Meta. Santa Maria del Lauro. Aspettando la mostra dei tesori
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In attesa della mostra dell’arte e dei tesori della Basilica di Santa Maria del Lauro, in programma per il 20 agosto 2022, pubblichiamo un recente lavoro apparso sulla rivista Ananke, a cura di Valentina Russo e Stefania Pollone, della facoltà di architettura dell’Università Federico II. Federica Marulo, santanellese doc ha pubblicato uno studio dedicato alle cupole, approfondendo la costruzione e il restauro di quella di Santa Maria del Lauro e inserendola nel panorama campano.
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Ananke Speciale 91 Cupole murarie tra XV e XVI secolo
a cura di Russo, Valentina, Pollone, Stefania
ESPERIENZE COSTRUTTIVE IN PENISOLA SORRENTINA. LE CUPOLE DELLA BASILICA DI SANTA MARIA DEL LAURO A META DI SORRENTO FEDERICA MARULO
Abstract: The basilica of Santa Maria del Lauro in Meta (Naples) is o centuries-old structure that over time undetwent severa! tronsformations. The fifth reconstruction of the religious building, which look piace in the second holt of the 16th century, is porticularly interesting to investigate. Aoart from some chonges due to restorotion work, ils current stnicture, with the chorocteristic domes, dotes bock to that period. As pari of o wider research, this poper aims ot deepening the knowledge obout the events reloted to the construction of 16th-century dome structures in Ihe Sorrento Peninsulo, of which the building artalyzed represents o relevont case study. Stoffing from a brooder &once on the whole building, the poper highlights the diachronic evo/ution of the domes in their materkaf conditions through the crossreading of bibliogrophicol and orchivaf sources.
La basilica di Santa Maria del Lauro in Meta (Napoli) si colloca nella parte terminale del crinale di Montechiaro, segnando formalmente l’ingresso in Penisola sorrentina. Tale configurazione urbana rappresento una caratteristica distintivo della fabbrico sin dalle sue origini. Le fonti locali concordano nel sostenere che l’odierna basilica sia sorto sulle fondazioni di una più antico costruzione sacro, probabilmente un sacello o una piccolo edicola, che la tradizione vuole dedicata a Minerva (Gorgiulo, 1877: 45; Beloch, 1879: 302; Fasulo, 1906: 446; Mingazzini-Pfister, 1946: 166). La strallo statole sorrentina, che ad oggi ne lambisce la tacciato principale, si sovrappone, infatti,’ tracciato romano della via Minerva che, attraversando l’intera penisola, giungeva alla sua punta estrema, dove sorgeva un santuario dedicato ad Atheno (Russo, 1998: 27-29; Savorese-Arnodio, 1998: 17). Del resto, Io stesso toponimo Me., nell’accezione di punto d’arrivo ad una delle tappe del percorso romano (Trombetta, 1983: 30-32), sembra avvalorare tale ipotesi. Degli sviluppi successivi, si attesta con certezza l’erezione della chiesa a parrocchia nel XII secolo, a cui seguì una nuova consacrazione — per il sopraggiungere di un probabile rifacimento — nel 1206 (1). L’attuale configurazione, con le sue caratteristiche cupole, è invece ascrivibile al XVI secolo, epoca in cui si mise mano alla quinta riedificazione dello fabbrica (2). Il cantiere cinquecentesco. Le ragioni connesse alla riedificazione cinquecentesca della basilica sono anzitutto da riconnettersi all’invasione turca che nel 1558 colpì lo penisola sorrentina. Sebbene il .gran lamento e pio.» (lezzi, 1977: 2-8) .1501556 principalmente i centri di Sorrento e Massa, il rifacimento della basilica nel 1569, unitamente alla perdita dell’archivio contenente i documenti antecedenti o quella doto, è attribuito oi danni apportati da tale invasione (2). A tale causa contingente sono, pere, da aggiungersi altri fattori. Oltre alla crescita demografica di Meta in quegli onni, cui dovette corrispondere lo necessità di ampliare la fabbrico preesistente (Sovorese-Arnodio, 1998: 52), un’ulteriore motivazione è invece riconducibile olia secolare battaglia condotta dagli abitati del Piano per l’emancipazione da Sorrento (Russo, 2008: 33-40). Tale ostilità, insieme al crescente desiderio di autoaffermazione ,sembra trapelare nella volontà dei Metesi di dotarsi di un luogo di culto in grado di competere con gli altri santuari della penisola. Necessità che dovette essere supportato da quello borghesia armatoriale che proprio in quegli anni andava affermandosi nel piccolo centro peninsulare (3). All’interno di tali circostanze si colloca la scelta di operare, nel XVI secolo, un totale rifacimento dello fabbrica che, al netto di trasformazioni secondarie, ancoro oggi conserva il suo carattere cinquecentesco. La chiesa presenta un impianto basilicale a tre navate, scandite da pilastri in piperno. Lo navata centrale, superato il transetto, culmino in un’abside rettilinea, mentre le navate laterali sono concluse da brevi spazi quadrati, coperti da piccole cupole su tamburo; quest’ultime vanno ad affiancare lo grande cupola centrale che, sovrastante l’abside, si trova in uno posizione arretrata rispetto all’incrocio nave-transetto, secondo una configurazione singolare rispetto ad altri esempi analoghi riscontrati nel versante sorrentino della penisola (4). Lo cupola è a sua volta impostata su di un alto tamburo finestrato e, al netto di un rivestimento maiolicato, si inquadra in quel panorama di «spontanea ed intatta stratificazione di vita mole» (5) che efficacemente descrive il carattere “vernacola, delle cupole peninsulari cinquecentesche, in cui l’essenzialità delle forme estradossate sembra rimandare alla raffinata semplicità del sapere costruttivo locale. Infine, strutture cupolate caratterizzano anche i due cappellani di San Pietro e del Santissimo Crocifisso, ma entrambi i casi sono da ascriversi ad una fase di trasformazione successiva al XVI secolo (6)
Gli sviluppi successivi. Sebbene le notizie relative alle vicende costruttive cinquecentesche siano alquanto scarse, l’analisi delle trasformazioni occorse nei secoli successivi costituire un importante documento al fine di circoscriverne la permanenza nell’assetto attuale della fabbrica.