Lutto nel mondo del giornalismo per la prematura morte di Cristina Vercillo

28 dicembre 2022 | 09:32
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Lutto nel mondo del giornalismo per la prematura morte di Cristina Vercillo

E’ morta ieri sera, a Cosenza, la giornalista Cristina Vercillo, caporedattrice centrale del Quotidiano del Sud. Aveva 59 anni e arrivò al giornale quando ancora si chiamava il Quotidiano della Calabria, nel 1995.

Nata a Cosenza il 15 giugno 1963, Maria Cristina Vercillo era giornalista professionista iscritta all’Ordine della Calabria dal 14 marzo 2000. Ha affrontato una lunga malattia che l’ha segnata nel corpo senza mai riuscire a piegare il suo spirito combattivo.

Oggi il mondo del giornalismo è in lutto. Sono tanti i colleghi che ne tracciano il profilo di grande professionalità e spirito di sacrificio, passione e abnegazione per un lavoro che amava profondamente. Tra tutti il ricordo di Lucia Serino, avvocato, giornalista e responsabile stampa del Ravello Festival, che con la Vercillo ha collaborato molti anni e condiviso una grande amicizia, affidato al suo profilo social nella tarda serata di ieri:

Cristina bella, Cristina amata, Cristina sorella di banco di una redazione nata in una stanzetta a Castrolibero e diventata gigante grazie al lavoro, anzi alla fatica, mia e tua. Mia e tua, Cristina. Eravamo troppi per pochi tavoli e pochi computer e così ci scegliemmo, io e te, in due per uno stesso computer, pagine e pagine da fare, il nazionale, mi misero al nazionale perché venivo dalla Campania e della Calabria sapevo poco. Era il 1995, tangentopoli mi aveva spinto più a sud e tu, brillantemente laureata in lettere e al conservatorio, ti eri messa in testa di fare la giornalista. Arrivasti al Quotidiano che non sapevi fare ancora molto, guardavi quello che facevo io, ma in pochissimo tempo, stesso tavolo stesso computer, cominciammo a dividere lavoro e panini. Il peso del giornale sulle nostre spalle, timoni, foliazione, collaboratori, titoli, pubblicità, quintalate di carta da riempire. Le prime ad arrivare, le ultime ad uscire. Avevi un carattere particolare, sensibile dicevano tutti, sensibile al punto di piangere anche per uno sgarbo, un equivoco, una parola fuori posto. Ma io ero la tua gioia, le tue risate, svago e divertimento. Nel bel mezzo di una crisi ti parlavo di qualche mio fidanzato, tu riservatissima e sola, cominciavi a ridere, col volto ancora umido, e allora io inventavo storie, talmente esagerate che forse neppure tu ci credevi però ti divertivano. Era il nostro modo per affrontare ore e ore di lavoro al desk del giornale. Una follia. Come abbiamo fatto! Tu generosissima con tutti, anche troppo. Per me una sicurezza, consegne perfette nei giorni di corta, speciali da impacchettare all’ultimo momento, decine di comunicati da sintetizzare, centinaia di pezzi da leggere, pagine da correggere, prime pagine da sfornare. Io ti raccontavo tutto di me, tra un titolo e uno smadonnamento, tu niente, io chiedevo chiedevo, indagavo, ti sfottevo e pensavo che magari non avessi nulla da raccontare, invece era solo un mondo a noi tutti sconosciuto quello nel quale ti sentivi a tuo agio. Anche il dolore era un fatto tuo privato. il mio no. Senza di te non l’avrei retto in certi momenti. C’eri tu nel giorno più drammatico accanto a me, c’eri tu a riportarmi a casa, vigile e premurosa. E c’eri ancora tu, un 13 dicembre a corso Telesio ad accompagnarmi al matrimonio come fossi mio padre. Se sono stata il caporedattore del giornale lo devo a te, al tuo silenzioso starmi accanto. come tutti i grandi rapporti quando sono partita ci siamo silenziate. come quando si interrompe un grande amore, meglio congelarlo nel ricordo, intatto, eterno. Abbiamo vissuto la separatezza come un tradimento. In fondo lo è stato. Cristina bella, Cristina cara, sono veramente disperata. giustificavi tutti, io mordevo e tu lenivi, io sbuffavo e tu rimediavi, io gridavo e tu spiegavi. Eravamo due in una. E mi sei rimasta dentro quando ci siamo scollate. sono convinta che la stessa cosa sia stata per te. Eravamo sintetizzate. addio amica e collega mia carissima, alta, magra, elegante, colta. Una gran signora Cristina Vercillo. Aveva 59 anni ed è morta poco fa.