Intervista a Fortunato Calvino

28 agosto 2022 | 20:31
Intervista a Fortunato Calvino

“Cerco di portare in scena la vita con le sue contraddizioni, il bene e il male, l’oscurità e la luce, ma soprattutto la speranza di un domani migliore”.

Si aggirava per Piazza Lauro come un turista qualunque, con la sua aria sorniona ma lo sguardo osservatore delle persone dall’intelligenza acuta. Il famoso drammaturgo e regista partenopeo Fortunato Calvino non è di persona noto al grande pubblico perché raramente gli autori si impongono con la loro immagine come invece gli attori, ma le sue opere hanno nutrito l’immaginario di generazioni e continuano a farlo. “Maestro, è proprio lei?”. Calvino è in vacanza a Sorrento ed è occasione ghiotta per intervistarlo. Fortunato Calvino (Napoli, classe 1955) è una figura carismatica e autorevole del teatro contemporaneo, pluripremiato grazie alle sue opere di notevole valore sociale e civile, ma come tutti i veri grandi è una persona semplice, quasi umile. Dopo una lunga esperienza come filmaker e regista negli anni ’80, esordisce come autore teatrale nel 1990 con “La Statua”, poetico testo che vede due barboni lottare per l’amore di una statua soprannominata Maria, metafora di una Napoli ormai spenta da un incantesimo crudele, ma da amare e proteggere per farla rinascere. In pochi anni Calvino si impone come una realtà importante del teatro italiano. Con “Cravattari” (nome col quale vengono definiti gli usurai a Napoli), del 1994, in cui descrive il dramma dell’usura che soffoca l’economia e riduce alla disperazione le esistenze, vince il Premio Giuseppe Fava 1995, il Premio Girulà 1996, il Premio Speciale Giancarlo Siani 1997. Altri importanti premi per “Maddalena”, che racconta la storia di una malata di mente e le sue difficoltà di reinserimento dopo l’esperienza del manicomio: Premio Enrico Maria Salerno 1996 e Premio Teatri della Diversità 2001. Con “Malacarne”, dei primi anni 2000, si aggiudica il Premio Calcante (SIAD) 2002, il Premio Girulà per la migliore regia a Carlo Cerciello 2003 e il Premio Girulà a Maria Luisa Santella come migliore attrice non protagonista 2006. Altri suoi testi famosi: “Adelaide”, Premio Girulà ad Imma Piro come migliore attrice non protagonista 2005; “Lontana la città”, finalista al Premio Riccione 2005; “Madre Luna”, in anteprima mondiale all’Italian Seasons di Londra diretta da Mariano d’Amora nel 2008; “Cuore nero”, Premio Calcante (SIAD) 2009 e Premio Girulà come miglior attore giovane 2009 a Ivano Schiavi. Il Maestro ha accettato l’invito ad un caffè e inizia la mia intervista.

E’ LA PRIMA VACANZA CHE PASSA A SORRENTO?

Si! Anche se la conosco bene e m’incanta ogni volta che vengo. Inoltre sono stato qui spesso per lavoro; ho portato in scena più volte “Cravattari”, spesso in rassegne dedicate agli studenti, e ho presentato un mio libro, che era una raccolta di miei testi teatrali, pubblicato da Bulzoni Editore, dal titolo: “Teatro”. Questa vacanza mi ha fatto scoprire una Sorrento affollata di turisti e ho anche lavorato a un nuovo testo teatrale.

QUESTA È UNA NOTIZIA INTERESSANTE, UN TESTO NATO A SORRENTO! PUÒ ANTICIPARCI QUALCOSA SULL’ARGOMENTO?

Non ho ancora completato la stesura, ma spero di poterlo portare in scena in un prossimo futuro proprio a Sorrento. Sicuramente nei prossimi mesi tornerò qui per lavoro.

SARÀ UN PIACERE RIVEDERLA! MI PIACEREBBE ORA RIPERCORRERE ASSIEME LE TAPPE PIÙ IMPORTANTI DELLA SUA INTERESSANTE E PROLIFICA CARRIERA, COSTELLATA DI TANTE SODDISFAZIONI E SUCCESSI. PARTIAMO DALL’INIZIO. QUANDO È NATA LA SUA PASSIONE PER IL TEATRO?

Sono figlio di teatranti. Mio padre, Ciro Calvino, che lavorava nella compagnia dei fratelli Maggio, mi ha trasmesso la passione del teatro. Ma poi autonomamente, a 18 anni, ho iniziato il mio percorso artistico, coltivando parallelamente una forte passione sia per il teatro che per il cinema. Negli anni ’70 ho fatto varie esperienze con piccoli gruppi teatrali lavorando su testi di Ettore Petrolini, Palazzeschi. Contemporaneamente, come aiuto regista ho avuto la fortuna di lavorare con registi importanti come Ugo Gregoretti, Gianfranco De Bosio, che mi hanno dato la possibilità di imparare il mestiere. Negli anni successivi ho conosciuto Lucio Amelio, grande gallerista, che mi invitò in una rassegna da lui organizzata al Goethe Institut di Napoli con spettacoli sperimentali. Era il 1981. Io portai un lavoro che univa insieme cinema e teatro, dal titolo “Napoli centrale…si Batte”. Il giorno dopo ricordo c’era Mario Martone con il suo gruppo Falso Movimento con “Tango Glaciale”. Nel 1982, nell’ambito di Estate a Napoli, organizzai la Rassegna Giovane Cinema Campano. In seguito ho conosciuto la grande Luisa Conte e per quattro mesi ho lavorato al Teatro Sannazaro in un testo di Gaetano Di Maio che fu un grande successo, “A verità è zoppa ‘e solde so’ ciunche e ‘a fortuna è cecat”, prima come aiuto suggeritore e in seguito in piccoli ruoli nella commedia. Oltre la Conte, in compagnia c’erano Pietro de Vico, Carlo Taranto, Gennarino Palumbo, Olimpia Di Maio e tanti altri bravi attori, quella è stata per me una grande scuola. Nel 1985 debutto ufficialmente nel bel teatro Sancarluccio di Napoli con “La Signorina Margherita”, di Robert Athayde, con una strepitosa Paola Fulciniti. Lo spettacolo ebbe un grande successo ed è stato più volte ripreso, fino al debutto al Teatro la Scaletta di Roma. Questo grande teatro aveva più sale, in quella più grande in simultanea con noi c’era Italo Moscati, che venne a vederci e in seguito mi affidò la regia di un suo testo teatrale.

COME NASCONO LE TEMATICHE DELLA SUA DRAMMATURGIA? OPERE APPASSIONATE E CRUDELI MA ANCHE POETICHE ED ISPIRATE, IN CUI AFFRONTA IN MODO DIRETTO ARGOMENTI EMERGENTI E SCOTTANTI: USURA, EMARGINAZIONE SOCIALE, VIOLENZA SULLE DONNE, MALAVITA E SOPRAFFAZIONE, SOLITUDINE LACERANTE, DOLORE PER L’IMPOSSIBILITÀ DI FUTURO, INCOMUNICABILITÀ, DERIVA E RISCATTO.

Inizialmente, mi sono dedicato soprattutto alla regia teatrale portando in scena autori poco rappresentati a Napoli come Manuel Puig (“Il Bacio della donna ragno” 1989), Rainer Werner Fassbinder (“Gocce su pietre roventi”, 1992, “Le lacrime amare di Petra von Kant” 1997). All’epoca, nacque con il Goethe Institut una collaborazione che è durata più di dieci anni e mi ha permesso di portare a Napoli la migliore drammaturgia tedesca. Nel 1992, ho portato in scena un testo di Annibale Ruccello “Anna Cappelli” che siamo arrivati a rappresentare anche a Londra, al Riverside Studios, insieme a un mio testo “Madre Luna”. Dopo molte regie con testi di autori diversi fra loro, ho sentito il bisogno di portare in scena tematiche a me molto care come la diversità, la criminalità, il disagio, le disuguaglianze e le discriminazioni. E’ stato nel 1990 che al Teatro Nuovo di Napoli ho debuttato come autore e regista con il testo “La Statua”, con le musiche di Enzo Gragnaniello. Superata la prova con un grande successo, ho iniziato a lavorare a varie tematiche sociali con testi quali: “Maddalena” (Legge Basaglia), “Geltrude” (incesto familiare), “Cravattari” (dramma dell’usura), che vanta oltre 1550 repliche fino ad oggi. Il passaggio da regista ad autore ha richiesto molto impegno e scavo interiore, per tirar fuori emozioni e riflessioni profonde su tematiche a volte scomode, impegnative, ma che mi hanno dato un grande riscontro di pubblico e di critica. Parlo anche di testi come: “Cuore nero 2009” (l’amore omosessuale nella camorra), “Pelle di seta 2019” (storia di un trans alcolizzato, che ha ricevuto una Menzione speciale al Premio “Carlo Annoni” Milano). Mi sono dedicato a portare in scena il male, ma anche una Napoli coraggiosa che sa ribellarsi ad ogni forma di sopruso e degrado. Molti dei miei testi hanno come protagoniste figure femminili (Maddalena, Geltrude, Adelaide, Rituccia) perché mi interessa molto approfondire il ruolo della donna nella società. Ho trattato il tema della violenza sulle donne in “Ordinaria violenza”. Sulla diversità ho scritto nel 2013 “Vico Sirene”, uno spaccato del mondo dei trans e dei femminelli. Nel 2015 la professoressa Patricia Bianchi ha riunito diversi autori per realizzare un progetto ambizioso “Scrittori per Eduardo”, in cui riscrivere i testi del grande autore trovando anche un finale diverso. Io ho scelto il personaggio della bambina di Napoli Milionaria “Rituccia” che nel mio testo ho portato ai giorni nostri, spettacolo che ho presentato al Napoli Teatro Festival del 2015. Rituccia è la figlia malata di Amalia in Napoli Milionaria, che rischia di morire senza un medicinale che non si trova. Ne è nato un testo autonomo e nello stesso momento un omaggio al grande Eduardo De Filippo. Nel lavoro evoco l’orrore della guerra, la disperazione della popolazione ma anche una solidarietà che Rituccia nel suo vivere da adulta non trova più.

TRA GLI INNUMEREVOLI PREMI E RICONOSCIMENTI RICEVUTI, CE N’È QUALCUNO CHE LE STA PARTICOLARMENTE A CUORE?

Sicuramente quelli tributati a “Cravattari”, che continua ad avere riconoscimenti. Per la mia drammaturgia ho ricevuto il “Premio Annibale Ruccello 2014”, e sempre nello stesso anno il premio “Concetta Barra”. Nel 2020 al Piccolo Teatro di Milano ho ricevuto il Premio di Drammaturgia Internazionale “CARLO ANNONI” per il testo: “La Resistenza negata”, che parla del ruolo che ebbero le donne e i femminielli durante le quattro giornate di Napoli e che ha debuttato in prima nazionale il 12 e 13 giugno al Campania Teatro Festival 2021.

SO CHE ALCUNI STUDENTI HANNO FATTO LA TESI DI LAUREA SUL SUO TEATRO. COSA SI PROVA AD ESSERE UN PUNTO DI RIFERIMENTO, UN’ICONA PER I GIOVANI?

Le tesi di laurea sulla mia drammaturgia mi onorano. Sono tesi che provengono da varie città dell’Italia e anche dall’estero come quella giunta dal Belgio “La Camorra napolitaine dans l’oeuvre de Fortunato Calvino” di Mélissa Zat che ha ricevuto il premio “Tesi di laurea” del MIBACT e SIAD al teatro Argentina di Roma. Queste tesi mi hanno molto gratificato e mi hanno dato un segno tangibile che sono sulla strada giusta nella mia ricerca drammaturgica, per lasciare una traccia per le generazioni che verranno a testimonianza e memoria di un’epoca difficile. Ho sempre avuto a che fare con i giovani tenendo corsi di teatro e di scrittura teatrale presso L’Università Federico II di Napoli. Mi interessa molto anche portare i miei testi nelle scuole per veicolare messaggi educativi per i giovani.

UNA CARRIERA RICCA DI OPERE CHE LASCIANO UN SEGNO, HA SCRITTO PIÙ DI 35 TESTI TEATRALI…

E non tutti sono stati rappresentati. Quando con Cravattari ho iniziato a ricevere il consenso del pubblico e della critica e i premi, ho avuto paura di non riuscire a replicare più tanto successo. Ma poi ho capito che non dovevo per forza ripetere il suo successo e sono andato avanti e per fortuna sono ancora qui, a scrivere con determinazione su alcune tematiche non facili ma che per me è necessario trattare. Avere successo con il primo testo è stato determinante per acquisire una credibilità ma la parte più difficile è attraversare una vita e scrivere anno dopo anno testi che ricevano nuovi consensi.  Successi che non possono essere pianificati a tavolino, io scrivo come rispondendo a un impulso interiore e il confronto con il pubblico è ogni volta un esame per me, e sono naturalmente felice del consenso che ricevo. Qual è la strada giusta? Il modo in cui si tratta un argomento, e come sai guardare avanti. E quello che mi fa piacere è vedere tante compagnie che mi chiedono un mio testo. E’ per me una forte spinta a continuare a scrivere ma senza forzare la mia creatività, con calma e senza disperarmi se un giorno la pagina resta in bianco.

GLI ELEMENTI DOMINANTI DELLA SUA DRAMMATURGIA SONO MOLTEPLICI: IL RICHIAMO AL TEATRO CIVILE, LA DESCRIZIONE DI QUELLA PICCOLA DELINQUENZA CHE CREA LE FONDAMENTA SOLIDE DI UNA MALAVITA BEN PIÙ ORGANIZZATA, LE DONNE, SPESSO MALTRATTATE E PORTATRICI DI MESSAGGI IMPORTANTI, L’ALLONTANAMENTO VIOLENTO DALLE PROPRIE RADICI E LA NECESSITÀ DI EVADERE ATTRAVERSO LA FANTASIA, IL DOLORE DELL’IMPOSSIBILITÀ DI VIVERE ED ESSERE FELICI, LE PRIGIONI COSTITUITE DAI PROPRI STEREOTIPI. COME DEFINIREBBE “IL SUO TEATRO”?

Non amo le etichette, ogni testo richiede una sua ricerca, un suo modo di essere rappresentato specifico e che sia interessante per il pubblico. Una chiave di lettura teatrale alla fine la trovo sempre. Ho affidato i miei testi anche ad altri registi come Carlo Cerciello, Stefano Incerti, Franco Però e lì ero curioso di vedere la loro chiave di lettura del testo e come l’avrebbero messo in scena. Oggi il teatro dopo la parentesi terribile del Covid ha riaperto le sue sale e il pubblico è tornato a teatro. Questo non può che renderci felici non solo come operatori ma come comunità civile. Ecco, il mio teatro è portare in scena la vita con le sue contraddizioni, il bene e il male, l’oscurità e la luce, ma soprattutto la speranza di un domani migliore. Ogni sera, anche se è la decima replica, io la vivo con l’emozione di sempre: il cuore batte forte quando il sipario si apre nel silenzio assoluto della sala buia.

CI PUÒ PARLARE DEL SUO ATTUALE DEBUTTO NELLA NARRATIVA?

Ho ritrovato dopo anni alcune pagine dove avevo scritto in breve una storia. Appena sei fogli, e mi sembravano sufficienti per contenere la mia storia, così lì ho lasciati per anni sul fondo di un baule. Solo due anni fa rileggendoli per caso ho iniziato a lavorarci di nuovo, fino a sviluppare un racconto di quasi cento pagine e arrivare alla pubblicazione. Di questo devo ringraziare Diego Guida, che ha creduto nella storia. E Gabriela Lami per la presentazione al libro e l’autore della copertina che è un sorrentino il M° Paolo Foti.

DI COSA PARLA?

E’ un viaggio nei misteri della memoria di Napoli, città ricca di storia che nasconde i segreti di donne e uomini del passato. Nelle notti oscure le “presenze” si riversano nelle vie e nelle piazze, affollano i sogni di tanta gente e li portano in luoghi sconosciuti da cui non riescono più a tornare indietro.

INTERESSANTE! SONO GIÀ PREVISTE DELLE PRESENTAZIONI DL LIBRO? E DOVE?

Sono previste presentazioni a Salerno, a Napoli e spero anche qui a Sorrento…

E IL TEATRO?

Sono due mondi diversi…se questo per me è un debutto nella narrativa non significa che non scriva più testi per il teatro. Intanto il libro sta andando bene ed è già un bel risultato sapere che tante persone mi dedicano un po’ di tempo leggendo il primo e forse non ultimo racconto…

ALLORA CI SARÀ UN SEGUITO PER QUESTA STORIA?

Forse, intanto mi godo gli ultimi giorni di vacanza in questa terra magnifica che è Sorrento!

GRAZIE MAESTRO! ABBIAMO TUTTI BISOGNO DI PERSONE DI ALTO SPESSORE CULTURALE E UMANO COME LEI!