“Anfitrione” prima nazionale al Museo Diocesano per “Il Gioco serio del Teatro “
Domenica 17 Luglio ore 21 l’Associazione Teatrale Arcoscenico metterà in scena lo spettacolo “ANFITRIONE “di Plauto con la regia Rodolfo Fornario.
Una grande prima nazionale come terzo grande appuntamento per la rassegna teatrale “Il Gioco serio del Teatro “ con la direzione artistica di Antonello De Rosa. Ad andare il scena l’Associazione Teatrale Arcoscenico con un testo classico “Anfitrione” scritto da Plauto ,per la regia e l’adattamento di Rodolfo Fornario . Gli interpreti della commedia saranno : Rodolfo Fornario (Giove) Ciro Girardi (Mercurio) Luciano Piccolo( Sosia) Ciro Scherma( Anfitrione) Antonella Quaranta ( Alcmena) Olimpia Panariello(Bromia)
Tito Maccio Plauto (in latino: Titus Maccius Plautus o Titus Maccus Plautus; Sarsina, tra il 255 e il 250 a.C. – Roma, 184 a.C.) è stato un commediografo romano e fu uno dei più prolifici e importanti autori dell’antichità latina e l’autore teatrale che più influenzò il teatro occidentale.
Egli fu esponente del genere teatrale della” palliata”, ideato dall’innovatore della letteratura latina Livio Andronico. Il termine plautino, che deriva appunto da Plauto, si riferisce sia alle sue opere sia ad opere simili o influenzate da quelle di Plauto.
L’Anfitrione (Amphitruo) è una commedia, in cinque atti e un prologo, scritta dall’autore latino Plauto presumibilmente verso la fine del III secolo a.C. e rappresentata, con molta probabilità, nel 206 a.C.L’opera trae il titolo da uno dei protagonisti, il comandante dell’esercito tebano Anfitrione, mentre gli altri personaggi sono gli dei Giove e Mercurio, i mortali Alcmena e Sosia, rispettivamente moglie e servo di Anfitrione, oltre a due personaggi di contorno: il pilota Blefarone e la serva Bromia.Amphitruo (Anfitrione) è l’unica opera di Plauto a soggetto mitologico: Giove, innamorato di Alcmena, approfittando del fatto che suo marito, Anfitrione, è impegnato nella guerra tra Tebani e Teleboi, si presenta nel suo palazzo sotto le spoglie dello stesso Anfitrione. Alcmena lo accoglie e gli si abbandona in una notte d’amore. Ma ecco giungere il vero Anfitrione, preceduto dal servo Sosia; l’incontro di costui con Sosia, vale a dire Mercurio, servo di Giove, è ricco di motivi comici. E ancora più sapido e scintillante di umori farseschi è il gioco tra il vero e il falso Anfitrione, gioco così abilmente sostenuto da Plauto da rendere difficile per lo stesso spettatore l’identificazione del vero marito di Alcmena. La commedia si scioglie con l’annuncio divino della nascita di due gemelli, cioè di un figlio di Anfitrione e del semidio Ercole, concepito dall’amore tra Alcmena e Giove.
Una commedia in cui gli equivoci, gli amori ed i sotterfugi, sono oggi come allora parte della nostra vita quotidiana.
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