Oggi la Chiesa festeggia Santa Pelagia di Antiochia

8 ottobre 2022 | 07:30
Share0
Oggi la Chiesa festeggia Santa Pelagia di Antiochia

La Penitenza di Pelagia, così come la possiamo ricostruire dai manoscritti greci e dalle traduzioni, è un racconto edificante ma assai ben condotto, una specie di resto teatrale (niente di sorprendente trattandosi di un’attrice) la cui azione si svolge dapprima ad Antiochia, terza città dell’Impero romano celebre per la sua ricchezza, i suoi divertimenti e i suoi studenti, per spostarsi in seguito nella città santa di Gerusalemme, sul monte degli Olivi.

Una strana relazione si stabilì tra i due protagonisti, una donna di cattivi costumi e un asceta. Pelagia era un’attrice di mimo, giovane, ricca e bella, che sembrava avere tutto ciò che si poteva desiderare: oro, gioielli, perle (da cui il suo nome d’arte: Margherita, cioè “la Perla”), schiavi, ancelle, amanti in gran numero. Nacque da una famiglia cristiana, e dunque teoricamente catecumeni, non mise mai piede in chiesa. Il vescovo Nonno era invece una figura completamente diversa: dapprima monaco nell’ordine di Tabennesi, la comunità fondata da Pacomio, e poi nel seggio di Eliopoli (Baalbek), una roccaforte del paganesimo che egli aveva appena convertito alla religione di Cristo.

Il racconto avvenne per bocca d’un personaggio secondario, il diacono Giacomo, che parlava in prima persona da testimone oculare. Questo spontaneo confidente, rivelatore inconsapevole del mistero, fu introdotto allo scopo di conferire vivacità e autenticità alla storia.

Alcuni vescovi, riuniti ad Antiochia per un concilio, erano seduti davanti alla cappella dedicata al martire S. Giuliano; ascoltavano Nonno predicare, quand’ecco passare Pelagia, superba, impudica, circondata dal corteo dei suoi “fans”. Tutti, sconvolti, distolsero gli occhi, tranne Nonno che la seguì con lo sguardo e scoppiò in lacrime. Ebbe un colpo di fulmine per Pelagia, sedotto non dalla sua bellezza carnale, ma dallo zelo che essa impiegava nel servire Satana: zelo che umiliava la lentezza con la quale egli progrediva nella via del Signore. Scosso nel profondo del suo essere, si ritirò nella sua cella e trascorse una notte di mortificazione e di penitenza. Il Signore, che fu il vero conduttore dell’azione, gli inviò allora un sogno, una premonizione accurata di ciò che stava per accadere. Nonno si confidò, enigmaticamente, col diacono Giacomo.

Quello stesso giorno, era domenica, la provvidenza fece sì che il vescovo di Antiochia scelga Nonno per commentare il Vangelo nella Grande Chiesa, e che Pelagia vi entri proprio in quel momento. A sua volta fu come colpita dal fulmine, e “versa un torrente di lacrime che non c’era modo alcuno di raffrenare”. La conclusione logica di questa conversione improvvisa e totale fu il battesimo che Pelagia finalmente ricevette. Avviene così che Nonno non voglia ammetterla al sacramento a meno che essa non presenti un garante richiesto allora dalla Chiesa per donne peccatrici. La frustrazione di Pelagia fu tale che essa non esitò a incolpare Nonno di tutto ciò che potrebbe accaderle se fosse ricaduta nel mondo del peccato. L’intervento del vescovo di Antiochia consentì di dirimere la questione: una diaconessa, Donna Romana, sarà madre spirituale per l’attrice e grazie al battesimo poté ritrovare la propria innocenza e il suo vero nome.

Comincò allora un periodo di tre anni che condusse Pelagia dal servizio integrale di Satana a una devozione totale a Dio. Prima tappa: una triplice offensiva del diavolo, manifestamente ispirata al racconto evangelico della Tentazione. Pelagia mise in fuga l’antico padrone e, distribuendo i suoi averi ai poveri, abbandona tutte le ricchezze e tutti i lussi che aveva potuto ottenere tramite il peccato. Al posto di vesti lussuose, tuniche e cilici donate da Nonno, e scomparve nella notte, con grande disperazione di Donna Romana temendo il peggio.

Stessa ingenua incomprensione da parte di Giacomo quando si recò in pellegrinaggio a Gerusalemme e, su consiglio di Nonno, visitò il santo eremita Pelagio, murato in una cella sul monte degli Olivi. Non riconobbe però in questo eremita emaciato colei che fu la perla di Antiochia, e occorsero la morte di Pelagia e la vestizione funebre perché la verità poté farsi strada: sudo il mondo fu stupefatto, non si poteva nascondere questo esempio di virtù femminile, e un pietoso corteo di asceti di entrambi i sessi condusse Pelagia all’ultima dimora.

Questo racconto, nel corso degli anni, ha subito importanti modifiche. Molti particolari archeologici e liturgici sono scomparsi; i personaggi originari, con i quali il lettore o l’ascoltatore hanno tendenza a identificarsi, vengono ricacciati nell’ombra: il diacono Giacomo, per esempio, da autore e narratore che era, diventa un semplice attore che qualche volta non appare altro che nella scena finale. Il rapporto che unisce il servo di Dio alla serva di Satana non sempre viene compreso: si cerca di edulcorare o di giustificare piattamente la reazione di Nonno al passaggio di Pelagia il dramma spirituale cede il posto al banale resoconto della conversione di una peccatrice come tante altre, e l’economia del racconto ne risulta talvolta sensibilmente modificata: un compendio in antico francese sopprime tutta la seconda parte della storia; una volta che la conversione sia compiuta e sia stata sanzionata dal battesimo, il resto non ha più la minima importanza.

Poesia e verità
Di fronte a questo rigoglio di una leggenda tanto fluida e per così dire viva, è giusto chiedersi se essa poggi su fatti reali. Non è difficile trovarle un precedente, proprio ad Antiochia, ed è possibile che ‘agiografo se ne sia servito, proprio come deve aver derivato il nome di Pelagia da una martire della stessa città, una giovane che alla fine del IV secolo aveva posto fine ai suoi giorni per sfuggire alle soldatesche. Si tratta di un personaggio storico, celebrato da S. Ambrogio. S. Giovanni Crisostomo ha pronunciato su di lei un’omelia che si ritrova talvolta nei manoscritti agiografici, nei quali sostituisce la Vita.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Antiochia in Siria, santa Pelagia, vergine e martire, che san Giovanni Crisostomo esaltò con grandi lodi.