Giorgia Meloni difende al manovra e dice no al Mes: “Firmo col mio sangue”
La premier ammette e anzi “rivendica” le “frizioni” con la Francia sui migranti, ribadisce il pieno sostegno all’Ucraina e chiede un Patto Ue che sia “meno di stabilità e più di crescita”.
Giorgia Meloni dice no all’uso del Mes (ma sulla ratifica deciderà il Parlamento), ammette e anzi “rivendica” le “frizioni” con la Francia sui migranti, ribadisce il pieno sostegno all’Ucraina, chiede un Patto Ue che sia “meno di stabilità e più di crescita”.
La presidente del Consiglio è volata in l’Iraq dove porterà il saluto ai militari italiani, ma prima ha affrontato una giornata densa di impegni: gli auguri di Natale ai suoi parlamentari e ai dipendenti di Palazzo Chigi, l’intervento alla XV Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori alla Farnesina, la prima intervista televisiva da premier nel salotto di Bruno Vespa.
Del Mes, il fondo salva-stati, la Meloni parla proprio a Rai1 e senza mezzi termini assicura: “Finché io conto qualcosa l’Italia non accederà al Mes, lo posso firmare col sangue”. Per quanto riguarda la ratifica, però, è più cauta, anche perché se l’Italia dicesse no sarebbe isolata in Europa. La premier ammette che c’è un problema dovuto proprio al fatto che “se siamo gli unici che non approvano la riforma blocchiamo anche gli altri…”, ma sostiene che la ratifica “non è un grande tema”. Il problema, per lei, è che lo strumento è “troppo poco utile”, tanto è vero che “non lo ha mai utilizzato nessuno”. Per questo, ha annunciato, “voglio parlare con il direttore del Mes per capire se c’è un modo per farlo diventare utile”.
Sui migranti, la presidente del Consiglio non smorza minimamente i toni con la Francia, dopo le tensioni tra Parigi e Roma sulle navi Ong. Anzi. Effettivamente, sottolinea, c’è stata una “frizione” che però “rivendico” perché la reazione transalpina è stata “molto risentita” e ha rivelato quello che era un “tacito accordo” e cioè che l’Italia dovesse essere “l’unico porto di approdo” in Europa. E invece il governo, dopo aver ottenuto dalla Commissione Ue di indicare la rotta del Mediterraneo centrale come una “priorità”, vuole proseguire con la linea dura.
Meloni ribadisce anche la collocazione nell’Occidente, è “il nostro campo da gioco”, “senza l’Italia non ci sarebbe”. Dunque pieno sostegno a Kiev, dove vorrebbe andare nei primi mesi del prossimo anno: “L’Italia ha fatto quel che doveva fare e continuerà a fare quel che deve fare” per l’Ucraina perché “non basta dichiarare la pace per ottenerla”. Quel che il conflitto ha mostrato, per la premier, è che l’Europa e l’Italia in passato hanno sbagliato le scelte strategiche e oggi emerge chiaramente la “nostra dipendenza energetica dalla Russia ma anche l’eccessiva dipendenza nella sicurezza dagli Usa”. Per questo occorre, nel primo caso, diversificare le fonti di approvvigionamento e, nel secondo, agire come attori forti in politica estera. E quindi “la spesa militare è necessaria per difendere gli interessi nazionali” perché “se chiedi a qualcun’ altro di farlo non lo fa gratis” e “devi essere più possibile autonomo”.
Giorgia Meloni ha anche difeso, prima davanti agli eletti di FdI e poi in tv, i primi passi dell’esecutivo di centrodestra, promesso una riforma del reddito di cittadinanza perché lo Stato non può “pagare” chi aspetta “il lavoro dei sogni”. Il messaggio che intanto deve passare è che “lavori dignitosi ci sono e si trovano” e, appunto, non si può rimanere a casa a spese dello Stato ad aspettare il “lavoro dei sogni”. Lei stessa, ricorda, voleva fare l’interprete e invece si è trovata a fare anche “la cameriera”. Ora quei posti spesso restano scoperti proprio perché manca la “volontà” e le imprese devono cercare manodopera attraverso i decreti flussi, che andranno rivisti insieme a tutta la materia dell’immigrazione, perché si fanno “a valle e non a monte”, cioè “prima li facciamo entrare”. C’è un’Italia però che “vuole combattere con noi, che non vuole più essere l’eterna Cenerentola” dice la premier, assicurando che l’unica cosa che teme davvero non sono tanto le contestazioni, il conflitto, le piazze, quanto di “deludere”.