Giornata mondiale dei diritti umani: il profumo della libertà
Dobbiamo creare le premesse per lo sviluppo dell’eguaglianza, nel rispetto della differenza. E sostenere con coraggio tutti coloro che si battono contro regimi feroci e totalitari.
Ogni anno , il 10 dicembre , si celebra in tutto il mondo la Giornatamondiale dei diritti umani. Un evento importante , che non conosce confini nazionali. La Giornata Mondiale dei Diritti Umani viene osservata fin dal 1950 , per ricordare quando , il 10 dicembre 1948 , l’Assemblea Generale dell’Onu adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Un documento epocale disponibile in oltre 500 lingue , che dichiara i diritti inalineabili che tutti possiedono in quanto essere umani, senza alcuna distinzione di razza , colore , religione , sesso , lingua , origine , nascita e opinione. Quei diritti che permettono a ciascuno di noi di respirare il profumo della libertà. Libertà di pensare, di esprimere le proprie opinioni, di scriverle, di associarsi. Libertà di amare chi vogliamo. Libertà di vivere e morire con dignità. Libertà di stampa. Diritti sociali, che sono strettamente connessi a quelli civili. Diritto al lavoro, all’educazione, alla salute, ad una vita dignitosa. Dobbiamo creare le premesse dello sviluppo dell’eguaglianza dei diritti nel rispetto della differenza, della diversità. Un tema tanto caro alle donne insieme all’autodeterminazione. In questo momento in cui negli Stati Uniti si approva la legge sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, in Europa si affronta la questione del salario minimo e dei diritti sociali, in Francia e Portogallo si procede nel percorso per una legge sul fine vita, anche l’Italia deve avanzare sul fronte dell’ampliamento dei diritti.
La giustizia fiscale non è una battaglia tecnica: è cruciale per far progredire i diritti umani
“Tollerare l’elusione e l’ottimizzazione fiscale da parte delle multinazionali più ricche, privando gli Stati di risorse aggiuntive, è un attacco diretto ai diritti umani. Senza questi fondi è impossibile ripristinare i sistemi sanitari”.
Mentre il mondo commemora la “Giornata Internazionale dei Diritti Umani” il 10 dicembre, è chiaro che l’ipocrisia e il cinismo rimangono all’ordine del giorno, in particolare da parte dei Paesi ricchi, che si occupano a parole della questione e allo stesso tempo contribuiscono con le loro azioni a negare i diritti umani fondamentali alla maggioranza della popolazione. Lontano dai titoli dei giornali, una notizia recente mette in evidenza il doppio discorso delle grandi potenze: la riforma della tassazione delle multinazionali. Dopo due anni di negoziati, un accordo è stato adottato all’inizio di ottobre, con l’introduzione di una tassa globale sui profitti delle imprese come misura chiave. L’obiettivo? Porre fine alla devastante concorrenza tra gli Stati in termini di tassazione delle imprese, che provoca un’emorragia di risorse a scapito del finanziamento di diritti come l’accesso all’acqua, alla salute, all’istruzione o ai vaccini. Almeno 483 miliardi di dollari di entrate fiscali vengono persi ogni anno a causa di abusi fiscali da parte di multinazionali e individui ricchi. Questo sarebbe sufficiente a coprire più di tre volte il costo di un regime completo di vaccino Covid-19 per l’intera popolazione mondiale. Il mondo continuerà ad essere privato di questi fondi. I negoziati organizzati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Ocse, senza ascoltare veramente i Paesi a basso reddito, hanno portato solo ad un accordo per l’introduzione di una tassa globale effettiva minima del 15% sulle multinazionali. Continuare a tollerare l’elusione e l’ottimizzazione fiscale da parte delle multinazionali più ricche, e di conseguenza privare gli Stati di risorse aggiuntive, è un attacco diretto ai diritti umani. Senza questi fondi, è impossibile ripristinare i sistemi sanitari che hanno combattuto eroicamente contro il virus -migliaia di medici e infermieri hanno perso la vita- nonostante le loro scarse risorse, che sono costantemente sotto attacco da programmi di austerità. È anche impossibile dare un futuro a tutti i bambini rimasti fuori dalla scuola durante la pandemia -il 99% dei bambini in America Latina, per esempio, sono rimasti fuori dalla scuola per un anno intero, e si stima che 3,1 milioni di loro rimarranno fuori dalla scuola per sempre-.
Senza fondi supplementari, è anche impossibile finanziare le infrastrutture, fornendo l’accesso all’acqua o ai servizi igienici, o agli asili nido e ai manicomi, continuando ad aumentare il carico di lavoro delle donne, che sono le prime vittime della pandemia. Infine, è impossibile affrontare l’emergenza climatica, quando l’aumento dei disastri naturali sta privando intere popolazioni di riparo e cibo. È esasperante notare che i leader dei Paesi ricchi non abbiano ancora la misura delle crisi che stiamo attraversando. Ma un mondo migliore è possibile, grazie a un crescente movimento di persone in tutto il mondo che stanno sfidando i governi a far pagare alle multinazionali e ai super-ricchi la loro giusta quota. Ogni Paese può, se vuole, adottare unilateralmente un’aliquota molto più ambiziosa per le multinazionali, a cominciare dagli europei. L’effetto a catena su altri Paesi sarà inevitabile. Sia detto: la giustizia fiscale non è una battaglia tecnica, è uno strumento cruciale per far progredire i diritti umani. Per tanto tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri. Così recita il primo articolo della Dichiarazione. Credo sia arrivato il momento, tutti insieme, di trasformare queste parole in atti concreti: urge edificare ponti funzionali ad abbattere ogni barriera fisica e sociale.