Contrasto al dissesto idrogeologico? Basterebbe applicare norme e regolamenti già a livello locale.
Senza arrestare sindaci e tecnici comunali ,quali responsabili di determinati disastri, come di recente ha dichiarato il nuovo Ministro dell’Ambiente, sarebbe tuttavia opportuno che a livello locale si iniziasse a prendere sul serio tale problematica in particolar modo lungo le aree a rischio. Operando con prevenzione e coinvolgendo tecnici specializzati, ma soprattutto, con aiuto concreto della Magistratura, applicando norme e regolamenti già esistenti.
Ancora una volta,e il caso di Ischia è l’esempio più emblematico, stiamo a piangere morti innocenti causate da frane e alluvioni. Purtroppo, a causa dei sempre più frequenti cambiamenti climatici il nostro Paese evidenzia tutte le sue “debolezze” nel contrastare il dissesto idrogeologico.
Oltre ad una morfologia particolarmente fragile tale rischio è in forte aumento lungo tutto il territorio nazionale soprattutto a causa di una cementificazione in buona parte incontrollata che oltre a devastarlo dal punto di vista paesaggistico ne compromette inevitabilmente il precario equilibrio soprattutto nel contrastare i sempre più frequenti cambiamenti climatici. Un fenomeno, quello dell’abusivismo edilizio ed il conseguente indiscriminato consumo di suolo, che oltre all’imperizia se non l’ignoranza di chi li realizza trova una forte sponda in chi invece dovrebbe controllare affinché determinati scempi non si verifichino. Dalle Autorità ed Enti preposti a determinati controlli, alle Amministrazioni e agli Uffici tecnici comunali che dovrebbero farsi valere nel tutelare aree a rischio e difendere paesaggi dalla bellezza unica (e oggetto di occupazione e benessere per le comunità locali) e la Magistratura che forse pure poteva intervenire a Ischia e in altre situazioni ma a cui lo Stato deve dare strumenti e risorse.
Le copiose quantità di acqua, conseguenti a pioggia che violenti perturbazioni scaricano in breve tempo su di un suolo sempre più impermeabile, aumentano di velocità senza trovare il loro naturale percorso per defluire in sicurezza verso il mare. Fango, detriti, arbusti e alberi trasportati dalle acque vengono ostacolati da deviazioni artificiali come cementificazioni illegali e tombamenti sempre più spesso realizzati lungo gli alvei. Si verifica pertanto che percorsi naturali come torrenti, rivoli e valloni non riescono ad assicurare il normale deflusso delle acque che tracimano invadendo terreni, strade e interi paesi con conseguenti danni per le comunità che sempre piu spesso sonio costrette a subire danni incalcolabili e vere e proprie tragedie . –Calamità, di cui sempre più spesso sono pieni i notiziari ma che con un’opera adeguata di mitigazione ma soprattutto di controllo per la maggior parte potrebbero essere evitate. Oltre ad un piano di risanamento del territorio di cui tanto i vari Governi succedutosi negli ultimi anni hanno promesso di varare senza alcun seguito, molto si potrebbe intanto realizzare a livello locale se soltanto ve ne fosse la volontà . Basterebbe sollecitare Enti istituzionali ed Autorità preposte ad applicare le leggi. Quindi non la politica che facilmente per mere esigenze elettorali si adegua a determinate situazioni ma bensì le Autorità locali e la Magistratura. Come è noto, anche in Penisola sorrentina, gli Uffici tecnici sono zeppi di domande di condono da valutare ed a cui non si riesce a dare un parere da anni. Proprio in relazione al dissesto idrogeologico ed alle zone vincolate ci sarebbe da lavorare molto ed ottenere delle risposte immediate e definitive senza ricorrere ai vari ricorsi al Tar con enorme dispendio di energie e soldi pubblici.
Diverse norme vietano l’edificazione su suoli che oltre a non consentire un accettabile grado di sicurezza statica dell’eventuale edificato, rappresentano spesso un ostacolo al regolare deflusso delle acque in caso di forti precipitazioni. Provocando di conseguenza smottamenti e frane . Basterebbe applicare le norme relative agli artt.7,22,48 delle Norme di Attuazione del Piano Stralcio della Autorità di Bacino, nonché la Giurisprudenza del Consiglio di Stato che ha più volte ribadito che ai sensi degli art. 33,l.28 febbraio 1985 n.47 comma 27 lett.c, d.l. 30 settembre 2003 n. 269 – Gazzetta Amministrativa e della Repubblica Italiana in merito all’insanabilita’ per le opere edilizie abusivamente realizzate in aree sottoposte anche al vincolo idrogeologico- risulta: (24/12/12) “non sono condonabili le opere edilizie abusivamente realizzate in aree sottoposte a vincoli idrogeologico, paesaggistico e ambientale,… risultando ininfluente che gli stessi siano stati apposti successivamente alla presentazione dell’istanza dicondono”…- Di fronte al chiaro disposto normativo del citato art.32 comma 27, che stabilisce l’assoluta insanabilità alle condizioni ivi previste degli interventi abusivi realizzati su immobili sottoposti a vincolo paesaggistico” l’ amministrazione non deve neanche svolgere ulteriori accertamenti sulle caratteristiche dell’intervento a fine di valutare la sua eventuale compatibilità con le ragioni del vincolo stesso, non sussistendo nel caso specifico alcuna ragione per lo svolgimento di un’approfondita istruttoria sulla tipologia dell’abuso, non disponendo l’ amministrazione di alcun potere discrezionale in merito al rilascio del nulla osta, stante l’assoluta preclusione normativa”…– Per non parlare dell’Art. 96 del Regio Decreto n. 523 del 1904 tuttora in vigore che stabilisce il divieto di edificazione in modo assoluto sulle acque pubbliche, loro alvei, sponde e difese. La cui finalità è proprio quella di consentire il libero deflusso delle acque, stabilendone se consentito eventuali costruzioni ad una distanza minima in dieci metri dall’alveo.- Proprio a tale proposito il PUC del Comune di Sorrento prevede che nelle zone E-1b è vietato la realizzazione di qualsiasi opera nelle aree di scivolamento e di instabilità dei terreni e nelle aree di sistemazione idrogeologica (P4-R4,Zona Rossa).
Molte sono le criticità denunciate relative al dissesto idrogeologico ed in particolar modo in zone demaniali idriche ad elevato rischio idrogeologico, (P4, R4, Zone Rosse) sarebbe opportuno che gli enti comunali si iniziassero a prendere sul serio un problematica come il dissesto idrogeologico, operando con prevenzione e coinvolgendo tecnici specializzati, ma soprattutto applicando norme e regolamenti già esistenti (come nel caso del Regio Decreto 523/04) da oltre un secolo. 04 dicembre 2022– salvatorecaccaviello.