Don Dolindo Ruotolo, l’atto di abbandono a Dio che porta pace

31 dicembre 2022 | 19:58
Share0

Don Dolindo Ruotolo, l’atto di abbandono a Dio che porta pace Don Dolindo Ruotolo (1882-1970) è stato un sacerdote napoletano del Millenovecento. Il suo nome è legato alle moltissime prove e tribolazioni che ha dovuto affrontare nel corso del suo esistere pur di raggiungere il cuore del Cristo.

Figlio di una famiglia della buona borghesia napoletana, visse la povertà e tante altre difficoltà, ma nulla gli impedì di vivere una fede sentita ed autentica alla sequela del Padre celeste.

Membro della Congregazione della Missione che ha come fondatore San Vincenzo de Paoli, viene ordinato sacerdote il 24 giugno 1905.

Viste le buone propensioni intellettuali, da subito, è indirizzato all’insegnamento della teologia e di altre materie affini.

Per una serie di vicissitudini si ascrisse al clero diocesano prendendo dimora ed apostolato presso la rettoria di San Giuseppe dei Nudi a Napoli.

Fu un autore molto prolifico: dal Commento alla Sacra Scrittura in trentatré volumi, a molte altre opere a carattere devozionale o ascetico.

Terziario francescano visse povero, umile, casto.

Chi lo ha conosciuto lo ricorda come l’uomo della mitezza e della preghiera.

Innamorato della Madonna ne divulgò la devozione con la parola e gli Scritti, tra cui alcuni dedicati alla preghiera del Santo Rosario, preghiera da lui particolarmente amata.

Oltre a ciò la sua spiritualità si contraddistingue per una forte amore al Cuore di Gesù ed uno speciale affidamento alla sua intercessione. Di particolare spessore è la preghiera scritta dal sacerdote e chiamata Atto di abbandono.

Composta dopo una serie di vicende dolorose che toccarono la sua vita religiosa ed umana, rappresenta il frutto della propria ascesi mistica.

Essa mette nella mani del Padre, le tribolazioni della vita e quanto altro di doloroso, trasformandolo in un momento di serenità, in quanto affidato alla potente mano del Padre.

Leggendo tali parole si resta ammirati dallo spirito che ha infiammato il presbitero, che spirò in quel lontano 19 novembre 1970, lasciando il ricordo della sua vita deposta ai piedi della Croce.

Il corpo di don Dolindo, com’era chiamato dai fedeli, riposa nella chiesa di San Giuseppe dei vecchi a Napoli, dove aspetta i molti volti che si rivolgono alla sua intercessione per una preghiera di speranza e fiducia nell’avvenire. E’ in corso il processo di beatificazione.

Proponiamo il testo de l’Atto di abbandono:

“Gesù alle anime: Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l’effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose.

Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi, e cambiare così l’agitazione in preghiera.

Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell’anima, stornare il pensiero dalla tribolazione, e rimettersi a me perché io solo vi faccia trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, nell’altra riva.

Quello che vi sconvolge e vi fa un male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo ed il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.

Quante cose io opero quando l’anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a me, mi guarda, e dicendomi: “pensaci tu”, chiude gli occhi e riposa!

Avete poche grazie quando vi assillate per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a me.

Voi nel dolore pregate perché io operi, ma perché io operi come voi credete… Non vi rivolgete a me, ma volete voi che io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma, che gliela suggeriscono.

Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater:

“Sia santificato il tuo nome”, cioè sii glorificato in questa mia necessità;

“venga il tuo regno”, cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo;

“sia fatta la tua volontà”,ossia PENSACI TU.

Se mi dite davvero: “sia fatta la tua volontà”, che è lo stesso che dire: “pensaci tu”, io intervengo con tutta la mia onnipotenza, e risolvo le situazioni più chiuse.

Ecco, tu vedi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: “Sia fatta la tua volontà, pensaci tu”. Ti dico che io ci penso, che intervengo come medico, e compio anche un miracolo quando occorre. Tu vedi che l’infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e di’: “Pensaci tu”. Ti dico che io ci penso.

E’ contro l’abbandono la preoccupazione, l’agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto. E’ come la confusione che portano i fanciulli, che pretendono che la mamma pensi alle loro necessità, e vogliono pensarci essi, intralciando con le loro idee e le loro fisime infantili il suo lavoro.

Ci penso solo quando chiudete gli occhi. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, confidando solo negli uomini. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare, e vi abbandonate così alle forze umane, o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E’ questo che intralcia le mie parole e le mie vedute.

Oh, come io desidero da voi questo abbandono per beneficarvi, e come mi accoro nel vedervi agitati! Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda delle iniziative umane. Confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto.

Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono in me, e del nessuno pensiero di voi; io spargo tesori di grazie quando voi siete nella piena povertà! Se avete vostre risorse, anche in poco, o, se le cercate, siete nel campo naturale, e seguite quindi il percorso naturale delle cose, che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi. Opera divinamente chi si abbandona a Dio.

Quando vedi che le cose si complicano, di’ con gli occhi dell’anima chiusi: “Gesù, pensaci tu”.

E distràiti, perché la tua mente è acuta… e per te è difficile vedere il male.

Confida in me spesso, distraendoti da te stesso. Fa’ così per tutte le tue necessità. Fate così tutti, e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore. Io ci penserò ve lo assicuro. Pregate sempre con questa disposizione di abbandono, e ne avrete grande pace e grande frutto, anche quando io vi faccio la grazia dell’immolazione di riparazione e di amore che impone la sofferenza. Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e di’ con tutta l’anima: “Gesù pensaci tu”. Non temere ci penso io. E tu benedirai il mio nome umiliandoti.

Mille preghiere non valgono un atto solo di fiducioso abbandono: ricordatelo bene. Non c’è novena più efficace di questa: O Gesù m’abbandono in Te, pensaci tu!”