Il 26 agosto ricorre la giornata mondiale del cane, quindi è l’occasione giusta per raccontare la storia del cane Breton, un cane che in passato certamente ha avuto una casa, ma che oggi è un vagabondo. Breton infatti da un ‘po di tempo vive libero nelle zone alte del piccolo borgo di Minori, grazie ad un residente di buon cuore che gli ha dato da mangiare, ma senza poterlo accogliere stabilmente in una vera e propria casa.
A molti minoresi sarà capitato d’incontrare Breton nelle strade interne del paese, soprattutto in quelle alte, meta usuale dei camminatori locali. È proprio un bel cane, è privo di microchip, ed al momento è con i volontari dell’ENPA distrettuale, che lo hanno soccorso la settimana scorsa per strada.
Rincorreva un’auto con a bordo una cagnetta che evidentemente aveva adocchiato in precedenza, e nel farlo si era lacerato una zampa, che gli è stata prontamente ricucita dal veterinario. Chissà forse credeva di aver trovato oltre ad una compagna anche una nuova famiglia!
Adesso l’obiettivo è quello dell’adozione vera e propria, cioè di una nuova casa, altrimenti non resta che riportarlo dov’era, anche se possibilmente a condizioni differenti.
Esaminiamo allora quali sono le possibilità per farlo offerte dalla Legge 281, che ha come caratteristica, di essere una “legge quadro” che detta cioè solo delle linee guida generali: prescrive esplicitamente, infatti, che siano le singole Regioni a normare in materia di tutela degli animali con proprie leggi autonome. Dopo il 1991, anno di promulgazione, ogni Regione ha provveduto quindi ad emanare una propria legge sul benessere animale, specifica per il proprio territorio e per le sue caratteristiche.
La Campania ha espresso un principio importante con la Legge 3 del 2019 cge stabilisce che “al cane si riconosce il diritto di essere animale libero, se si accerta la non sussistenza di condizioni di pericolosità per uomini animali e cose. I Comuni provvedono a disciplinare le condizioni per il riconoscimento di cani liberi accuditi…Il cane libero accudito, dopo la sua sterilizzazione e il relativo censimento, è reintrodotto nella zona esatta da dove è stato prelevato”.
Come si diventa cane di quartiere?
L’iter per essere riconosciuto come cane di quartiere, ovvero cane libero ed accudito, non è particolarmente complesso: è necessario è che vi sia un’associazione o qualche cittadino che ne facciano richiesta all’amministrazione, che dopo aver accertato che sussistano i requisiti, provvederà a censire il cane, sterilizzarlo e legittimare la sua presenza su quel territorio. Questi cani dunque, non sono abbandonati a sé stessi, ma vi sarà sempre qualcuno che ne monitorerà la presenza, lo stato di salute e le sue condizioni di benessere.
Un cane di quartiere si riconosce facilmente: è un individuo che vive in perfetta armonia col proprio territorio. Appare calmo, rilassato e non mostra segni di inquietudine, e da ciò si può facilmente desumere che si trova in agio nel proprio territorio.
Un cane vagante non è da considerare immediatamente come un allarme, tale da allertare subito canili e forze dell’ordine, dando per scontato che sia sicuramente un pericolo per gli altri e per sé stesso.
Ci sono storie belle di tanti cani di questo tipo, spesso raccontate anche dai media, che testimoniano un altro modo di vedere il cosiddetto randagismo che, alle volte, può essere bello, perfino emozionante.
Sono le storie di cani di quartiere, quella ad esempio di Nerone, il cane “sindaco” di Castellammare di Stabia, o quella di Bud e Spencer, che purtroppo sono poi finiti in canile, o dell’iniziativa del deputato D’Ambrosio di posizionare delle casette distributrici di cibo ed acqua per i randagi del Comune di Andria, giusto per citarne alcune.
Specialmente nelle regioni del centro-sud Italia, capita di imbattersi con cani di quartiere. Li si può incontrare sdraiati all’entrata dei supermercati, all’ingresso, o addirittura dentro alle chiese, in pianta stabile sotto ai tavoli di bar e locali che vendono street food. A volte sulla soglia delle più disparate attività commerciali: dai meccanici alle lavanderie a gettone, fino ai più scontati macellai.
A volte passano il loro tempo sonnecchiando in piazza, altre volte gironzolando nella più tranquilla area verde cittadina. Quello che li accomuna è la loro grande capacità di strappare ai passanti una carezza ottenendo talvolta pure qualcosa da mangiare.
Essendo quindi ancora ampiamente presenti molti cani liberi, occorre pensare a delle possibilità, alternative al canile, che il più delle volte risulta oneroso e poco gestibile per i problemi di sovraffollamento, e fare spazio a possibilità alternative che possano soddisfare anche esigenze diverse.
Dopo aver ufficializzato le colonie feline, è arrivato il momento di riconoscere finalmente anche il cane di quartiere, o come nel caso di Breton, il cane di paese…