Da Alice ad Alice, danzando tra i paesaggi interiori

Alcuni mesi fa ho incontrato la coreografa e danzatrice, Alessandra Sorrentino in occasione della messa in scena del suo “I Paesaggi interiori di Alice” (2021), un progetto coreografico molto interessante che come suggerisce lo stesso titolo era ispirato al capolavoro di Lewis Carroll “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Con la sua arte coreutica Alessandra si calava, così come Alice nella tana del Bianconiglio, nei paesaggi interiori che si aprono davanti ad una giovane donna che cerca la risposta alla fatidica domanda che nel romanzo il Brucaliffo pone alla nostra eroina: “Chi sei tu?” A questa domanda, la ballerina di “Reliving at Pompeii” (Pink Floyd), ha dato tante possibili risposte che non saranno mai esaustive ma tutte significative. Sul palcoscenico spesso una ballerina sa mettere a nudo i paesaggi interiori che il pensiero non sa tradurre in parole, succede con i movimenti coreografici dell’“Alice” di Alessandra Sorrentino, che provano a raccontare allo spettatore delle difficoltà che incontra una giovane donna nel rapportarsi con la realtà che la circonda e i sogni ai quali non vuole rinunciare. Ci sono poi i balletti di Simona Atzori che invece in modo eclatante palesano a tutti noi che i limiti in fondo non sono reali ma solo interiori e si riveleranno ostacoli alla realizzazione dei nostri sogni  solo se ci arrendiamo ad essi. E poi infine ci sono i paesaggi interiori di  un’altra Alice, eroina di un’altra avventura. Vi sto parlando dello spettacolo “De Françoise à Alice”, in tournée in Francia dal 2020, che sta convincendo un pubblico crescente di spettatori, che racconta o prova a raccontare la disabilità ponendo l’attenzione sui sentimenti. Una madre, Françoise, assieme alla figlia Alice, affetta da trisomia 21 (sindrome di Down), per un’ora, danzano poeticamente, scambiandosi attenzioni e coccolandosi, non senza scene cariche di delicata ironia, persino con punte di comicità. Si assiste così a un prodigio scenico: l’handicap è proprio lì, sotto gli occhi di tutti. Ma viene accolto e avvolto nell’abbraccio più iconico che ci sia, quello materno, evidenziando così che tutto può essere superato grazie ai sentimenti. Al termine di una rappresentazione parigina, nel quadro della prima edizione del festival “Everybody”, presso il Carreau duTemple, Alice ha spiegato al pubblico: «Mi esprimo con la danza e lo faccio per far sapere alla gente chi sono e chi siamo, ma voglio pure animare degli atelier di danza a Parigi e dappertutto, in modo da far danzare assieme chi ha un handicap e chi non lo ha. Sono felice e andiamo ovunque». Alice è pure l’autrice d’un libro associato al progetto creativo d’insieme. Anche la madre Françoise spiega che la parola chiave è “condividere”, dichiarando a proposito di Alice: «È divenuta una farfalla quando ha trovato, grazie alla danza, uno spazio in cui poter esprimere ciò che è». Riguardo al delicato equilibrio scenico ricercato, Frangoise ricorda che «lo spettacolo ha avuto il tempo di maturare lungo 3 anni», a margine di un’intensa attività associativa per l’inclusione grazie alla danza. Da parte sua, Mickaél Phelippeau, il coreografo che ha affiancato, Françoise e Alice Davazoglou, parla di «un’’avventura artistica e umana molto forte». Da Alice ad Alice il minimo comun denominatore è la meraviglia quella che ci donano i sogni, i sentimenti e la danza, espressione di un linguaggio universale che grazie a certi artisti rende verticale, come scrive George Bernard Shaw, ciò che crediamo orizzontale.
Di Luigi De Rosa

Generico aprile 2022
La danza è l’espressione verticale di un desiderio orizzontale. George Berbard Shaw (nella foto Alessandra Sorrentino, coreografa e regista)

Generico aprile 2022
I limiti sono solo nei nostri occhi. Simona Atzori, ballerina, pittrice e scrittrice.

Commenti

Translate »