Parlamento, è già partita la corsa alle candidature. Sagristani da Sant’Agnello possibile candidato unico, incognita Di Prisco
Parlamento, è già partita la corsa alle candidature. Sagristani da Sant’Agnello possibile candidato unico, incognita Di Prisco . Positanonews lo ha anticipato con una intervista al sindaco di Meta Peppe Tito, il candidato unico per la Penisola Sorrentina dovrebbe essere il sindaco di Sant’Agnello Piergiorgio Sagristani, per lui sicuramente è un obiettivo a cui sta lavorando, ci sono punti critici come l’aver cambiato diversi partiti, l’inchiesta dell’housing sociale, ma la sua figura politica sembra essere quella individuata ed è anche la prova del nove per la famosa unione dei comuni della Penisola Sorrentina.
In quale partito si candiderà Sagristani? Molto probabilmente con la Meloni, che potrebbe essere una papabile presidente del consiglio, la prima donna della storia, ma non è facile. Sicuramente Fratelli d’ Italia è un partito in ascesa. Le mosse sono state giuste a livello locale, il rischio è che , come i precedenti, i politici della Penisola Sorrentina non pensano ai rapporti a Roma, che sono fondamentali, cosa che fanno, per esempio ad Agerola, che ha sempre espresso dei candidati , bisogna muoversi dalla “comfort zone” della Penisola . Tito, concentrandosi con i rapporti in Regione Campania, è riuscito a essere rieletto nella Città Metropolitana di Napoli anche senza l’appoggio di tutti. Ecco, appunto, siamo sicuro che non usciranno candidati a Vico Equense ( per esempio Gennaro Cinque ) a Massa Lubrense ( Lello Staiano ) e a Sorrento Luigi Di Prisco, che sembra si stia già muovendo in tal senso anche senza uniformarsi alle direttive del gruppo come ha fatto con Tito ? Di Prisco comunque non allineato potrebbe anche decidere di sostenere un altro candidato della Penisola, come Lello Staiano, se non ci sarà lui in prima persona. I sindaci? Probabile che siano tutti per Sagristani, ma ancora non c’è nulla di ufficiale.. quindi vedremo che succede, si correrà su due binari per l’unione dei comuni
Intanto è probabile che il voto ci sia il 2 ottobre, e non il 25, per la concomitanza della festa ebraica, ma o il 25 o il 2 i tempi sono ristretti . Solo in Italia ci piangiamo addosso per la caduta di un Presidente del Consiglio , sia come sia, sarà la Storia a giudicarlo, andiamo nel concreto.
Ecco cosa succederà nel frattempo Mario Draghi si è dimesso poco dopo le ore 10 di giovedì 21 luglio. Dopo quasi un anno e mezzo, precisamente dopo 523 giorni, il terzo Governo della corrente legislatura, dopo i due guidati da Giuseppe Conte, è caduto. E adesso cosa succede?
Cosa succederà fino al voto e cosa sono gli “affari correnti”
Il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, in un video ha spiegato che “il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, professor Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto”.
“Il presidente della Repubblica ne ha preso atto – conclude il video -: il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti“.
Mattarella scioglierà quindi le Camere, dopo aver sentito i presidenti di Camera (Roberto Fico) e Senato (Maria Elisabetta Alberti Casellati), ma il Governo potrà comunque emanare decreti legge, anche schemi di decreti legislativi e assolvere gli obblighi comunitari, ma con poteri spuntati.
Cosa farà Draghi nelle prossime settimane
In sostanza, Draghi parteciperà ai prossimi summit internazionali, rappresentando l’Italia.
Dopodiché incontrerà i sindacati per discutere, tra le altre cose, di cuneo fiscale e di salario minimo.In caso di emergenza economica, energetica o sanitaria, il Governo dimissionario sarà autorizzato a emanare decreti che tuttavia, come tutti i provvedimenti d’urgenza, andranno convertiti in legge entro 60 giorni.
Quando si vota
La prima data utile per far tornare gli italiani alle urne dovrebbe essere il 25 settembre, che però coincide con la vigilia del capodanno ebraico: solo una volta si votò durante una festività, nel 1994, quando Silvio Berlusconi vinse le elezioni.
Per consentire alle persone di religione ebraica di festeggiare, in tal caso si voterebbe anche il 26 settembre.
Per questo motivo è più probabile rinviare l’appuntamento elettorale di una settimana, convocando gli italiani il 2 ottobre.
Le elezioni, secondo la Costituzione, si indicono comunque con decreto del Governo entro 70 giorni dopo lo scioglimento delle Camere.