Vorrei volar via lontano verso altri cieli, altri mari altre sponde di Massimo Capodanno

Positano (SA) Alla fine è volato via Massimo Capodanno, il 16 maggio all’età di 77 anni, ed è andato via proprio come scriveva in “Vorrei” poesia con la quale meritò il secondo premio in un Concorso di scrittura del 2014: “Vorrei librare libero e leggero nel cielo volteggiare e poi volare in picchiata verso il mare per catturare un pesce da dare ai miei pulcini. Vorrei volar via lontano verso altri cieli, altri mari altre sponde. Vorrei volare via con te e costruire in altre rocce il nostro nido …”. Massimo Capodanno, fotoreporter dell’ANSA dal 1973 al 2007, romano di nascita positanese d’adozione, mi verrebbe da dire, vista la stima e l’affetto di cui godeva in Costiera, nonostante un passato da apprendista pittore e scultore, la passione per l’Arte fotografica lo conquistò molto presto e dopo alcune esperienze a Milano nel campo pubblicitario, scoprì il fascino di catturare la luce con un obiettivo e farne un’arte frequentando gli studi londinesi di Jeff Vickers, facendo da assistente a fotografi di moda del calibro di Mark Hammilton e Duncan Willet. Tornato a Roma, nel 1970 approda in Rai e nel 1973 viene assunto all’Ansa dove, come dice lui stesso: “scopro la “Nera” e la crudezza degli avvenimenti colti sul fatto”. Con le sue foto, posso affermare senza tema di smentita, ha raccontato l’Italia: la violenza degli anni di piombo, le personalità dei grandi partiti di allora, quelli della Balena Bianca e del PCI, quindi le tragedie che sconvolsero il nostro Paese, senza dimenticare i presidenti della Repubblica e i papi che si sono succeduti fino ad oggi. E poi tanti, tantissimi artisti che le sue foto hanno immortalato in bianco e nero o a colori, scatti che hanno la forza espressiva di un bassorilievo di Giacomo Manzù (anche il Maestro della scultura italiana tra i suoi migliori portrait). Ricordo un timido Dustin Hoffman agli esordi; due icone della canzone italiana, Morandi e Modugno trasformati in Giano Bifronte, un giovanissimo Maurizio Costanzo privo dei mitici baffi impagnato alla radio e un’affascinante Mariangela Melato al trucco. Eduardo De Filippo poi, ritratto in un momento di gioia, senza la maschera del drammaturgo serioso: una vera chicca. Quindi Gore Vidal, Ingrid Bergman e una sensualissima Loredana Bertè. Se Giorgio Strehler, Marisa Bartoli, Marcello Mastroianni, Fellini e Vittorio Gassman sono ritratti che omaggiano il grande teatro e il grande cinema, Gianna Nannini che “assalta” l’Ambasciata di Francia contro il nucleare è l’inizio del cambio di registro. Nel preziosissimo archivio di Massimo Capodanno, infatti, le immagini colte dalla sua sensibilità sono anche espressione e documentazione fondamentale di accadimenti che hanno segnato la storia di questo Paese. Le foto denuncia realizzate da Massimo su stragi e attentati si avvicinano a quello che Lewis Wickes Hine intendeva dovesse essere il compito di un buon fotoreporter, testimoniare e far conoscere la realtà, porre interrogativi. Sono più di 40 anni che una di quelle foto, quella che, rubando le parole a Gadda, più si avvicina alla “cognizione del dolore”  ancora oggi  pone  a tutti noi la domanda più straziante: chi mi ha ucciso? Mi riferisco alla foto di Massimo Capodanno che ritrae il cadavere di un bambino nelle acque di Ustica, dopo la strage. Quel bambino a distanza di quanrantadue anni di inchieste infruttuose e depistaggi chiede ancora a questo Paese giustizia, lo chiede insieme alle altre 81 vittime di quella tragedia. Questo molto sommariamente è stato il Cavaliere al Merito della Repubblica italiana Massimo Capodanno, un fotografo di talento, una persona affabile e sensibile, che lascia a noi, come tutti quelli che vivono la vita interrogandosi sul suo senso, un grande patrimonio di cultura e emozioni.

di Luigi De Rosa

Generico maggio 2022
Strage di Ustica, 27 giugno 1980, 81 vittime, ph.Massimo Capodanno

Link utili: http://lnx.massimocapodanno.it/

 

 

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