Caribù brano ispirato al Carme 37 di Catullo di Tuasorellaminore

Tuasorellaminore è una cantautrice e producer pugliese. Ha passato tutta l’infanzia e l’adolescenza a scrivere testi di canzoni e a smanettare come una nerd con programmi e software per fare musica. A tutti racconta che il suo nome d’arte è dedicato proprio a sua sorella minore, che le è stata sempre a fianco e l’ha spronata nella sua carriera. Anche in quest’ultimo progetto musicale “Caribù” c’è il suo aiutino, infatti, le ha dato una mano con il latino e la pronuncia corretta dello stesso, accompagnandola infine alla scoperta del poeta veronese Catullo. “Caribù” è una canzone che coniuga antico e nuovo, che con originalità e provocatoriamente oppone quello che è solo un nonsense stilistico il “caribù” alla bellezza “canonica” di alcuni versi del Carme 37 di Gaio Valerio Catullo, uno dei più noti rappresentanti della scuola dei neòteroi o poetae novi, che facevano riferimento ai canoni dell’estetica alessandrina e in particolare al poeta greco Callimaco. “Caribù” è una canzone quindi, a detta della stessa misteriosa cantautrice barese: “irriverente, dissacrante e ribelle”, tutti concetti cari alla sua poetica lontana dal mainstream in voga, ma al contrario che si esalta nell’esprimere il disagio di chi, oggi, come lei, non sopporta lacci e lacciuoli di questa società conformista, globalizzata, omologata e spesso acritica. Tuasorellaminore ha studiato con vocal coach privati a Roma, Milano, Bologna senza lasciare mai la sua città alla quale è molto legata. Appassionata di hip-hop e di r’n’b, ha studiato canto moderno affinando la tecnica senza mai rinunciare a misurarsi con modi nuovi di esprimersi, come in quest’ultima proposta, che attinge forme e idee dai versi di un poeta antico. Ma la cantautrice pugliese non è digiuna né di musica classica né di quella sacra che coltiva fin da giovanissima, occupandosi spesso anche di quella barocca. Tuasorellaminore, come scrive lei stessa in – Rockit -: “ è l’Oriente che si unisce all’Occidente. È il profano che si mischia al sacro, il visibile all’occulto. È la bambina strana che dicevano sembrasse una zingara. È la femminilità nascosta nel lato più maschile. È il diverso, l’emarginato che ha voglia di sentirsi”, i suoi brani più interessanti sono Zanzibar, Ouverture, Ken e Barbie, Fahrenheit, Morfina e Caribù, tutti a metà stada tra il sacro e il profano, un mantra e un urlo ribelle; due preghiere, due visioni lontane o semplicemente diverse ma vicinissime, come quando nella Basilica di San Nicola di Bari ogni giorno, anche contemporaneamente, si svolgono le liturgie cattolico-cristiane nella chiesa superiore e la liturgia ortodossa nella cripta. Un’autrice, Tuasorellaminore, fuori dagli schemi, ma con radici ben salde nella sua Puglia.
Di Luigi De Rosa
Tuasorellaminore, cantautrice