Ieri, 5 agosto 2022, ho saputo della triste notizia della scomparsa di Gennaro Capraro. Vorrei spendere qualche parola per una persona che, insieme ad altri grandi personaggi vissuti maggiormente nel XX secolo, ha reso immortale il passato recente della perla della Costiera Amalfitana.
Fino a qualche annetto fa, dopo una giornata intensa di lavoro, mi dilettavo ad ascoltare i suoi discorsi iconici nel suo “bancariello” circondato dai suoi fedelissimi gatti. I suoi racconti sembravano come una lunga ma appagante narrazione di un romanziere, densa di significato. Quale significato, se non la vita stessa? Piena di gioie ma purtroppo anche di delusioni. Invettive sociali intrise di nostalgia per un mondo che non esisteva più, e immersioni nella globalizzazione e nel consumismo dilagante, degne di un filosofo o di un letterato. Aneddoti che andavano dal primo turismo schietto e veramente ospitale al turismo di massa, a cui siamo oramai abituati. Perché parlasse continuamente di ciò, lo si deduce fin da subito, se si passano in rassegna alcuni momenti cruciali della sua carriera lavorativa, che mi sono stati raccontati da suo fratello Salvatore Capraro e da sua cognata Andrea Juarroz.
Gli si devono riconoscere molti meriti. Infatti avrebbe meritato un riconoscimento come ambasciatore della nostra cittadina, almeno come propugnatore di valori che non esistono più.
Il mito dell’Amalfi Coast tour è in gran parte merito suo e di suo fratello Salvatore, perché sono stati loro ad aver inventato i tour in barca. Nella pittoresca Positano dove c’erano ancora i pescatori positanesi, baluardi della nostra tradizione marinara, sono stati i primi a decantare il made in Italy, gli spaghetti, il vino e l’amore verso la propria terra, ospitando i primi turisti sulle loro imbarcazioni. Hanno tessuto, nel loro stile che li contraddistingueva, le nostre lodi ai nostri primi ospiti, che si sono letteralmente innamorati delle nostre bellezze paesaggistiche e della nostra storia.
“Vieni qui” diceva “guarda queste che cosa sono” e mi indicava non quelli che potevano apparire come meri pezzi di legno; mi raccontava che i fratelli Capraro erano stati i primi ad affiggere quelle tabelle pubblicitarie, molto alla mano ma funzionali per l’epoca, al fine di poter sponsorizzare non solo loro, ma Positano stessa. Ancora un altro primato: sono stati i primi a portare più di 12 persone su una singola imbarcazione, la Donna Assunta, che può ospitare 30 persone. Ha avuto un passato tormentato, dal momento che essa fu sequestrata, oggetto dell’invidia altrui, ma oggi finalmente “libera”, di proprietà di Maria Giovanna Castellano del Le Agavi con Plaghia Charter che porta avanti il nome.
Degli anni del boom “positanese” si ricordano non solo le sue gesta come ammaliatore sincero dei turisti. Gennaro era solito intrattenere gli amici e i conoscenti con la sua simpatia ed era un grande ballerino, quando era solito frequentare la Buca di Bacco. Era un maestro, se così si può dire, della vita mondana di quei tempi, lontana e assolutamente non paragonabile alla movida contemporanea.
Ritornando al suo pensiero, questa volta riguardo il tessuto sociale: di cosa era ancora alla ricerca? Di una cosa che si stava smarrendo e proprio per questo se ne era reso conto e tormentava il suo animo. La continuità nel tempo del turismo genuino, del turismo di qualità, e perché no, ricercava anche un turismo culturale, essendo stato immerso nella Positano degli artisti. Non tutti lo ricordano, ma è stato lui il fautore di una lettera aperta a tutti i Positanesi, per bloccare gli sbarchi eccessivi sul molo. Fu una campagna ecologica contro lo smog delle imbarcazioni e nello stesso tempo, come detto, contro quello che la politica aveva creato pian piano nel tempo, il turismo di massa. Era contro la corruzione in tutti gli ambiti, anche contro le commissioni negli alberghi ad esempio. Anarchico contro il sistema. Per l’onestà e per l’onore. E proprio questa sua onestà gli ha fatto avere nella vita più nemici che amici. Lui proprio che era generoso verso il prossimo e buono d’animo aveva dei nemici. Ha dato tanto per gli altri, ma ha ricevuto poco.
Gennaro aveva anche uno spirito animalista. Oltre all’amore per i suoi amici felini, aveva anche altri amici, questa volta a due zampe. Chiedeva sempre il pane, che il più delle volte veniva gettato nell’immondizia, ai ristoratori, per darlo ai gabbiani sul molo di Positano.
Negli ultimi momenti difficili e tormentati della sua vita, ha avuto modo di ricevere diverse visite (soprattutto extra Positanesi), come ad esempio voglio citare due fra tutti, Giuseppe Milano de Le Sirene, da Nerano, e il noto gallerista cilentano, ma Positanese d’adozione, Antonio Miniaci. Tra l’altro Antonio mi raccontava anche un aneddoto particolare, la prima volta che conobbe Rudolf Nureyev. Fu proprio Gennaro con la sua barca ad accompagnarlo all’Isola Li Galli. L’artista russo, dopo aver notato l’imbarcazione in avvicinamento, li accolse senza imbarazzo in completa nudità sulla sua moto d’acqua, ma inaspettatamente con un temperamento a dir poco burbero. Probabilmente pensava che i due sull’imbarcazione fossero dei turisti scocciatori o dei paparazzi invadenti. Dopo aver riconosciuto Gennaro, però, anche il grande Nureyev si illuminò, ricordando la loro duratura amicizia, e li fece passare, trascorrendo una giornata all’insegna del dialogo e della conoscenza.
Tutto questo discorso per sottolineare che Gennaro è stato un personaggio umile e saggio, precursore dei suoi tempi e dall’animo buono e generoso. Adesso che ti sei liberato dai mali terreni, puoi finalmente navigare nell’infinito e per l’eternità.
Gennaro Cuccaro
La redazione di Positanonews ringrazia Gennaro Cuccaro per il ricordo, Gennaro Capraro, noto come “Pagliarone” era un personaggio unico e straordinario, appena lo abbiamo saputo abbiamo fatto un breve ricordo di getto. Gennaro ne ha tratteggiato egregiamente l’umanità, è stato davvero un precursore, un pezzo di storia di Positano. Per me era come vedere l'”anima” della spiaggia quando lo incontravo mi parlava di pregi e difetti della nostra cittadia della Costiera amalfitana, ma anche del suo amore per quello che oggi chiamiamo “pescaturismo” che lui, con il “fratillo”, ha praticamente inventato, e io lo ascoltavo affascinato , in lui vedevo “L’uomo e il mare” di Hemingway, lo immagino ora andare verso nuovi mari infiniti . Ciao Gennaro
Michele Cinque