Piano di Sorrento, il valore dell’umiltà nelle parole di Mons. Arturo Aiello alla Novena di San Michele Arcangelo

27 settembre 2022 | 18:22
Piano di Sorrento, il valore dell’umiltà nelle parole di Mons. Arturo Aiello alla Novena di San Michele Arcangelo

Piano di Sorrento. Lunedì sera in tanti hanno raggiunto la Basilica di San Michele Arcangelo per il tradizionale appuntamento con la Novena in onore del Santo Patrono. A celebrare Mons. Arturo Aiello che, come ogni anno, torna nella sua vecchia parrocchia per vivere insieme alla comunità uno degli appuntamenti in preparazione alla solennità di San Michele. Profonda e coinvolgente la sua omelia che riportiamo: «E’ doveroso per me dire bene del nuovo staff di questa parrocchia e quindi salutare don Tonino e anche don Alfonso che saranno quelli che per un tratto di strada vi guideranno. La provvidenza sceglie, attraverso gli uomini beninteso, attraverso la volontà ed il cuore del Vescovo, ne faccio esperienza anch’io ed a volte vorrei che e i miei preti e i miei fedeli fossero più docili di quanto non lo siano. Venendo qui sento il dovere ma anche il piacere di dire a loro: “buon lavoro, buon cammino”. Tra l’altro oggi è il trentunesimo anniversario della morte del parroco Francesco Saverio Sessa che per 50 anni ha svolto il suo ministero qui nella nostra – permettetemi ancora questo aggettivo – parrocchia. Lo raggiungiamo con la preghiera. Io sono stato suo chierichetto, suo seminarista e suo vice parroco per tanti anni e lo ha accompagnato fino alla morte che avvenne proprio durante la novena di San Michele del 1991.
Si alternano le persone ma Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. E’ a lui che dobbiamo guardare, è lui che dobbiamo seguire attraverso le mediazioni che cambiano ma che annunciano con voci diverse e con sensibilità diverse l’unico mistero che ci tiene insieme.
Per questa novena di San Michele è stato scelto il tema dell’umiltà per non scegliere quello della superbia. Ogni virtù ha il suo contrario perché l’iconografia l’iconografia micaleitica ha sotto i piedi in qualche maniera lo spirito del male che è principio della superbia.
Comincio questa piccola riflessione sulla virtù dell’umiltà con una citazione: “Dio ci liberi dall’uomo che con la fiaccola ha la presunzione di illuminare il cammino del mondo, Dio benedica l’uomo che va in cerca del suo cammino utilizzando la luce degli altri”. L’autore di questa citazione è il profeta Gibran, il poeta libanese ma trapiantato negli Stati Uniti, di educazione statunitense ma che ha sempre vissuto questa grande nostalgia per la sua patria perduta in Libano e chiede a Dio di essere liberato dalla presunzione e dagli uomini presuntuosi, quelli che ritengono d’essere fiaccole per il cammino dell’umanità. Se noi ci troviamo da tanti mesi in un tempo di guerra e perché esistono questi uomini presuntuosi.
Dio ci preservi da uomini che pensano d’avere la fiaccola ed illuminare l’intera umanità. L’umiltà dell’uomo che cerca il suo cammino chiedendo parere, interrogando gli altri: “Dov’è la strada?”. E’ l’uomo umile, l’unico che costruisce la pace. La pace ha bisogno di questi uomini e di queste donne che non hanno presunzione ma tessono con tanta pazienza la tela che altri vengono a sciogliere durante il giorno. Essi tessono nella notte, nella preghiera, nella percezione della propria nullità questa tela bandiera della pace.
L’umiltà è anche di Dio perché Dio è umile. E non è umile solo all’atto della redenzione. La scena che vi presento di Gesù è emblematica. Gesù in fila con i peccatori sulle rive del Giordano, nessuno lo riconosce, molti guardandolo vedono un bel giovane e pensano chissà quanti peccati avrà commesso, chissà di quali colpe deve purificarsi nelle acque del Giordano. E’ uno sconosciuto in mezzo a tanti peccatori. Questa scena è anche emblematica della storia della redenzione e cioè Gesù, il figlio di Dio incarnato, sceglie l’ultimo posto. Quando anche noi scegliamo l’ultimo posto nessuno verrà a contestarcelo, basta solo avere il penultimo, il terzultimo che già si creano contese. Chi sceglie l’ultimo posto non crea gelosie. Noi pensiamo che all’atto della crocifissione, della persecuzione che Gesù ha vissuto, in lui Dio abbia manifestato la massima umiltà. In realtà la creazione è la prima epifania della umiltà di Dio perché Dio si ritrae facendo spazio alla luce, all’acqua, al mare, alle stelle, al sole, alle pietre, ai diamanti, agli alberi, agli animali, all’uomo. E’ come se perché possa esistere altro da lui – ovviamente già presente in lui – Dio fa un passo indietro e le cose sono, le rose fioriscono, il vento soffia, il mare ci culla con la sua risacca, l’uomo è libero, è il re, ma il re vero si ritira nascondendosi. E’ bellissima questa riflessione del Dio che crea e si ritira, fa un passo indietro e poi un altro e poi un altro nascondendosi sempre più perché le cose siano, perché le cose esistano, perché le cose siano buone e belle. E Dio vide che tutto quello che aveva fatto era cosa molto buona e bella. E questa bellezza nasce da un ritrarsi, da un nascondersi, da un volgere lo sguardo sulle cose anziché sul creatore, sulle creature anziché su colui che muove il sole e le altre stelle. Quindi anche la mia persona, anche la tua vita, è frutto dell’umiltà di Dio che ti permette di parlare e di dire, che ti permette di peccare. Anche la misericordia, non tanto all’atto in cui si chiede perdono ma la misericordia che accade nell’istante stesso in cui io pecco, esprime questa grande umiltà di Dio che non guarda, che mi lascia libero di compiere con i doni che lui mi ha dato cose terribili al suo sguardo.
Allora se Dio è umile forse dovremmo, come credenti in lui, avere anche noi questa virtù, questa attitudine. Sant’Ignazio diceva: “L’umiltà è l’unica virtù che non si acquista se non con le umiliazioni”. Ma c’è un modo oltre le umiliazioni di vivere umilmente. “Cammina umilmente con il tuo Dio” dice un testo dell’Antico Testamento. E’ calpestare il suolo rendendo grazie a Dio. “Ti rendo grazie Signore con tutto il cuore, hai ascoltato le parole della mia bocca, a te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio Santo”, sono le parole che abbiamo cantato e che speriamo divengano anche un atteggiamento della nostra vita, per dire siamo poca cosa.
Umiltà tra l’altro viene da humus, cioè la terra. Le persone superbe camminano due metri sopra la terra e pensano di essere chissà chi, in realtà solo Dio è il re. Ma questo re è un re mendicante, allora posso farmi mendicante anch’io e chiedere questo dono. Quello che Dio fa nella creazione noi lo viviamo nella relazione, perché affinché ogni relazione possa accadere è necessario un passo indietro. Se sono presuntuoso non avrò nessun amico. I presuntuosi sono soli, distruggono il mondo poi finiscono col distruggere anche se stessi, perché la relazione chiede umiltà. Io per entrare in relazione con una persona, devo fargli spazio, devo fare silenzio, debbo accoglierla così com’è. Lo sanno bene i genitori che vivono l’umiltà senza saperlo perché giovani sono presuntuosi per natura ma anche il bambino è presuntuoso. Cosa fa una madre nei nove mesi di gestazione se non arretrare perché il bambino le occupa spazio, premendo anche sugli organi, facendole male. La vita nasce facendo spazio ad un altro. E questa è una matrice per ogni relazione, a qualsiasi età, in qualsiasi dimensione. Mi ritraggo perché tu possa esistere, perché tu possa parlare, perché tu possa essere a tuo agio, perché tu possa crescere. E’ questo ritrarsi per l’altro perché l’altro viva, perché l’altro sia. Perché il tu chiede in qualche maniera la morte dell’io.
La persona egocentrica non riuscirà ad entrare in relazione con nessuno se non scontrandosi. L’uomo umile è l’uomo di tanti amici, tanti figli. L’umiltà tra l’altro ha come corredo la pazienza, dice un testo sapienziale che solo l’uomo paziente è padre di tanti figli. L’uomo paziente e padre di molti figli perché l’impazienza a volte si sposa con l’arroganza, non ha tempo perché i figli crescano e divengano autonomi, possano dire la loro, possano condurre il carro che un tempo abbiamo condotto noi.
L’uomo umile poi diventa l’uomo di preghiera, l’uomo di adorazione.
Infine sento di dirvi che con Don Antonino vi troverete bene, starete bene nel suo cuore e che, essendo umile, vi darà tanto spazio, vi darà tanto filo, tirate il filo e ne avrete in abbondanza. E chiedo al Signore anche per lui e per don Alfonso il dono dell’umiltà nel guidare questo gregge».