Perugia. Ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia. “Dialogo tra superficie piana e inediti volumi geometrici” con opere di Antonio Persichini e Achille Quadrini.

10 gennaio 2023 | 20:22
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Perugia. Ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia. “Dialogo tra superficie piana e inediti volumi geometrici” con opere di Antonio Persichini e Achille Quadrini.
Perugia. Ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia. “Dialogo tra superficie piana e inediti volumi geometrici” con opere di Antonio Persichini e Achille Quadrini.
Perugia. Ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia. “Dialogo tra superficie piana e inediti volumi geometrici” con opere di Antonio Persichini e Achille Quadrini.
Perugia. Ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia. “Dialogo tra superficie piana e inediti volumi geometrici” con opere di Antonio Persichini e Achille Quadrini.

Segnalazione di Maurizio Vitiello – “Dialogo fra superficie piana e inediti volumi geometrici” con opere di Antonio Persichini e Achille Quadrini, a cura di Pippo Cosenza, all’ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia di Perugia. 

Dalle ore 17,00 di sabato 7 gennaio 2023 a Perugia, presso la ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia con il patrocinio del Comune di Perugia, Spazio 121 Arte è stata inaugurata la mostra “Dialogo fra superficie piana e inediti volumi geometrici”, di Antonio Persichini e Achille Quadrini, a cura di Pippo Cosenza.

La mostra sarà visitabile fino al 15 gennaio 2023.

Su Achille Quadrini

Un manufatto, una immagine, ma anche un pezzo di ferro, un chiodo storto e rugginoso, una scheggia, un truciolo, un pezzo di fune, una scatola di latta vuota, qualsivoglia oggetto può, quindi, parlare e diventare un segno o un’idea per chi ha la giusta chiave di lettura, per chi sa fondare e potenziare un linguaggio a lui consono che porti un oggetto o una figurazione dentro la sua sfera sensibile come forma simbolica.

L’oggetto è stato un elemento importantissimo nella riflessione estetica e nella creazione artistica del ’900.

Nella società occidentale, la commercializzazione di manufatti industriali prodotti serialmente condiziona la vita dell’uomo come mai in precedenza nessun tipo di produzione artigianale.

La presenza nella quotidianità di una moltitudine di “cose” e di “attrezzi” ha influenzato molti movimenti artistici a partire dalle avanguardie storiche.

L’oggetto propriamente detto, a seguito dell’impiego di materiali artificiali come semplici elementi sostitutivi di forma e colore nei papier collé cubisti e nei collage dada, entra ufficialmente nel mondo artistico, come parte di accumuli eterogenei, negli assemblage.

L’apporto più importante in questo settore è quello di Marcel Duchamp, al quale si deve la formulazione della teoria del ready-made: un oggetto comune, isolato dal contesto, privato di funzionalità, firmato e datato, esposto in una mostra viene elevato ad opera d’arte per scelta dell’artista.

In questa mostra è Achille Quadrini che attraverso gli “Ares” concretizza delle forme simboliche, con le piastre dei ferri da stiro che assemblati in varie combinazioni diventano segni per sviluppare nello spazio inedite e seducenti strutture visuali.

I totem di Quadrini sono realizzazioni oggettuali che scaturiscono da una riflessione intellettuale sul ruolo dell’artista e dell’opera artistica nel mondo contemporaneo e comportano come in questo caso un approccio umoristico e dissacratore ma con la necessità di includere preoccupazioni estetiche e di stile e di gusto.

Più che “oggetti trovati” (che consiste nel considerare opera d’arte qualsiasi cosa rinvenuta per strada), sono oggetti cercati con attenzione e acquisiti anche in abbondante quantità, che diventano degli assemblaggi, che richiedono a chi li accosti un lavoro di ricognizione, di abbandono e insieme di costruzione, fino a giungere a quella ‘semplice immagine poetica’ che non è l’oggetto, ma il modo di usare la realtà, sulla traccia dell’oggetto proposto e sottolineare poi quanto l’autore sia legato alle sue creazioni da un forte sentimento di tenerezza, di attenzione compositiva e di comunicazione sentimentale in totale contrapposizione alla prassi duchampiana e al  suo concetto asettico di ready-made.

L’ironia e l’affetto sono infine i due temi che caratterizzano questa parte della produzione di Achille e la rendono allo stesso tempo giocosa e provocante.

Il ferro da stiro nell’arte è  una delle opere simbolo dell’avanguardia storica e dell’intero movimento Dada. Nel 1921 l’artista americano Man Ray realizza “Cadeau” con un ferro da stiro e 14 chiodi, l’azione creativa di Man Ray è limitata all’apposizione dei chiodi sulla superficie dell’oggetto di uso domestico realizzando, a differenza di quanto avviene nel ready-made, un opera in cui è messa in atto un’attenzione compositiva.

Marcel Duchamp firma, data ed espone oggetti di uso comune, elevati ad opere d’arte solo grazie alla sua volontà. Achille al contrario accosta arnesi e congegni sottratti da diversi ambiti per creare strani manufatti. L’affiancamento segue quindi le regole razionali della logica e le libere associazioni dell’analogia e l’immaginazione coniuga ciò che la ragione vorrebbe inconciliabile.

L’attenzione compositiva di Quadrini, come si desume, mette in evidenza tutti i tratti principali della sua proposta in campo oggettuale e i suoi “Totem” offrono modalità differenti per concepire l’atto creativo e per guardare al reale.

Paesaggi senza meta

In un periodo di silenzi artistici, legati alla situazione esistenziale determinata dal distanziamento sociale, il distacco e la discrezione visiva meritano apprezzamento, specie se connessi alla ricerca intensa del linguaggio.

Persichini intrecciando gesto e razionalità geometrica rende palese il processo di innesto che, in arte, si attua tra realtà e pensiero.

Un continuo dualismo che spiega l’azione dello spirito sulla materia.

Due sostanze che sono in continua interazione, pur rimanendo separate.

La conseguenza di tale equilibrio, che è anche distanza, così da non assumere una posizione a favore dell’uno o dell’altra, comporta un’apparente indifferenza nell’accettare le forme e i segni come sono.

Un’indifferenza che è libertà, perché il dipinto non ha bisogno di nulla, né di desiderare nulla, ha valore in sé, senza proiezioni emotive, discorsi ideologici e politici.

Prova cosa la pittura può fare, senza l’immissione d’intenzioni esterne.

Un metodo di identificazione che si basa sul possesso del linguaggio fatto di idee e di consapevole abilità.

Una pittura astratta quella di Persichini che si connota per le sue componenti spirituali e metafisiche così da ottenere composizioni grafiche di linee e di superfici che producono effetti dinamici.

Sono sinfonie visive che spostando, ingrandendo combinando e muovendo forme pure cariche d’intensità cromatica arrivano a produrre ritmi ottici e grafici dalle connotazioni non oggettive; una superfice in cui le forme dipinte si muovono, rimanendo connesse all’universo del dipingere.

E’ un’ipotesi di paesaggio aperto tra i diversi linguaggi del pensare e del creare che ha permesso l’espansione di un immaginario illimitato composto da numerose parti complementari.

Il paesaggio tende all’astrazione diventa segno, macchia, linea.

Prevale un disegno elegante, ma rastremato, essenziale e insieme manierato ed elegante.

Si tratta di Persichini astrattista, se così si può dire, che tende a Paul Klee, lo deruba e ne sviluppa le arguzie visive.

Una pittura tonale che descrive e racconta attraverso il segno pittorico.

Si crea così un campo in cui l’arte tradizionale, fatta di cose e immagini, lascia il terreno, totalmente immateriale, alla relazione piscologica e fisica delle persone: una ricerca visuale che non produce tracce, care al mercato, ma solo stimoli a pensare e a partecipare.