame ha preso definitivamente forma: si parte il 22 giugno alle 8:30 con la prima prova scritta, quella di italiano. Avrà carattere nazionale e gli studenti potranno scegliere tra sette tracce con tre diverse tipologie: analisi e interpretazione del testo letterario, analisi e produzione di un testo argomentativo, riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità.
Il giorno dopo si procederà con la seconda prova scritta, quella di indirizzo: le differenze rispetto al passato sono importanti: innanzitutto verterà su una sola disciplina e quindi non sarà mista come accaduto invece nel 2019 quando uscirono tracce, ad esempio, al classico con latino e greco insieme o, allo scientifico, con matematica e fisica. Quest’anno ci sarà latino al classico, matematica allo scientifico ed economia aziendale all’istituto tecnico, settore economico. Un’altra importante novità riguarda la stesura delle tracce: non saranno uguali in tutta Italia ma cambieranno da scuola a scuola per tenere conto di quanto effettivamente svolto in classe durante i periodi di lockdown e quarantene. Quindi tutti i docenti che insegnano la disciplina del secondo scritto, e che fanno parte delle commissioni di ciascuna scuola, dovranno elaborare tre proposte di tracce entro il 22 giugno. Poi, il giorno della prova, si sorteggerà una sola traccia che sarà uguale per tutte le classi dell’istituto.
Ma la novità principale riguarda il punteggio: la tanto contestata seconda prova, infatti, potrà avere un massimo di 10 punti per il voto finale. Fino al 2019 ne aveva massimo 20, il doppio. Perde peso anche il primo scritto, quello di italiano, che passa da 20 a 15 punti. Ci guadagna invece il colloquio che potrà pesare sul voto finale con u massimo di 25 punti, 5 in più rispetto a prima. L’orale inizierà con l’analisi di un materiale scelto dalla Commissione come ad esempio un testo, un documento o un problema, poi si passerà alle competenze di educazione civica, all’analisi di una breve relazione o un lavoro multimediale e infine alle esperienze fatte nell’ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, vale a dire l’ex alternanza scuola lavoro.
«Abbiamo tenuto conto degli ultimi due anni vissuti dai nostri ragazzi – ha spiegato il ministro all’istruzione, Patrizio Bianchi – gli studenti non devono avere paura di non farcela. Continueremo a sostenerli, accompagnandoli con tutti gli strumenti a nostra disposizione». Dalle prove potrà arrivare un massimo di 50 punti a cui si aggiungerà il punteggio che deriva dal rendimento degli ultimi tre anni di scuola superiore: massimo 50 punti, per un voto finale che potrà quindi raggiungere 100/100 e sarà possibile assegnare la lode. «Il percorso svolto nel triennio da ciascun candidato – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – è stato valorizzato. I ragazzi, guidati dai docenti, potranno percorrere quest’ultima fase del percorso scolastico e prepararsi a un importante momento della vita con tranquillità, sapendo che il punteggio della seconda prova è stato fissato entro limiti ragionevoli». La Commissione sarà composta, come negli ultimi due anni, da sei commissari interni e un Presidente esterno e, sempre in linea con quanto deciso nei due anni della pandemia, la partecipazione alle prove nazionali Invalsi e lo svolgimento dei Pcto non saranno requisito di accesso alle prove.