Piano di Sorrento, Salvatore Mare sulla Giornata del Marittimo: “Settore allo scatafascio di cui ci si ricorda un giorno all’anno”

26 giugno 2022 | 10:42
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Piano di Sorrento, Salvatore Mare sulla Giornata del Marittimo: “Settore allo scatafascio di cui ci si ricorda un giorno all’anno”

Piano di Sorrento, Salvatore Mare sulla Giornata del Marittimo: “Settore allo scatafascio di cui ci si ricorda un giorno all’anno”. Abbiamo chiesto a Salvatore Mare, ex consigliere comunale di Piano di Sorrento, di mestiere marittimo, cosa pensasse della Giornata del Marittimo. Riportiamo di seguito quanto ci ha detto.

I lavoratori del mare sono “Key worker”. Per chi non ne fosse a conoscenza, anche l’Italia, seppure tardivamente e solo in fase Covid-19, non poté fare a meno di riconoscere il marittimo quale “lavoratore chiave”. E lo fece in maniera formale, per bocca del ministro del governo “Conte 2” Paola De Micheli, dopo che con il decreto del 22/03/2020 il governo italiano aveva considerato (come potrebbe essere diversamente?) i trasporti marittimi “essenziali”.
Ma tutta questa formalità istituzionale e di intenti non trova riscontro nella praticità.
I marittimi, quando sono imbarcati, specie se all’estero o in navigazione, sono privati anche del diritto costituzionale riservato ai nostri cittadini iscritti all’AIRE, e che magari il paese natio lo vivono per i fatti di cronaca filtrati dai telegiornali stranieri o, più recentemente, dai social. Sì, mi riferisco al voto.
Forse, se si potesse esprimere il proprio parere politico in maniera più corporativa, si potrebbe ottenere un minimo di equità sociale e l’attenzione che il cluster merita.
Invece, nel corso degli anni, al marittimo sono stati sottratti i titoli professionali, eliminando di fatto lo stato maggiore della marina mercantile: capitani (sia di lungo corso, sia di macchine, maggiormente quelli superiori), ma anche i titoli non provenienti dall’istituto nautico (padroni marittimi, marinai autorizzati, meccanico navale, ecc.), sono stati spazzati via dal decreto del ministro Bianchi datato 30/11/2007.
In precedenza già si era perpetrata la sostanziale eliminazione della classe “comuni”, in particolare con l’utilizzo del doppio registro internazionale normato dalla legge 30/98.
Poi, nel nome di una sicurezza esistente solo sulla carta, si è di fatto privatizzata l’istruzione, il tutto completamente a carico del lavoratore senza possibilità di deduzione, né detrazione delle spese.
Una sicurezza non considerata nell’aumentare l’età pensionabile, non considerando i pericoli che possono derivare in una crisi emergenziale dove lavoratore maturo, generalmente molto meno preparato sia fisicamente sia psicologicamente, può essere un pericolo per sé e per gli altri.
Tutte regole riassunte in una marea di articoli e commi tradotti all’italiana dai codici internazionali, e mi riferisco in particolare all’STCW code, con interpretazioni tutte a discapito della Gente di Mare, dove la varie autorità marittime intendono a modo loro le normative, finanche nel numero delle marche da bollo necessarie per una semplice istanza.
Dei contratti in continuità di rapporto di lavoro ormai nessuno ne parla: sui turni particolari e sulla baraonda di quelli generali si preferisce stendere un velo pietoso e della riforma degli uffici e collocamenti della Gente di Mare, e che possano prevedere l’ormai diffusissima digitalizzazione, non v’é più traccia né al MIMS, né al governo, né al parlamento. Così come mai nessuno ha pensato di aggiornare e modernizzare l’unico documento che possa fare chiarezza e dare inequivocabilità: il regolamento per l’esecuzione del codice della navigazione.
Che dire poi del MIMS, già MIT, ma non più, ahinoi, ministero della marina mercantile, o ancora dell’istituto della cassa marittima, poi IPSEMA, ora INAIL.
Insomma un settore allo scatafascio che però si vuole ricordare nei fasti che furono, in un unico giorno dell’anno solare, dimenticando il conferimento delle medaglie d’onore per la lunga navigazione.
Inutile imbottire di retorica discorsi sul come eravamo, sul coraggio e della ricchezza economica della marineria che si trasformava in benessere per tutta la comunità e in particolare per noi popolo di navigatori della penisola sorrentina, ma consentitemi di considerare, anche a fronte dei sacrifici soprattutto in termini di vita umana che sono stati pagati, questa giornata del marittimo quale l’esatto palesarsi dell’ipocrisia umana e di chi ci governa.