Arte Contemporanea. Intervista al fotografo Flavio Gioia, a cura di Maurizio Vitiello.

25 novembre 2022 | 23:51
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Arte Contemporanea. Intervista al fotografo Flavio Gioia, a cura di Maurizio Vitiello.
Arte Contemporanea. Intervista al fotografo Flavio Gioia, a cura di Maurizio Vitiello.
Arte Contemporanea. Intervista al fotografo Flavio Gioia, a cura di Maurizio Vitiello.

Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde lo scrittore e fotografo Flavio Gioia.

Le operatività per i progetti fotografici su Procida e Casagiove sono state completate?

Se per operatività intendiamo la produzione e la post-produzione e allora le due opere possono considerarsi completate.

È stato un lavoro durissimo sia per quanto concerne la operatività sul campo sia la susseguente elaborazione concettuale dei due “testi fotografici”.

I due lavori sono da considerarsi dei saggi di speculazione filosofica redatti in forma di immagini.

“Esistenzialismo” e “Metafisica” sono i due temi che collegano le opere fotografiche trattate.

Spero che tali “fondamentali” io li abbia resi fruibili dal grande pubblico.

Quando questi particolari reportages saranno concretizzati in mostre e pubblicazioni di livello?

La sinergia tra me, i miei consulenti artistici e le autorità competenti è ancora distante da una conclusione di date e luoghi delle manifestazioni.

Comunque, c’è da dire che la intenzione di giungere a una esposizione degna del caso è unanime da ogni parte.

La mia “fotografia della realtà” trova adesione per quanti fino a ora ne hanno consultata la visione.

Fotografare la “metafisica del mondo” e l’“esistenzialismo umano”, in un solo fotogramma, è un lavoro ciclopico. Sembra, dalla reazione positiva avuta negli addetti ai lavori, che io sia riuscito nell’intento prefissatomi.

Quali altri obiettivi hai, e perché?

L’intento di un artista si realizza nella divulgazione e coinvolgimento per quanti si accostano alla sua “visione del mondo”.

Spero che questo “mondo” abbia sempre più piacere nell’’incontrarsi con il mio sentiment.

Oltrepassare confini ideologici, religiosi o politici è quanto spera di realizzare la mia opera fotografica.

Per me continenti altisonanti o il più umile dei villaggi dell’Africa centrale sortiscono lo stesso desiderio di condivisione.

La installazione delle mie “criticità di vita” spero possano fare il giro del mondo.

Sappiamo che hai venduto all’Arte Fiera di Istanbul. Ormai, sei su livelli internazionali?

Gli altri così mi hanno battezzato.

Il mio sguardo incontra il favore degli sguardi più distanti da me.

Sapere che in questo momento, in un posto qualunque del mondo, una persona ha avuto il piacere di avere in casa sua la mia “lettura delle cose”, non vi nascondo che mi riempie di orgoglio.

I tuoi rapporti con fotografi di qualità continuano?

La stima, in genere, una volta acquisita è difficile che venga a deteriorarsi, a meno che non intervengano fatti fortemente compromettenti.

Posso confermare che sembra essere più che consolidato il livello di comunicazione che si è instaurato tra me e alcuni rari fotografi affermati in campo internazionale.

Per noi fotografi basta un “colpo d’occhio” e si comprende chi è fuori o dentro al gioco nobile delle immagini.

Non pochi fotografi sono stati insigniti di attribuzioni internazionali per mero gioco diplomatico/politico, senza meritarlo affatto.

Spesso usurpando cattedre ministeriali dalle quali hanno fatto più danno che onore alla fotografia.

Di fatto, questi non possono ostentare relazioni con fotografi di fama mondiale come io posso affermare e, senza ombra di dubbio, di avere.

La fotografia di spessore non tollera “trucchi prospettici”.