Benevento: torna in libertà l’ex primario ortopedico dell’ospedale Fatebenefratelli
Benevento: torna in libertà l’ex primario ortopedico dell’ospedale Fatebenefratelli.
L’ex primario ortopedico Antonio Piscopo di 68 anni dell’ospedale di Fatebenefratelli che continuava ad operare presso la struttura come professionista esterno, dopo due settimane torna in libertà, domiciliato nel capoluogo sannita. Nonostante il Gip Loredana Camerlengo con le ipotesi di reato di corruzione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti gli avesse notificato un’ordinanza con cui erano stati disposti gli arresti domiciliati, il Tribunale del Riesame di Napoli ieri ha annullato l’ordinanza, disponendo il ritorno in libertà dell’ortopedico.
Per quale motivo nel 2018 fu condotta un’altra indagine sul conto di Piscopo?
Quello delineato dall’inchiesta della Procura di Benevento attraverso le indagini della Guardia di Finanza appare un consolidato accordo corruttivo andato avanti dal 2014 al 2019. Protagonisti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’ex primario di Ortopedia del Fatebenefratelli di Benevento Antonio Piscopo e due aziende fornitrici di protesi e materiale chirurgico, ditte che lavoravano di fatto quasi in esclusiva.
Dalle indagini svolte sono emersi gravi indizi di colpevolezza in merito ad un sistema corruttivo attraverso il quale il Dott. Piscopo, che all’epoca dei fatti era primario del reparto di Ortopedia dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento, in accordo con i due referenti di zona di aziende fornitrici di materiali chirurgici, riceveva da questi con regolarità delle somme di denaro per acquistare protesi ortopediche che sarebbero state utilizzate per gli interventi da lui programmati ed eseguiti tra il 2014 e il 2019. Le protesi ortopediche erano sempre realizzate, commercializzate o distribuite dalle ditte riconducibili ai corruttori ai quali veniva garantita la fornitura quasi esclusiva delle protesi ortopediche e dei dispositivi medici all’ospedale del capoluogo sannita.
Piscopo è finito ai domiciliari ed è scattato il sequestro di beni per oltre 570.000 euro, tra questi un immobile a Maiori che sarebbe poi stato ristrutturato per oltre 72.000 euro. Intercettazioni ambientali e telefoniche, perquisizioni, testimoni ascoltati, acquisizione di documentazione bancaria hanno evidenziato una meticolosa contabilità parallela: 315.000 euro la somma erogata in tranche mensili giustificata con lettere di incarichi per consulenza e formazione; 185.000 euro la percentuale sulle protesi vendute. I messaggi scambiati tra il primario ed uno degli indagati per i magistrati sono un elemento importante per comprendere i rapporti e le dinamiche dell’accordo.