La Festa Patronale di San Bartolomeo il 24 agosto unisce due luoghi particolari: l’isola eoliana di Lipari e l’Irpinia di Greci-Katundi

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La religione nella storia umana ha sempre rappresentato un collante in ogni cultura, diventando bagaglio di tradizioni ed attrattive, anche per chi proviene da luoghi, fedi e professioni diverse.

Ogni comunità, soprattutto nel nostro meridione, prega qualche santo, al quale rende grazie in giornate di festa particolari che diventano appuntamenti fissi annuali da non perdere sia per chi crede sia per chi, più semplicemente, vuole conoscere culture locali ed osservare con ammirazione come sacro e profano, unendosi, possono creare atmosfere uniche e cariche di emozione.

Il 24 agosto è la festa Ufficiale di San Bartolomeo, che è patrono delle Isole Eolie, che raccoglie a Lipari i fedeli di tutte le isole: istituita nel VI secolo, si svolge a Marina Corta, con la processione della statua del Santo con il “vascelluzzo”, reliquiario d’argento di eccellente fattura dell’oreficeria palermitana di 2.30kg di oro e argento, al cui interno troneggia la preziosa teca contenente il “frammento di pelle” e la statuetta, entrambi portati a spalla dalle varie confraternite, che si conclude con gli spettacolari fuochi d’artificio sul mare.

Il protettore delle Isole Eolie viene festeggiato dagli isolani tre volte all’anno: il 13 febbraio per la traslazione del Corpo, il 5 marzo perché i contadini nel 1823 scamparono alla pestilenza, ed il 16 novembre per lo scampato pericolo del terremoto del 1824.

La storia di San Bartolomeo è singolare: apostolo di Gesù e grande divulgatore della parola di Cristo, si spinse a diffondere il Vangelo fino in India, Azerbaigian e Mesopotamia. Fu durante le sue predicazioni in Siria o forse in Armenia, che venne imprigionato e scuoiato vivo dai pagani, che ne chiusero le spoglie mortali in un sepolcro. Tale era la devozione che esercitava sulle popolazioni, che gli idolatri preferirono liberarsi delle sue spoglie buttandole in mare in un sarcofago di piombo.

La cassa però non si inabissò e trasportata dalla corrente giunse fino a Lipari, dove il vescovo Agatone ne dispose la sepoltura su cui fece erigere una cattedrale.

In Campania invece, San Bartolomeo è il patrono dell’unico paese italoalbanese della regione: Greci, Kumana Katundit, dal latino Graeci, ossia greci, in riferimento alla popolazione greco-bizantina dalla quale ha avuto origine il borgo. E’ un paese di antiche tradizioni arbëreshë in provincia di Avellino che ha conservato immutato nei secoli l’antica lingua arbëreshë, la cultura, i costumi e le varie tradizioni degli antenati.

Nel XV secolo si assistette ad una massiccia migrazione di popolazioni albanesi provenienti dai Balcani, chiamate arbëreshë, a seguito del condottiero Giorgio Castriota Scanderbeg, che nel 2459 giunse in aiuto di Ferdinando I Re di Napoli, contro il rivale Giovanni d’Angiò.

In segno di gratitudine il re concesse agli esuli albanesi di fondare un borgo, anche perché lì, avrebbero potuto vigilare sui vicini insediamenti di origine e lingua Franco-Provenzale, Faeto e Celle San Vito, sempre fedeli agli angioini. È singolare tra l’altro che anche questi due borghi tutt’ora continuino a conservare intatte la lingua e le loro inedite tradizioni provenzali.

A Greci-Katundi, la festa patronale del 24 agosto, costituisce un evento religioso e culturale di grande interesse per la comunità.

In tale occasione viene rappresentato dagli abitanti, il Dramma Sacro di San Bartolomeo Apostolo, una rielaborazione teatrale del martirio, che affonda le proprie radici nel Medioevo.

Nel XIX secolo, il dramma fu messo in versi dall’Abate Luigi Lauda, in una prima edizione stampata nel 1881, ripubblicata nel 1941 a New York ad opera di emigranti grecesi. L’opera si compone di cinque atti e narra dell’arrivo di San Bartolomeo in Armenia, della conversione del re Polimio, della cattura del Santo da parte del fratello di Polimio, l’usurpatore Astiage che, istigato dai sacerdoti locali, condanna al martirio l’Apostolo. Infine del duello tra Polimio ed Astiage, della morte di quest’ultimo e della definitiva conversione del regno al cristianesimo. Il dramma si conclude con l’apoteosi del Santo.

A rendere omaggio a San Bartolomeo, un concerto di campane in ricordo di un miracolo avvenuto ad alcuni grecesi che lavoravano in miniera ed i fuochi d’artificio che concludono la Festa.

Cime a Lipari, anche questo un autentico spettacolo, di grande impatto emotivo e di struggente scenicità.

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