Piano di Sorrento, il Vescovo Mons. Arturo Aiello: “Pasquale vi porterà a Capri e voi lo porterete nel vostro cuore”

Piano di Sorrento. Mons. Arturo Aiello ha celebrato la Santa Messa di chiusura del mese di giugno nella Basilica di San Michele Arcangelo. Profonda e toccante la sua omelia: «Nella vita ci rimane impressa solo l’esperienza che è stata associata a un dolore, tutto quello che è attraversato dal dolore ha certamente futuro nella memoria, le altre cose ci sfuggono dalla mente. Il dolore è un fissativo, in qualche maniera eternizza.
Gesù nel Vangelo di domenica scorsa ci ha detto che “chi mette mano all’aratro e si volge indietro non è degno di me”. Nell’Antico Testamento la moglie di Lot si voltò indietro e divenne una statua di sale, non ebbe più un giorno di gioia. Voltarsi indietro è la nostra grande tentazione. Per gli sposati voltarsi indietro è andare a vedere quella ragazza di cui ero innamorato quando ero adolescente, magari si è in crisi coniugale e quel ricordo, quel numero di cellulare diventano una fuga.
Anche noi presbiteri, vescovi e diaconi a volte siamo tentati di voltarci indietro ripensando a quello che abbiamo lasciato. Sono nostalgia in qualche maniera umane ma anche molto pericolose.
In certi momenti noi da soli non vogliamo stare perché in certi momenti vorremmo essere almeno in due, perché quando c’è da operare una scelta o vivere un dolore ci raccogliamo quasi naturalmente superando anche quegli asti che attraversano le nostre giornate, la nostra quotidianità.
L’imperativo pronunciato da Gesù è: “Tu seguimi”. Sono io il maestro che decido per ciascuno la sua via. Ci sono momenti in cui finiamo con l’essere soli e non è il caso che tendiamo la mano perché è il momento di essere soli. Lo dico sempre ai maturandi per la celebrazione della notte prima degli esami che, se anche non ci fossero altri motivi ed altri valori a sostenere la solennità degli esami di maturità, di quegli esami basta la prima vera grande drammatica esperienza di solitudine. Il diciottenne sta lì davanti al foglio e inutilmente può avere 500 like sul cellulare, inutilmente i genitori stanno in ginocchio e inutilmente ha tanti amici. Ognuno è davanti ad una prova in maniera solitaria. Quella esperienza mi sembra molto educativa perché tante volte poi il giovane si troverà negli incroci, negli ingorghi e negli snodi della vita ad essere solo. Perché mettersi insieme, fare una rimpatriata, fare le cordate è bello ma la vita non è questo, la vita ti pone davanti alle scelte, davanti ai drammi, davanti a certe condanne da solo.
E se questo vale per le scelte della vita tanto più vale in questa relazione unica cui già facevo riferimento otto giorni fa quando vi ho commentato la frase di Gesù: “Mi ami tu più di costoro?”. Adesso a Pietro non deve importare di Giovanni. “Tu seguimi”. In qualche maniera si celebra anche un addio tra Pietro e Giovanni che costituiscono due figure simboliche nella storia della Chiesa primitiva perché Pietro è l’uomo dell’istituzione e Giovanni è l’uomo rappresentante la profezia, il carisma, cioè tutto quello che non si riesce a incapsulare dentro una formula, dentro le mura vaticane.
Ho pensato di ripercorrere con voi qualche momento, qualche immagine, alcune anche molto lontane. Ad esempio il 7 luglio 1979 quando i componenti del gruppo del “Ciao” con cui ero cresciuto mi vedevano qui, disteso davanti all’altare e avrebbero voluto interrompere la celebrazione dicendo. “Perché adesso te ne vai? Perché adesso ci separa questa meravigliosa balaustra settecentesca della nostra basilica? Dove stai andando? Ma noi siamo cresciuti insieme”. Anche io sentii un’affezione nei loro confronti ma abbiamo vocazioni diverse, come la vita poi ha chiarito. Poi penso al 28 novembre 2005 quando stavo davanti al mio Vescovo temendo che mi avesse convocato per un rimprovero ed invece mi sentii dire: “Ho dato il tuo nome per l’episcopato”. E poi l’8 maggio 2006 quando squillò il telefono è e qualcuno mi disse: “Il Nunzio vuole parlarti”. Il 10 maggio con Don Rito, allora diacono, partimmo in macchina. Partii da prete e tornai nominato Vescovo di Teano-Calvi.
Il 13 maggio ci fu l’annuncio e poi cominciò quel mese di giugno che fu il più difficile, come immagino lo sia stato per Pasquale. Quello in cui bisogna predicare, incoraggiare e invece nel cuore si ha la morte. Perché devo separarmi da questa comunità? Me lo chiedevo io e se lo sarà chiesto anche don Pasquale.
Qualcuno ha detto: “Forse è meglio non affezionarsi” perché ogni qualvolta ci affezioniamo poi qualcuno parte.
Come si legge nel “Piccolo Principe” è il tempo che rende la rosa la tua rosa. Voi vivete questo con i vostri figli, quando una persona parte, quando una volta i naviganti prendevano il mare a volte senza tornare più, quando parte una bara e quando si chiude un amore e noi ci chiediamo: “Ma allora è servito tutto questo affetto, tutto questo tempo?”. La risposta è sì, è servito. E noi continueremo ad affezionarci ed è questa la nostra grandezza, continueremo a affezionarci per poter dire addio. Dice il Piccolo Principe alla volpe: “E’ servito che siamo diventati amici, che ci siamo addomesticati, non sarebbe stato meglio restare distanti?”. Il parroco fa il parroco da lontano e noi i fedeli robotizzati senza sentimenti. Che cosa ci hai guadagnato? La risposta la conoscete tutti perché il Piccolo Principe lo abbiamo letto e riletto. La risposta è: “Il colore del grano”. Perché ogni qualvolta la volpe vedrà un campo di grano penserà al Piccolo Principe con i suoi capelli biondi e il campo di grano assume un plus di valore perché ci avvolge e si ammanta di una memoria che lo impreziosisce, altrimenti sarebbe un volgare qualsiasi campo di grano. E quella una qualsiasi rosa e non la mia rosa, quella per cui ho perso tanto tempo.
Pasquale vi porterà a Capri e voi lo porterete nel vostro cuore. Tornerà Pasquale da Capri? Non importa.
A volte vorremmo essere in tanti e invece siamo soli davanti ad una chiamata, ad un destino, a qualcosa che ci mette a parte meravigliosamente e drammaticamente.
“Vi amo perciò vi lascio”, detto alle pietre amate, quelle dell’infanzia, quelle del centro parrocchiale, quelle della basilica. “Vi amo perciò vi dico addio”, Lui mi conduce lontano da voi, lontano da me, lontano dagli infiniti naufragi di luce».