Incendi sulle barche: le principali cause.
Vediamo anche da quello che sta accadendo proprio in questi momenti in Penisola Sorrentina, a Piano di Sorrento e Costiera Amalfitana, al largo di Positano, vicino all’isola dei Li Galli, come l’argomento sia di “scottante” attualità.
L’incendio, il peggior nemico della nave è sempre in agguato.
Ma non è colpa né del destino né dell’autocombustione. Sul banco degli imputati c’è soltanto l’utenza più distratta e superficiale.
Negli ultimi anni tra gli incidenti che possono accadere nell’ambito del mondo del diporto, l’incendio è in forte crescita, rispetto agli altri incidenti che possono verificarsi a bordo.
Il fenomeno costituisce un pericolo estremamente grave per le persone e per le cose e viene ricordato anche tramite un proverbio: “le navi temono più il fuoco che l’acqua”.
Nel 70 per cento dei casi, l’incendio si sviluppa mentre la barca è ormeggiata alla banchina ed è collegata alla rete elettrica di terra.
Detto ciò, bisogna non dimenticare quel 30 per cento di casi in cui l’incendio si sviluppa in mare aperto. Il fatto che tale circostanza escluda automaticamente la responsabilità dell’alimentazione di terra non significa affatto che il sinistro non abbia origine nell’impianto elettrico che, al contrario, resta – sempre statisticamente – il principale responsabile.
Seguono i problemi meccanici che provocano surriscaldamento, come quelli a carico delle turbine o quelli dovuti allo sforzo eccessivo di verricelli elettrici (nel qual caso, il problema meccanico ne innesca uno elettrico) e i comportamenti a rischio, come quelli che riguardano l’uso della cucina, il consumo di sigarette eccetera.
Ovviamente, questi ultimi mantengono tutta la loro pericolosità indipendentemente da qualsiasi altro fattore o circostanza (navigazione o sosta, mare aperto o porto, collegamento alla rete di terra o alimentazione autonoma eccetera).
SITUAZIONI A RISCHIO CAPACI DI INNESCARE UN INCENDIO
- Interventi hobbistico-amatoriali sull’impianto elettrico
- Aggiunta di utenze non controllate da interruttori magnetotermici
- Collegamento della barca alla rete di terra senza alcun controllo visivo
- Uso di stufette elettriche di tipo casalingo
- Uso di barbecue a carbone
- Valvole del gas lasciate aperte dopo l’uso della cucina
- Sigarette spente male
- Trafilaggi di oli lubrificanti o di combustibili in sala macchine
- Conservazione di carburanti in contenitori non idonei
- Mancanza di aerazione in sala macchine prima della messa in moto, soprattutto di motori a benzina
- Sforzo eccessivo e prolungato di verricelli elettrici (soprattutto salpancora)
Il fatto è che, in questi anni, la richiesta di energia è aumentata a dismisura. Frigoriferi, lavabiancheria, lavastoviglie, aria condizionata e chi più ne ha più ne metta: utenze che succhiano elettricità da tutte le fonti disponibili.
È, questo, il motivo per il quale, particolarmente sulle barche a vela, pure gli accumulatori – che forniscono la corrente continua a bassa tensione, eventualmente trasformata dagli inverter – sono sottoposti a uno stress assai elevato al quale si pensa di poter porre rimedio lasciando il compito ai caricabatterie che, collegati alla rete di terra o anche al generatore di bordo, possono tuttavia non essere all’altezza della situazione e diventare essi stessi causa di problemi più gravi.
Ecco, quindi, che all’errore umano originario, cioè quello di chi ha messo mano a un impianto elettrico senza avere tutte le competenze del caso, si aggiunge spesso anche quello dell’utente che, dopo aver collegato la barca alla 220 di banchina, la lascia completamente incustodita e se ne va a cena tranquillo.
Poiché l’incendio è uno di quei casi in cui il fattore tempo-di-reazione gioca un ruolo fondamentale, è alquanto evidente che una simile situazione di totale disattenzione possa portare facilmente alla perdita della barca e al grave danneggiamento delle unità ad essa vicine.
Se ne ricava che, quando è alimentata da terra, la barca non dovrebbe mai essere lasciata senza alcuna sorveglianza, anche se a bordo vi sono tutti i dispositivi di prevenzione e di estinzione degli incendi.
Fonte: Nautica.it