Al via la nuova campagna di scavi presso la Villa Marittima del Capo di Sorrento

27 agosto 2022 | 15:22
Al via la nuova campagna di scavi presso la Villa Marittima del Capo di Sorrento
Scavi archeologici presso la Villa Marittima del Capo di Sorrento
Al via la nuova campagna di scavi presso la Villa Marittima del Capo di Sorrento
Al via la nuova campagna di scavi presso la Villa Marittima del Capo di Sorrento
Al via la nuova campagna di scavi presso la Villa Marittima del Capo di Sorrento
Al via la nuova campagna di scavi presso la Villa Marittima del Capo di Sorrento
Al via la nuova campagna di scavi presso la Villa Marittima del Capo di Sorrento

Sorrento (NA) Presso l’area archeologica che delimita quella che fu una delle più belle Ville marittime di epoca romana mai costruite, che sorgeva al Capo di Sorrento, sono ripresi gli scavi, che ormai vanno avanti dal 2014, a coordinare i lavori il Professor Wolfgang Thomas Filser, dell’University of Copenhagen, che aveva già partecipato ai precedenti lavori con l’Università Humboldt di Berlino (Istituto di Archeologia Dipartimento di Archeologia Classica Istituto Winckelmann) sempre con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli. Gli scavi di questi anni hanno permesso di raccogliere notizie sempre più complete sulla villa, la sua estensione, il numero di stanze, terrazzamenti, cisterne, ninfei, camere, moli d’attracco, piscine etc. Le sorprese e le scoperte non sono mancate, la più esaltante in ordine di tempo è quella datata Primo ottobre 2021*, allorché il ritrovamento di alcune tegole con il bollo di fabbrica intero o parzialmente conservato, che indicavano una connessione con la gens Iulia, fece supporre che la villa fosse di proprietà di un importante patrizio legato alla famiglia di Cesare, almeno per quanto riguarda l’approvvigionamento di materiali da costruzione, poiché spesso i proprietari delle ville coincidevano anche con quelli delle fabbriche. Dunque stando a quanto emerso si potrebbe supporre che la proprietà della Villa da sempre attribuita ad un certo Pollio Felice amico del poeta latino Publio Papinio Stazio, sia invece di un potente patrizio appartenente all’antichissima gens Iulia, di cui fanno parte alcuni tra i personaggi più influenti dello Stato, e di cui viene esaltata leggendariamente a più riprese la discendenza divina attraverso l’asse Venere-Enea-Iulo. Attualmente l’attenzione dell’equipe di archeologi si è spostata sul quadriportico, uno dei punti più panoramici dell’antica Villa. Al contrario di come ci potrebbe far pensare un raffronto con le fonti meramente letterarie, la villa non era considerata soltanto un edificio di lusso nel quale trascorrere i momenti lontani dalle attività lavorative e politiche, bensì un’entità produttiva su vasta scala, organizzata in modo paragonabile ad un’azienda agricola del periodo pre-industriale, come apprendiamo dalle fonti (Columella “De Villa Perfecta” e Varrone). Sostanzialmente, in questa area, si impiantarono due tipi di ville, entrambe molto redditizie: le ville rurali vere e proprie, con introiti provenienti dai fondi agricoli, e le ville marittime, con introiti provenienti dalle piscinae marittimae e dai vivai per i frutti di mare (ostriaria). Se da un lato è vero che le ville erano utilizzate dai proprietari come luogo di “otium”, come riportato da Cicerone ed Orazio, ed erano di conseguenza curate esteticamente come un gymnasium greco, d’altra parte va tenuto in considerazione che alla parte destinata al “lusso”, la “pars urbana”, era destinato uno spazio sensibilmente ridotto rispetto all’area produttiva della villa stessa: la “pars rustica”. La pars urbana, inoltre, non era destinata soltanto al riposo e al divertimento del proprietario, ma vi si intrattenevano anche tutte le relazioni commerciali, come una sorta di sala di rappresentanza. I personaggi di un certo riguardo e i possibili acquirenti venivano ospitati, spesso, nelle lussuose strutture della villa stessa, data la difficoltà e la grande durata degli spostamenti e, interesse del padrone, era quello di mostrare l’ottimo stato di salute delle strutture produttive: in quasi tutte le ville, infatti, è presente un loggiato o un portico con vista sui campi, nel caso di ville agricole, o sulle piscine, nel caso di ville marittime, da cui è possibile ammirare la bellezza del “fructus”, del prodotto, e l’incessante lavoro degli schiavi. Personalmente fa piacere rivedere la stessa passione che caratterizzò il lavoro dell’archeologa Paola Zancani Montuoro e dello studioso Mario Russo, scopritore dell’epigrafe rupestre osca di Punta Campanella (1985), in questi giovani studenti europei. La Villa Romana che domina dal I sec. il promontorio del Capo di Sorrento rappresenta un patrimonio archeologico di inestimabile valore che va tutelato, per questo non mi stancherò mai di invitare ospiti italiani,stranieri e residenti, che ne possono godere la bellezza gratuitamente, ad averne rispetto e ad adoperare l’area ecologica messa a disposizione dal Comune di Sorrento per il conferimento dei rifiuti, troppo spesso, specialmente d’estate, tra i ruderi ho verificato l’abbandono di lattine e spazzatura varia, un comportamento incivile e intollerabile.
A cura di Luigi De Rosa

Per ulteriori approfondimenti è disponibile la pubblicazione online: La Villa Maritima del Capo Di Sorrento. Ricerche dell’Istituto Winckelmann, Humboldt-Universität zu Berlin A. Coralini (ed.), Extra Moenia Abitare il territorio della Regione vesuviana, 202, Wolfgang Thomas Filser, Bernhard Fritsch, Rosaria Perrella, Will Kennedy, Michaela Reinfeld e Christoph Klose.

*(La Repubblica 1 ottobre 2021; articolo di Mariella Parmendola)

Generico agosto 2022

Come narra un’antica leggenda perfino le Sirene, di notte, planavano sui vigneti della Villa del Capo di Sorrento per assaporare i grappoli di un uva con la quale si produceva il pregiato vino di Sorrento citato in numerose opere di Strabone, Plinio ed Orazio (nella foto particolare di un’anfora attica del V secolo a.C.)

Generico agosto 2022

Affresco della cappella di San Brizio raffigurante il poeta Publio Papinio Stazio amico di Pollio felice. L’opera è di Luca Signorelli posta nel Duomo di Orvieto.