Il Napoli e la misericordia

Il Napoli e la misericordia.

«Carpe diem, quam minimum credula postero» («Cogli l’attimo, confidando il meno possibile nel domani»), sono le parole con cui Quinto Orazio Flacco (Odi I), che considerava l’uomo incapace di prevedere il futuro o di incidere sul medesimo, esortava a saper godere dei beni che la vita ci offre giorno per giorno; la massima riassume l’ideale oraziano, di origine stoico-epicurea, di una vita goduta nel bene che essa ci dà, anche se è poco, e viene spesso ripetuta, inesattamente, come invito al vivere gioioso e senza pensieri.

Qualcosa come trenta anni fa, usciva nelle sale “L’attimo fuggente”. Più che un film, un racconto morale che parla del risveglio dell’individualità in una società conformista. Mi commuovo perché i miei alunni mi salutano per strada urlando: «Capitano, mio capitano». Il prof. Keating (Robin Williams) dispensa perle di saggezza, vuole insegnare ai suoi ragazzi a vivere la propria esistenza momento per momento, senza rimpianti, perché ogni istante che passa è un attimo che non tornerà più indietro. Tutto è fuggevole, per cui molte volte crediamo che la vita sia breve solo perché non sappiamo viverla al meglio. I suoi insegnamenti prendono forma attraverso la letteratura, come accade quando chiede ad uno di loro di leggere un brano di Orazio: «O vergine, cogli l’attimo che fugge, Cogli la rosa quand’è il momento, Ché il tempo, lo sai, vola: E lo stesso fiore che sboccia oggi, Domani appassirà». Questo è il succo della vita. Questo è ciò su cui il professore invita i ragazzi a riflettere. Il tempo che abbiamo a disposizione non è poco, la differenza sussiste nel modo in cui lo investiamo e la nostra capacità di riuscire a cogliere l’attimo. E allora cogliamo l’attimo: la felicità è anche magia, infatti il Napoli sconfisse l’Ascoli per 3-1 con gol di Maradona, Giordano e Careca. Quel giorno è nata la Ma-Gi-Ca. La magica squadra che battendo l’Udinese è a +11 su chi segue.

Che strana coincidenza, l’11 nella Smorfia sono i “surricielli” (i topolini) e, difatti, la compagine napoletana sta facendo vedere i “sorci verdi” a tutti. Da teologo e filosofo ho cercato d’indagare i motivi di questo successo. E ho capito che proprio nella sua “meridionalità” sta il successo.

Papa Francesco ama ripetere: «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze» (EG 49). E chi più dei napoletani incarna queste parole? Noi viviamo per le strade e i vicoli, aperti agli altri e privi di sicurezze vivendo l’annosa “precarietà”. Ma, ancor di più, la tradizione cristiana è esposta in san Tommaso d’Aquino: «Fra tutte le virtù che riguardano il prossimo la prima è la misericordia, e il suo atto più eccellente: poiché soccorre la miseria altrui è per sé stesso un atto degno di chi è superiore o migliore» (TOMMASO D’AQUINO, Summa theologia, II-II, q. 30, a. 4.). Ecco qua, ci avete fatto caso? Spesso il Napoli fa segnare l’altra squadra o, come ieri, gli dà la possibilità di segnare, perché? Questa è la misericordia: non far sentire l’altro una nullità, dargli l’impressione che poteva farcela, infatti i vari Mourinho, Gasperini, cosa dicono: “è una vittoria immeritata; la nostra squadra meritava di vincere”. E nuje (noi) i fetienti, i lazzari, i mariuoli, coloro che devono essere distrutti dal Vesuvio, tacciamo felici e contempliamo. Una contemplazione che nasce dalla carità, che condivide la preoccupazione di Dio di cercare la dracma perduta o la pecorella smarrita, di cercare ogni uomo. Felici perché quando vinceremo lo scudetto correremo al Volto Santo e da san Gennaro perché la felicità non è mai qualcosa ma Qualcuno. Per me la felicità è seguire un folle rivoluzionario quarantenne che se ne fregò di tutti pur di giocare il suo campionato, fu martoriato in campo, gli strapparono la maglietta, lo spintonarono, lo espulsero sul Golgota, non vi dico di imitarlo ma ricordate che alla fine conquistò lo scudetto quella mattina di Pasqua. «Cogliete il fiore che sboccia oggi, domani appassirà».

ph. Stefano Ninno da Tik Tok

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