Un ricordo di Luca Coppola
Era da poco finito il 20 settembre e rincasava, alle 2 del giorno 21, dopo una serata al lavoro, sul suo scooter, Luca Coppola, di Sorrento, che avrebbe compiuto 25 anni a inizio ottobre. Pochi minuti e sarebbe arrivato a casa, a Cesarano, dalla mamma, il padre, il fratello, la sua vita, pronto a riposare per dare inizio a un nuovo giorno pieno di progetti, attività, sogni da vivere e sorprese da scoprire, come è la vita alla sua età. Ma l’appuntamento col più tragico, inaspettato e iniquo dei destini lo aspettava lì, a pochi metri da casa, nel rione Santa Lucia. Un futuro ricco di speranze e aspettative si è frantumato in un istante nell’impatto devastante con un’auto che non gli ha lasciato scampo. Luca è morto, e con il suo cuore si è fermata la gioia di vivere non solo della sua meravigliosa famiglia ma di amici, conoscenti, un’intera comunità che silenziosa e commossa piange, soffre, si interroga sul perché la vita possa essere così assurdamente beffarda e crudele. Una vita così giovane falciata scuote i cuori umani che restano affranti e avviliti di fronte a un senso profondo di male e ingiustizia. Ma nel caso di Luca c’è qualcosa di più. Cresciuto in un ambiente sano e ricco di valori semplici e umani, ha condotto una vita esemplare, spesa nel nascondimento, nella dolcezza infinita, nella bontà disarmante. La sua purezza gli donava una luce unica che non lo rendeva omologato agli altri coetanei. Un ragazzo talmente delicato, serio, onesto, preciso, gentile, intelligente ed educato da non sembrare appartenere a questo mondo caotico e degradato. Si era già laureato in Economia e Commercio, studiava per perfezionarsi, a breve avrebbe dato un esame, era assetato di cultura, conoscenza e bellezza, viveva in simbiosi con la sua famiglia, con l’adorata mamma aveva un rapporto di intesa così profonda da essere una cosa sola. Per lei il suo ultimo sguardo, morente sull’asfalto, quando, spinta dal sesto senso di madre, lei si è precipitata a cercarlo, trovandolo riverso a terra, accanto al suo motorino, la materializzazione crudele dell’incubo più atroce di un genitore. Un giovane senza vizi, riservatissimo, sempre composto, di poche parole, ma di gran cuore. Per il suo diciottesimo compleanno, per la laurea, non aveva voluto alcuna festa, passava il tempo libero nella sua camera, sul tavolino a studiare, tra le sue amate carte, gli ordinatissimi appunti, i sudati libri, usciva per lavorare e risparmiare per costruirsi un futuro. Altruista, generoso, semplice e premuroso con tutti. Mai gli si è sentito esprimere parole di biasimo o denigrazione verso chicchessia. Aveva conservato il cuore sensibile e pulito del bambino che viveva in lui. Deve essere grande l’orgoglio e il conforto per i suoi meravigliosi genitori, falciati dalla più immane e infame delle tragedie, nello scoprire, magari inaspettatamente per un giovane che aveva vissuto sempre silenziosamente, quante persone lo stimassero, gli riconoscessero virtù e meriti, lo amassero per la persona speciale che era. Il futuro ha perso purtroppo una persona che lo avrebbe reso migliore. Ma a tutti quelli che lo hanno apprezzato e amato, resta l’onore di aver condiviso il cammino verso il cielo di una delle stelle più lucenti. Forse, per chi ha fede, come ha suggerito la maestra Carla Agrillo, la sua storia e il mistero inconcepibile della sua fine si possono leggere come la traccia del percorso di un angelo, che apparteneva a Dio e non agli uomini, e ha compiuto la sua traiettoria terrena per raggiungere la sua vera dimora accanto a Gesù. Come una farfalla, che vive solo un giorno, la sua vita era stata già perfetta nel breve e delicato battito d’ali in cui si è dispiegata. Ma la sua storia non deve chiudersi qui. Dobbiamo scrivere, parlare, ricordare Luca Coppola. Deve diventare un simbolo per una società troppe volte distratta verso i bisogni dei giovani, che macinano le loro potenzialità nella triste logica del produrre e dell’apparire. Luca dimostra col suo fulgido esempio che si può essere diversi e migliori se facciamo e lo sforzo di cambiare punto di vista e lo insegniamo ai nostri ragazzi: a puntare a vivere nella sostanza e non nell’apparenza. Luca nella sua assoluta normalità e semplicità è un eroe, perché ci ha insegnato l’impegno, l’amore, la dedizione al bene e la testimonianza dei valori umani. Imma, Giuseppe, Lorenzo, siate fieri del vostro angelo!
Carlo Alfaro