Mykhailo Travetsky è un allevatore e medico veterinario rimasto in Ucraina per le sue mucche, gli aiuti dalla Slow Food
Slow Food ha risposto alle richieste di sostegno giunte dalle sue comunità in Ucraina, attivando la sua rete affinché accolga donne, uomini e bambini in fuga dalla guerra.
Abbiamo anche attivato una campagna di raccolta fondi per sostenere economicamente le necessità dei membri delle comunità Slow Food che rimangono in Ucraina. Molti di loro sono contadini e allevatori e fanno il possibile per non lasciare le loro terre e gli animali. Come Mykhailo Travetsky, il protagonista della storia che vi raccontiamo oggi.
Mykhailo Travetsky è un allevatore e medico veterinario che vive a Pryluky, nell’Oblast’ di Černihiv, vicino a una delle strade principali che collegano la città orientale di Sumy alla capitale Kyiv. Per noi Mykhailo non è un allevatore qualunque: oltre a essere un medico veterinario qualificato, Mykhailo si impegna a custodire diverse razze bovine ucraine, tra cui la grigia ucraina, (presente nell’Arca del Gusto), la Lybedinka e l’ucraina a macchie rosse. Purtroppo sono razze che corrono un forte rischio di estinzione: ne rimangono poche centinaia in tutta la nazione. E la guerra non ha certo migliorato la situazione.
Una vita in campagna: dalla grande azienda alla propria fattoria
Anche se oggi è si prende cura di soli 35 animali, Mykhailo ha lavorato negli allevamenti di mezza Europa per poi decidere di prendersi cura delle razze bovine più rare della sua patria. Ha trascorso molti anni in una fattoria nella contea di Armagh, in Irlanda del Nord, e ha lavorato per multinazionali agro-industriali sia in Olanda sia in Ucraina, fino a diventare il responsabile della gestione di 30.000 animali in sette Oblast ucraini.
Un passaggio drastico, da 30.000 a soli 35 capi: Mykhailo ha vissuto sulla sua pelle che cosa stanno facendo le industrie della carne: devastazione, omogeneizzazione, meccanizzazione e disumanizzazione. Un danno ambientale incalcolabile, a cui si aggiunge quello sociale con il crollo costante e drammatico dei piccoli allevamenti e la sparizione degli allevatori. E con loro del tessuto rurale che anima le aree marginali e tutela ambiente, paesaggio, biodiversità. Decide quindi di mettere a disposizione la sua professionalità per prendersi cura di queste rare e meravigliose vacche e aiutare altre piccole aziende agricole a raggiungere e conservare la sostenibilità economica.
«Sono un ragazzo di campagna. Mia madre e mia nonna allevavano vacche. Ma il rispetto per gli animali, vivere con loro, il mondo che ho conosciuto da bambino scompare. Per questo ho sentito l’urgenza di avviare la mia attività e dare sostegno ai pochi allevatori rimasti. Ho aperto un canale YouTube per cercare di aiutare le persone che vogliono avviare un allevamento, per mostrare loro come si può gestire con successo una piccola azienda casearia. La mancanza di conoscenza è davvero l’ostacolo più serio che dobbiamo superare».
Ma quale tipo di conoscenze?
«Come gestire e trattare gli animali, nel quotidiano e anche a livello veterinario. Come alimentarle senza usare insilati, solo con fieno, orzo, avena. Come ottenere un latte di alta qualità senza l’uso di antibiotici. Come vendere quel tipo di latte. Come gestire insomma un’azienda lattiero-casearia da cima a fondo».
La guerra ha cambiato tutto
L’unica altra realtà che in Ucraina lavora per tutelare queste razze in via di estinzione è la riserva naturale Askania-Nova nell’Oblast’ di Kherson. Oggi occupata dall’esercito russo. Molti degli animali allevati da Mykhailo arrivano proprio da qui: «Non possiamo sapere che cosa succederà agli animali che vivono nella riserva. Il cibo scarseggia, l’elettricità è poca; la situazione terribile».
Essere in grado di nutrire i propri animali è la massima priorità di Mykhailo ora. Non solo per loro, ma per le persone che a loro volta queste nutrono.
«Quando è iniziata la guerra sono andato al mio ufficio locale di reclutamento militare e ho chiesto loro come potessi rendermi utile. Ero pronto a combattere per il mio Paese. Sapevo però che se mi fossi arruolato non ci sarebbe stato nessuno a prendersi cura degli animali: la mia famiglia è dovuta fuggire i primi giorni della guerra. L’esercito mi ha detto di rimanere nella mia fattoria e di fornire quanto più latte e prodotti caseari possibile a loro e alla popolazione locale, ed è quello che faccio».
E la sua famiglia?
«Mia moglie, mia madre e i miei tre figli hanno lasciato il Paese e ora sono al sicuro. Appena è iniziata la guerra, i miei vecchi amici dell’Irlanda del Nord hanno invitato me e la mia famiglia a rifugiarci da loro ad Armagh. Così i miei cari hanno preso la macchina di famiglia e si sono diretti verso il confine occidentale. Hanno impiegato due giorni e mezzo quando normalmente bastano sei ore. Hanno viaggiato attraverso la Polonia e alla fine sono riusciti a volare a Belfast. È lì che si trovano ora. Si preoccupano per me, ma sanno che ho un dovere qui. Devo restare, altrimenti gli animali moriranno e non ci sarà latte per le persone che hanno scelto di rimanere o non possono andarsene».
Alla ricerca del cibo che non c’è: una sfida comune per uomini e animali
«Resistere ora è difficile. Dato che la mia famiglia ha dovuto prendere l’auto, mi muovo in bicicletta. Molte delle strade e dei ponti sono stati distrutti dai combattimenti, quindi non posso andare lontano. Ciò rende molto difficile procurarmi il fieno e le altre provviste di cui ho bisogno per nutrire i miei animali. Mi concentro solo su questo: procurare il cibo per loro e portare il latte alle altre persone intorno a me».
E ci sono ulteriori problemi per l’approvvigionamento alimentare ucraino all’orizzonte.
«I campi intorno al mio villaggio sono vuoti. Nessuno li sta lavorando. Nessuno pianta i semi per la primavera. È troppo pericoloso. Ci sono carri armati e altri veicoli militari che si muovono in questa zona ogni giorno, scontri a fuoco tra gli eserciti. La maggior parte dei contadini sono scappati o hanno scambiato i loro aratri con le armi».
Ma Mykhailo persevera nel suo dovere
«Ogni giorno vado nei rifugi antiaerei locali e distribuisco il mio latte gratuitamente. Nessuno del resto ha soldi per pagare. Non ho abbastanza latte per tutti, ma faccio il possibile. Trovare cibo per i miei animali è sempre più difficile, ma resterò qui a qualunque costo, per salvare loro e la mia gente».
La mia conversazione con Mykhailo è interrotta spesso dalla scarsa ricezione del suo telefono, ma il suo messaggio è forte e chiaro.
«Faccio tutto quello che posso per nutrire più persone possibile. La mia giornata è scandita dagli allarmi, dalla paura delle bombe, ma devo mungere le mie vacche anche mentre i carri armati passano davanti al villaggio. Non posso andare a sedermi nel rifugio antiaereo perché gli animali non potrebbero venire con me. Sono uno degli ultimi custodi di queste razze e voglio salvarle. Hanno bisogno di me».
Rediamo onore all’enorme coraggio di Mykhailo Travetsky. Chiamiamo a raccolta tutta la nostra rete, in Italia e nel mondo: facciamo vedere di che pasta siamo fatti, aiutiamo Mykhailo e premiamo il suo enorme coraggio. I fondi raccolti saranno a saranno destinati anche al suo sostentamento, un beneficio per lui, la biodiversità ucraina oggi pià a rischio che mai, e di conseguenza a beneficio di tutta la popolazione vittima di questa assurda guerra.
Ogni contributo è fondamentale. Si può donare qui.
L’intervista a Mykhailo è di Jack Coulton
j.coulton@slowdfood.it