Referendum Comune Unico: la strategia del “branco”
Tra pandemia e venti di guerra, sembra di avere le tasche bucate, non si riesce più a rientrare nel butget e men che meno a risparmiare.
C’è qualcosa che si può fare per difendersi?
La strategia dei lupi: di fronte alle grandi sfide, la loro collaudata strategia è quella di stringersi in branco, unirsi gli uni agli altri, perché è solo il gruppo che riesce a farcela.
È notizia fresca che in questi giorni riaccende il dibattito in seno alla comunità, quella del referendum per la fusione dei sei comuni dell’isola d’Ischia.
Il sogno del Comune unico, si infranse nel 2011, quando non venne raggiunto il quorum necessario, appena il 28,48%.
La Regione Campania, dopo numerose sollecitazioni, ha finalmente deciso di permettere ai cittadini dell’isola d’Ischia di esprimersi di nuovo sull’unificazione, che si terrà finalmente il prossimo 12 giugno.
I lavori fervono anche nel salernitano a Vallo di Diano, che potrebbe diventare comune unico, dopo 22 anni da quando fu proposto per la prima volta.
Il tema è oggetto di studio da parte della “Commissione Aree Interne”, che sta elaborando il progetto di fusione degli attuali 15 comuni.
Un comprensorio con una densità demografica che supera i 60mila abitanti, potrebbe diventare il secondo comune più popoloso della provincia di Salerno, il decimo in Campania.
Gli accorpamenti tra piccoli comuni, in effetti aprono molte opportunità di finanziamenti pubblici, risolvendo anche gli atavici problemi di smaltimento rifiuti, depurazione, traffico, trasporti pubblici, strutture sanitarie, scolastiche, ricreative, abitative ecc.
Un’unica amministrazione, consente di ottenere soprattutto notevoli riduzioni dei costi, dato che ci sarebbe un solo sindaco ed un minor numero di consiglieri ed assessori.
Ad esempio, da uno studio di fattibilità, eseguito per la fusione di 6 Comuni, è stato stimato un risparmio a regime, del 40% dei costi degli organi istituzionali e del 10% dei costi della segreteria e del servizio finanziario.
In particolare le unioni di più comuni sono finanziate dallo Stato con 30 milioni di euro a fondo perduto, un autentico tesoro per il rilancio di interi comprensori.
Spesso di fronte alle proposte di accorpamento dei piccoli comuni, la cittadinanza teme la perdita della propria identità, tuttavia un’idonea elaborazione della proposta, può garantire le tradizioni storico culturali di ognuno, offrendo anzi nuova linfa, a quei borghi disgregati e deboli, non in grado singolarmente di fronteggiare le impegnative esigenze gestionali, sempre più specialistiche.
Per la Costiera Amalfitana, l’accorpamento dei comuni potrebbe rappresentare un’opzione auspicabile?
Impresa ardua, dato che non si è riusciti nemmeno ad accorpare i plessi scolastici dei due comuni gemelli di Minori e Maiori.
La semplice proposta suscitò qualche anno fa un’immediato rifiuto, nonostante fossero di fatto un unicum territoriale: ai cittadini sembrò un oltraggio alla loro storia ed alle tradizioni, una compromissione del valore delle loro specificità culturali, con buona pace di tutte le argomentazioni, in tema di “semplificazione e spending review”…
Per chi volesse approfondire: la fusione dei comuni in Italia, nell’ordinamento statale e nel diritto amministrativo, è costituita dall’unione fisico-territoriale fra due o più comuni contigui.
Introdotta con la Legge sulle Autonomie locali del 1990, è disciplinata dal Testo Unico degli Enti Locali, approvato nel 2000, il quale prevede che non possano esserne istituiti di nuovi, che abbiano una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti.
In base all’articolo 133 della Costituzione della Repubblica Italiana, tali modificazioni devono essere deliberate dalla rispettiva regione di appartenenza, sentite le popolazioni interessate.
Finora in Campania è stata approvata una sola fusione di comuni, operativa dal 2013, quella del nuovo comune di Montoro (AV), in cui si sono fusi Montoro Superiore ed Inferiore.
Sono allo studio però altre proposte di fusione:
– Nocera Inferiore e Nocera Superiore (70.515 abitanti);
– Atena Lucana, Buonabitacolo, Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Pertosa, Polla, Sala Consilina, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sant’Arsenio, Sanza, Sassano e Teggiano (61.035 abitanti);
– Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento e Vico Equense (82.231 abitanti);
– Arienzo, Cervino, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico (42.101 abitanti);
– Barano d’Ischia, Casamicciola Terme, Forio, Ischia, Lacco Ameno e Serrara Fontana (64.115 abitanti);
– Capri e Anacapri (15.000 abitanti).
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